Granpà

Granpà, di Christophe Léon edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin.

Sebbene non affermasse di essere un difensore della natura a livello di ideali, lo era però nei fatti […]

“Non siamo niente, figliolo, senza gli animali, le piante, i minerali. Credimi, non è il caso di definirci superiori se non siamo capaci di preservare quello che la natura ci offre. E gratis, per di più!”

Eccolo qui, se vi state chiedendo perché Granpà, libro bellissimo sotto tanti aspetti fortunatamente ristampato, abbia trovato il suo posto nel giorno del Friday For Future, il motivo è in questa citazione che ho voluto mettere in apertura.

Questo piccolo romanzo, tra le tante cose, è un inno alla vita in sintonia con la natura, una sintonia tutta umana, nulla di proclamato né ostentato, il narratore lo dice chiaramente: ma nei fatti una pratica quotidiana, onesta, impegnata e battagliera.

Questo piccolo romanzo, tra le tante cose, è un racconto di disobbedienza civile in cui il concetto di ciò che è giusto e sbagliato viene fortemente messo in discussione. Nel momento in cui una ditta di gasdotti vuole trivellare e distruggere l’ambiente è riconosciuta dalla legge mentre chi cerca di difendere la terra e gli animali che vi vivono è considerato fuorilegge, come scegliere da che parte stare?

Meglio stare in una legge che si sa ingiusta o meglio stare fuori dalla legge dalla parte che si reputa invece eticamente giusta?

Questo piccolo romanzo è, nella sua essenza profonda, un romanzo in cui l’etica permea tutto, non c’è un passo o una riga che non implichi una presa di posizione etica da parte dei protagonisti – il nipote narratore e il nonno, Granpà, che lo ha cresciuto dopo la morte dei genitori in un incidente – e del lettore. Un piccolo romanzo in cui si maneggia un’arma davanti ad un minorenne, in cui si spara alla polizia (e si viene sparati), si commettono reati in tutta coscienza.

Ma, se tanto mi da tanto e se siete su teste fiorite sapete che dove c’è etica c’è estetica, per forza. Ed in questo caso l’estetica è quella della narrazione, costruita con un ritmo pulsante che sa rallentare e velocizzare al momento opportuno. Un via vai di presente e passato in cui non si capisce sempre immediatamente se stiamo vivendo un flashback o il presente del racconto. Sì, credo che dal punto di vista narrativo la forza più grande di questo piccolo romanzo sia il ritmo narrativo che con un controllo importante ci porta avanti e indietro nel tempo perché possiamo vedere e sapere per deduzione quello che non viene raccontato esplicitamente. La focalizzazione interna ha moltissimi punti di forza – soprattutto rispetto alle possibilità e capacità di velocizzare il processo di immedesimazione e transfert tra lettore e personaggio – ma dovendo esser legato a ciò che sa, vede, sente il protagonista l’unico modo per mostrare ciò che noi non sappiamo e non possiamo vedere al presente, con gli occhi del personaggio che dice “io”, è il flashback, il ricordo. Il flashback è il solo espediente narrativo che può farci sapere ciò che non potremmo sapere al presente in assenza di un narratore onniscente.

Costruzione narrativa perfetta, ovvero estetica elevata, e contenuto orientato in senso profondamente etico, ecco quali sono secondo me i punti maggiori di forza di questo piccolo bellissimo romanzo che non potete assolutamente non lasciare a disposizione di lettrici e lettori.

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