La voce di carta. Ascolta chi sei

I libri possono essere, tra le miliardi di cose che possono e sanno essere, delle magnifiche macchine del tempo. Ci portano avanti o indietro, in luoghi reali o immaginari, in situazioni realistiche o fantastiche…

La voce di carta, di Lodovica Cima edito da Mondadori, è un romanzo che ci porta indietro, in un luogo reale a raccontarci una storia realistica. Realistico non è reale, realistico non è vero ma è ciò che potrebbe anche essere vero…

Ci interessa che la storia narrata da un romanzo sia vera o no?

Io direi di no, salvo alcune eccezioni, quindi lasciamo stare e accontentiamoci di dire che Marianna è vera nel libro e potrebbe esserlo stata benissimo anche fuori dal libro. Siamo in Lombardia, a fine Ottocento quando le bambine e i bambini per sostenere la famiglia numerosa e povera venivano mandati a lavorare. A Marianna tocca in sorte il lavoro in città presso la nuova Cartiera che produce con gli stracci meraviglie su cui scrivere che non erano mai viste prima. Bambine e bambine analfabeti e contadini catapultati in città nel mondo dei libri e della scrittura. Generalmente il lavoro in cartiera è un lavoro come altri, anzi migliore di altri, ma Marianna non è una come altre e al richiamo della carta non resiste. Lei inizia a leggere e scrivere, a farsi coraggio per imparare sempre di più, per sostenere anche ruoli solitamente considerati maschili pur di crescere, da ogni punto di vista.

Marianna ha diverse fortune, bisogna dire, nella sua situazione generalmente disagiata e sfortunata: ha una suora che si prende cura della sua educazione, un padrone della fabbrica che la nota per la sua bravura, un super ragazzo che la nota tra tante, una Contessa che resta colpita dalla forza di volontà di chi nella neve se ne va in zoccoli e calzini bucati in giro a fare consegne pur di uscire dalla fabbrica e scoprire cosa c’è fuori.

Patisce molte angherie e sopporta, chissà perché sopporti così tanto me lo sono chiesto più di una volta ma alla fine arriva lì dove deve arrivare: a fare la maestra.

Che razza di romanzo abbiamo in mano? Una sorta di romanzo storico in cui la focalizzazione interna ci aiuta a prendere un punto di vista che se per pensieri può essere vicino al lettore, per condizione storico-sociale risulterebbe complesso da comprendere. Marianna raccolta in prima persona ed a volte i pensieri si esprimono in autonomia in corsivo. Di fatto il romanzo è costruito come un lunghissimo flashback che permette alla narratrice di esprimersi bene in italiano e di avere piena consapevolezza di ciò che accade.

Siamo in un libro che parla di libri, abbiamo in mano un oggetto di carta che mette a tema narrativo la carta, la sua creazione, la sua funzione, la fatica del suo essere. Chissà quanto un racconto del genere può sorprendere chi è nato usando prevalentemente fogli digitali, non facendo caso alla carta che passa sotto le mani a scuola o a casa.

Cosa c’è di più semplice per noi oggi di avere un foglio in mano? Una penna per scrivere e magari qualche libro da leggere?

Ecco, no, per la carta e la penna va bene, per i libri non direi se è vero, come è vero, che nelle case italiane entrano pochissimi libri e che la scuola resta ancora uno dei luoghi privilegiati in cui incontrare i libri.

Speriamo che tra gli altri trovi il suo posticino La voce di carta!

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