Winnie Puh, classico meraviglioso
Il libro di oggi non è una novità editoriale eppure non mancherà nell’aggiornamento editoriale.
Il libro di oggi è un super classico, uno di quelli che tutti hanno sentito nominare ma di quelli che in realtà chissà in quanti conoscono.
In realtà è assai più probabile che ri-conosciate il personaggio di questo libro piuttosto che IL libro.
Si tratta di Winnie Puh di Alan Alexander Milne scritto quasi un secolo fa ed oggi edito in una nuova edizione Salani con una traduzione bellissima di Luigi Spagnol e le illustrazioni originali di E. H. Shepard.
La traduzione di un libro è sempre importantissima, a lei dobbiamo quanto e come il libro è leggibile. Ma quando si tratta della traduzione di un libro come Winnie Puh, così carico di onomatopee, errori grafici e ortografici, lessico familiare, la scelta della lingua e delle parole diventa ancor più fondamentale. Avrete senz’altro notato come è scritto il titolo del libro, il nome dell’orso Puh non è scritto come siamo abituati a vederlo da decenni ma è lo stesso Spagnol, nella più che opportuna nota alla traduzione, a spiegarci il motivo di tale scelta: ed è così che veniamo a sapere che di Puh non ce n’è uno solo, prima di Winnie c’è stato, nella raccolta di poesie When we where very young, un cigno chiamato Pooh nell’originale e che rimava con le mucche che fanno, nell’originale Moo. E’ così che in un passaggio filologicamente assai interessante del nome dal cigno all’orso Winnie Pooh diventa Puh per poter rimare con Muu che è il verso delle mucche in italiano!
Colpiscono poi, a livello di scelta linguistica e di traduzione, i tantissimi vocaboli che iniziano con la maiuscola come se costituissero oggetti a se stanti, persino quando si tratta di aggettivi!

Ma veniamo al testo, alla sua costruzione narrativa. Le storie dell’orso Puh e dei suoi amici Porcelletto, Isaia, Gufo e tutti gli altri, tutte raccontate in singoli capitoli apparentemente quasi autoconclusi, si inseriscono in un gioco di cornice narrativa in cui non solo si inserisce il narratore, che è, o almeno così sembra, il papà di Christopher Robin, ma anche il narratore “vero” ovvero l’autore implicito, il Milne che ci vuole dire che è lì a raccontarci le storie di Puh.
Ma veramente la fine della storia è questa e io sono molto stanco dopo quell’ultima frase, per cui penso che mi fermerò qui.
Questa la conclusione incredibile del penultimo capitolo. Chi sta parlando? Non credo il narratore “a voce” della cornice narrativa, qui sta parlando lo scrittore stanco di un periodo sintattico che dura da….22 righe!!!!
Ed è sempre lui che intitola il successivo, decimo ed ultimo capitolo “Nel quale Christopher Robin dà una Festa per Puh e noi ci salutiamo”. Noi chi? Noi lettori reali con lui, l’autore implicito!
Insomma, forse di Winnie Puh e delle sue avventure al limite del nonsense (magnifica quella della scoperta del Palo Nord), non vi ho aiutato a capire un bel niente, ma posso assicurarvi che su questo libro libro si potrebbe tenere un intero corso di narratologia con una focalizzazione particolare dedicata ai personaggi!!

Ed in effetti su questi personaggi, metà di pezza (quelli per autodefinizione ed autoconsapevolezza senza cervello, come Puh) e metà reali (dotati di cervello ma bisogna vedere quanto e come usato) ci sarebbe moltissimo da dire basti pensare alla costruzione, al limite dell’esilarante, di Isaia l’asino depresso che al grido di Puh per il suo complenno “Cento di questi giorni Isaia!” risponde “Grazie, Puh, speriamo di No”.
Come queste creature di pezza e cuore siano diventate quelle stereotipate fino all’inverosimile dalla Disney vorrebbe dirsi farsi domande serie ed importanti sul potere del marketing che qui farò finta di non pormi e di non porvi. Mi limiterò tuttavia ad auspicare fortemente che i bambini incontrino i VERI personaggi, che possano identificarsi con Christopher Robin e con il suo mondo fantastico e illogicamente ferreo come solo i mondi dei giochi possono essere, che possano risuonare alle loro orecchie i suoni di questa lingua che è una lingua familiare, amorevole, quella che solo in una casa si può parlare. Con Winnie Puh sarete a casa, vi sentirete a casa!
E allora questo Orso, Orso Puh, Winnie Puh, A. P. (Amico di Porcelletto), C. C. (Compagno di Coniglio), S. P. (Scopritore di Pali), C.I. e R.C. (Consolatore di Isaia e Ritrovatore di Code), insomma: Puh, disse una cosa tanto intelligente che Christopher Robin poté solo rimanere a bocca aperta e occhi strabuzzati, e domandarsi se quello era proprio l’Orso di Pochissimo Cervello che aveva conosciuto e a cui aveva voluto bene per tanto tempo.
