Di qui non si passa!

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Di qui non si passa”

“Di qui non si passa”

Ecco il mio libro in cartella di oggi. “In cartella” per modo di dire, dato che siamo in modalità Didattica A Distanza e già da qualche settimana non si va a scuola.

Scegliere che libro proporre in questa situazione non è stato facile.

Ultimamente in classe stiamo leggendo molto e un po’ di tutto. E anche nella classe “virtuale”, nella nostra Classroom, non abbiamo certo smesso.
Abbiamo letto le favole classiche di Fedro ed Esopo per approfondire il genere “favola” come declinazione del testo narrativo fantastico.
Poi la lettura individuale; silenziosa, quotidiana (abbiamo infatti continuato con il Progetto “Lasciami leggere” anche a casa. Una buona prassi che aiuta a non smarrirsi in questo periodo difficile in cui le certezze vengono meno. Ciascuno può leggere ciò che preferisce. Ogni giorno. Alla stessa ora. È il nostro tacito appuntamento quotidiano).
Qualcuno sinceramente ha ammesso che qualche volta non ce la fa a mantener fede all’impegno preso. Qualcun altro ne ha approfittato per leggere un po’ di più.
Poi di tanto in tanto, ci raccontiamo come procedono le nostre letture e condividiamo commenti e consigli di lettura.
Infine è ormai immancabile, per i miei alunni, la lettura assieme in classe di un albo illustrato da me proposto. E questa settimana ho scelto “Di qui non si passa”.

Di qui non si passa

È un libro nato per narrare con leggerezza (che nulla ha a che fare con superficialità!) il meccanismo che soggiace a ogni dittatura.
Ho scelto di azzardare e leggere questo libro anche a distanza per molteplici ragioni. Innanzitutto volevo un libro serio ma leggero. Divertente ma che desse qualche spunto per riflettere. Doveva esser affine alla mia capacità e alla difficoltà di leggere ad alta voce attraverso uno schermo. Doveva catturare la loro attenzione. Sfidare i problemi di connessione, i microfoni accesi, le telecamere spente.

Doveva avere l’effetto che ha… una palla quando rimbalza!

Questo libro convoglia in sé tutte le mie esigenti richieste.

In questi giorni facevo un po’ fatica a “mantenere l’ordine”… Così mi sono detta: “Perché non provocare un po’?!?”.  

Così ho fatto.

E la lettura, la buona lettura, non delude mai.
Ho sperimentato la modalità di lettura ad alta voce in contesto DAD, durante l’ora virtuale di Educazione Civica, a proposito di regole, diritti e doveri.
Proprio in questo specifico contesto da qualche giorno mi frullavano in testa alcune domande. Non pretendevo di trovare risposte, ma non potevo esimermi dall’interrogarmi e dall’interrogare i miei alunni, facendoli riflettere un po’.

Quando le regole vanno rispettate?
Quando è giusto far sentire la propria voce?
Quando il cambiamento è rivoluzionario in senso positivo?
Quando si segue la massa?
Quando le regole vengono imposte?
Quando le regole vengono condivise?
Quando e soprattutto perché talvolta le regole pur essendo condivise vengono infrante?
 

I bambini e le regole

Alcuni bambini rispettano le regole, sempre o quasi. Sono molto educati e ascoltano, prendono in considerazione gli altri oltre a se stessi.
Quanto in tutto ciò incide l’educazione, quanto la società?
Perché con alcuni adulti di riferimento le regole vengono rispettate mentre con altri no?

Capita di spiegare che la DAD sia “didattica”, a casa come a scuola, e che ci sono delle regole che vanno rispettate. La classe è virtuale, ma è comunque una classe: siamo comunque presenti anche se attraverso un monitor e ognuno a casa propria (o dei nonni). Ecco allora alcune semplici regole per stare bene insieme: dal rispetto degli orari al rispetto del turno di parola; dall’attivare la telecamera per valorizzare la presenza al disattivare il microfono per non disturbare; dall’ascoltare le indicazioni dell’insegnante all’uso della chat.

Semplici regole di civile convivenza digitale.

Eppure c’è chi le regole non le rispetta. Perché? Quali meccanismi regolano l’agire umano? La voglia di trasgredire? L’incapacità di controllare l’istinto? La sicurezza di sentirsi in un luogo protetto o distante?
Per scelta ho deciso di non disattivare io i microfoni quando durante la lezione un mio alunno interviene senza motivo, a volte anche solo per fare una battuta. Credo ciascuno possa e debba capire quanto dipende dalle proprie azioni e sia responsabile di esse e delle conseguenze che ne derivano. Sarebbe più semplice regolare tutto dall’alto, ma non sarebbe educativo, non avrebbe senso. La consapevolezza nel processo di apprendimento e di crescita della persona è per me indispensabile.

Veniamo allora alla lettura vera e propria.

Ovviamente, prima di leggere, ai bambini non ho anticipato nulla delle mie riflessioni. H o semplicemente letto. E l’ho fatto, come in classe, mostrando il libro (che questa volta ho preso dalla biblioteca scolastica… ed è stato regalato alla scuola da Silvia e Martino grazie al progetto #ioleggoperchè).

Leggere qualsiasi albo illustrato (e questo in particolare) senza condividerne le pagine annullerebbe l’effetto sincrono della lettura dell’albo, ossia il piacere di leggere in doppio canale, iconico e verbale, dove immagini e parole si completano a vicenda.
L’uso che, gli autori di questo libro, fanno della parola attraverso il fumetto è un valore aggiunto al testo. E poi i numerosi personaggi, tutti singolarmente caratterizzati. Potente la grafica in questo libro. E l’impaginazione. L’uso degli spazi e del bianco, danno significato, forza e valore alla storia.

Un Generale, pluristellato e medagliato, intende essere il protagonista della storia. Di questa storia. Pertanto “ordina”: «Di qui non si passa!», con l’imposizione di lasciare bianca la pagina per potervi entrare quando vuole. E a tale scopo mette un suo soldato di guardia alla pagina.
Tuttavia le cose non filano lisce come previsto e presto la folla insorge.

Il libro è così ricco di personaggi che ognuno può ritrovare un sé e identificarsi.

Le illustrazioni sono semplici, quasi intrise di stile infantile. Tanto che uno dei miei alunni, vedendole, ha detto: “Che strani disegni, sembrano un disegno normale fatto da me con i pennarelli, non il disegno di un libro… beh vabbè si è capito cosa intendevo no?
E un altro ha aggiunto “Io ce l’avevo da piccolo e mi divertivo a riprodurre i personaggi
L’uso dei colori è variegato e il bianco esalta tutti i colori.
Il libro è formato medio, copertina cartonata.

Leggo il titolo, gli autori, la casa editrice e volto pagina.

Inizio a leggere il nome di ciascun personaggio.

Continuo…  

Di qui non si passa!
A partire da adesso!
È un ordine!
Fai la guardia!

(Tutti imperativi, rafforzati dal punto esclamativo oltre che dalla prossemica dell’illustrazione. La comunicazione non verbale è palpabile)

Così inizia ad arrivare gente. In realtà il primo in assoluto è un cagnolino che entra pian piano nella pagina.

Di qui non si passa

Poi arriva un signore, una signora, un vecchietto, una coppia, dei bambini… presto un’intera folla. Tutti hanno una buona ragione per andare nella pagina accanto, ma il soldato di guardia è categorico:

No, no, no e no

Poi però uno dei bambini perde “per sbaglio” la palla che rimbalzando finisce nella pagina di destra: poing – poing – poing – poing

Signora guardia, possiamo…

Solo per questa volta!

Da qui la rivoluzione. Creato il precedente… la regola è ormai infranta. Tutti si riversano nella pagina di destra. Fino a quando… torna il generale:

Che cos’è questa gazzarra?

(“Che parola buffa maestra, cosa vuol dire?”)

No, non svelerò qui il finale dell’albo. Per non rovinarvi il piacere di leggerlo da voi.

Commenti a caldo

“Maestra hai visto le prime due pagine e le ultime due hanno gli stessi personaggi, nello stesso posto ma non sono identici… fanno qualcosa di diverso”
“È vero… sembrano in azione”
“Per forza, è dopo che hanno varcato la pagina”
“Per me la pagina è come se fosse un personaggio in questa storia, ha un ruolo importante”
“È una specie di barriera”
“Sai Chiara quando ero più piccola e andavo in biblioteca sceglievo sempre questo libro, mi piaceva sia leggerlo in biblioteca, sia portarlo a casa. Mi piaceva guardare tutti i personaggi e mi sentivo uno di loro”
“Che divertente questo libro! …con tutte le vocine è davvero super!”
[Ops… forse ho esagerato nell’interpretazione… NdA]
“A me è piaciuta un sacco la voce del bambino dopo che ha perso la palla che chiede alla guardia con voce angelica «Posso!?!»”

E ancora

“Ma Chiara, secondo te, la pallina l’ha persa o l’ha lanciata a posta?”
“Per me la guardia è buona! Lei non voleva bloccare tutti, ma doveva farlo per eseguire l’ordine del generale”
“Vero, anche secondo me…”
“A me è piaciuta la parte in cui tutti si ribellavano e gridavano alla guardia”
“A me sono piaciuti un sacco i fumetti e le voci diverse della gente che voleva farsi sentire”
“Chiara, finché leggevi sai cosa mi sono immaginato? Che la pagina di sinistra fosse la mia casa e io poi perdevo la pallina fuori, ma non posso uscire a prenderla perché siamo in quarantena…”
“Io invece ho pensato che forse la folla potremmo essere noi fuori dalla scuola che protestiamo perché non vogliamo la DAD”
“A me è piaciuta la frase finale «Chi vorrebbe esser l’eroe di una storia per bambini?» e si riferisce a questa che è proprio una storia per bambini”

Tutti avevano qualcosa da dire, ma durante la lettura tutti erano stati zitti.
Fantastico!

A questo punto ho chiesto…

“Vi è mai capitato di lanciare una pallina?”
“Chiara… non dici davvero, intendi per dire qualcos’altro…”
“A volte capita di infrangere le regole anche quando sono giuste. Altre volte invece le regole ci vengono imposte, ma non sono condivise e non hanno motivo di esistere. Quando vi capita o vi è capitato? Prova a raccontare… Vi faccio un esempio, se vi chiedo di alzare la mano per parlare durante la videolezione è una richiesta sensata, altrimenti ci sarebbe troppa confusione. Ma se vi chiedessi di stare fermi immobili davanti allo schermo sarebbe piuttosto assurda come richiesta. Quindi… quando vorreste lanciare una pallina?

I lanci di pallina

“Sai quando vorrei lanciare una pallina? …tutte le volte che mio papà impone il silenzio stampa per ascoltare il TG, non lo sopporto”
“Vale dire anche quando si trasgrediscono le regole? Io a volte suono i campanelli e poi scappo… lo so, non si fa, ma qualche volta lo faccio”
“Io vorrei lanciare una pallina tutte le volte che mia sorella invita la sua amica a casa e poi io non posso più entrare in cameretta”
“Io lancerei una pallina perché non sono d’accordo che Draghi abbia chiuso le scuole”
“Io lancerei una pallina per trasgredire… lancerei più di una pallina… vorrei guidare il camion dei pompieri, vorrei guidare la barca con il motore al massimo, vorrei correre in bici per Venezia a tutta velocità…”
“Io lancerei una pallina tutte le volte che so la risposta e la maestra non mi chiama”
“Io lancerei una pallina perché non sopporto di dover tenere la mascherina”
“Io lancerei una pallina quando arriva l’ora di fare i compiti perché non ho voglia”
“Io lancerei una pallina tutte le volte che vorrei dire ciò che penso ma l’altro non mi ascolta”
“Io lancerei una pallina quando chiedo a Roberto se posso giocare con lui e mi risponde di no”

Di qui non si passa
Di qui non si passa

Incredibile…

Incredibile cosa può fare una pallina…
Incredibile cosa può fare un libro…
Incredibile cosa si può fare insieme…

Aperto il varco…

“Di qui si passa!” …e speriamo di varcare presto il cancello per tornare a scuola!

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