Le rose di Versailles: la rivoluzione francese vista dall’interno

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La rubrica “Noccioline” esce l’ultimo martedì del mese, è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Non so resistere ad un bel cofanetto!

Le rose di Versailles magari ad alcuni di voi non vi dirà nulla come titolo, ma se per caso io dicessi Una spada per Lady Oscar?
Posso quasi sentire i vostri “aaah certo!” o “noo, lo guardavo sempre da piccola”. Chiunque abbia avuto una tv dagli anni 80 in poi ha visto almeno un episodio della serie anche per sbaglio.
La ristampa della J-Pop (tra l’altro fighissima: con cofanetto a forma di cancelli di Versailles) ha riacceso in me la nostalgia per uno dei cartoni animati della mia infanzia. Ecco perché, da bambina di 10 anni quale sono, ho chiesto la serie come regalo di Natale.

Devo dire che il manga mi ha stupita molto (in positivo). Temevo di ritrovarmi in mano uno shojo (non sai cosa significa? Ne avevo parlato tempo fa qui) smelenso come gli altri e distruggere la visione nebulosa e idealizzata dell’anime che mi era rimasta da quando ero piccola. Invece mi sono dovuta ricredere, certo qualche scivolone esageratamente tragico c’è eh, ma ho davvero apprezzato come Ryoko Ikeda sia riuscita a intrecciare la storia francese con i drammi individuali dei protagonisti.

La storia da un (anzi, più di uno) punto di vista femminile

Le rose di Versailles racconta l’intera vita di Maria Antonietta alla corte francese, da quando viene promessa in sposa, fino alla sua morte (direi che questo non possiamo considerarlo spoiler). In parallelo viene narrata la vita di Oscar, un personaggio fittizio, un comandante della guarda reale molto singolare. E’ infatti una ragazza cresciuta dal padre come maschio, al fine di diventare successore nel ruolo di protettore della famiglia reale.
Ho scoperto recentemente che inizialmente Oscar avrebbe dovuto essere un maschio, ma l’autrice non si sentiva sicura nel gestire un protagonista maschile e quindi ha optato per una donna vestita da uomo. Chi l’avrebbe detto che questa casualità avrebbe portato a creare un personaggio così così caratteristico e importante per la serie.

Oscar infatti non nasce come la protagonista, ma ne prende il ruolo con il proseguire della storia, perchè molto apprezzata dal pubblico.
Non posso fare altro che trovarmi d’accordo con il pubblico del tempo. Il personaggio di Oscar è unico e permette un punto di vista altrettanto unico sulla cultura francese dell’epoca. Donna, quindi considerata inferiore, ma educata come un uomo, si trova spesso ad osservare dall’esterno i comportamenti della nobiltà. In genere, soprattutto da giovane (all’inizio ha circa 14 anni), se la ride sotto i baffi.
Tutte le nobildonne a corte sono innamorate di lei nonostante sappiano che sia una donna. Mi ha divertito molto come questo ribalti l’ordine delle cose: siamo in Francia a fine 1700, ma le donne non si fanno problemi a esplicitare la loro infatuazione per un’altra donna.

Ma non voglio assolutamente tralasciare Maria Antonietta. Anche anche del suo personaggio è visibile ogni pensiero. Lei rappresenta la solitudine e dell’insicurezza. Strappata a 14 anni alla famiglia per sposare un ragazzo mai visto, si trova molto giovane e senza guida a regnare sulla Francia. Inutile dire che non andò molto bene, sappiamo tutti com’è finita. Il bello di questo manga è che ci da uno spiraglio su quello che l’autrice ipotizza, siano i pensieri della regina. Maria Antonietta non capisce la responsabilità che ha sul popolo, non capisce perché tutti la odino così tanto e non fa altro che chiedersi perché nessuno provi a comprenderla. Sarà ormai troppo tardi quando si renderà conto delle conseguenze delle sue azioni.

Un’occasione per conoscere personalmente la Francia rivoluzionaria

Il tema dell’amore torna spesso nel manga, se no che shojo sarebbe insomma, a volte sotto chiave comica, a volte in modo (un po’ esageratamente) struggente. Viene dato molto spazio ai drammi interiori dei personaggi principali, aprendo al lettore le porte della mente della Francia rivoluzionaria. Da un lato del popolo, il cui crescente dissenso non viene tralasciato. Dall’altro, buona parte del manga porta il punto di vista della nobiltà: sarà proprio Oscar a permetterci una visione diversa, che solo la sua singolare storia personale le permette di avere. Oscar è l’anello che unisce questi due modi di pensare: a parer mio nessuno se non lei, può avere una tale apertura mentale da comprendere entrambi. Questo però la porterà a dover fare scelte difficili.

Il manga ci fornisce un punto di vista interno di una storia che abbiamo sempre studiato sui libri di scuola da osservatori esterni. Nessuno giustifica la nobiltà francese per ciò che ha fatto al terzo stato, ma è importante immedesimarsi in entrambe le parti. Osservare come la sofferenza di un individuo porti inevitabilmente alla sofferenza di chi lo circonda sicuramente aiuta a riflettere.

Mi sto dilungando troppo, ma c’è davvero tanto da dire su Le rose di Versailles! In conclusione aggiungo un appunto di apprezzamento per la ricerca storica fatta e soprattutto per la chiarezza nella descrizione di aspetti storici e politici. Infatti, quando necessario, l’autrice ha inserito dei box descrittivi di personaggi storici, eventi significativi e struttura politica della Francia. Mi ha riportato con la mente ai classici romanzi storici, come I Miserabili. Personaggi fittizi che ci permettono di entrare in prima persona nella storia di un’epoca, ma anche di avere un quadro generale. Diciamocelo, avrei imparato di più a scuola se avessi letto questo manga, piuttosto che noiosi libri di testo.

Dopo tutto questo incensare però ci tengo a mettere le mani avanti: è pur sempre uno shojo manga, qualche scivolone di dramma amoroso c’è sempre. In questo caso però viene amalgamato con maestria al resto della storia. Io l’ho letto anche come un’esagerazione voluta e un po’ ironica dei sentimenti dei personaggi. A tratti non ho potuto non pensare a Jane Austen.

Le rose di Versailles che è un mix di cultura occidentale e manga (che aggiunge sempre quel tocco di trash che ci piace tanto e, in questo caso, moltissime rose). Vi consiglio di leggerlo: è molto leggero e piacevole, nonostante le tematiche. In particolare consiglio quest’ultima edizione della J-Pop, cofanetto o no, è molto ben fatta. Inoltre a breve è in uscita una raccolta di racconti brevi e non me la farò scappare!

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