Una specie di scintilla

Una specie di scintilla di Ella McMicoll, appena edito da Uovonero, e già oggetto di grande, giustificatissimo, interesse, è forse un romanzo che non ci si aspetterebbe, non così com’è, almeno…

Addie è una bambina autistica, anche una delle sue sorelle maggiori lo è, l’altra invece fa la vlogger del makeup. Due persone autistiche nella stessa famiglia, in un paesino della Scozia in cui in passato hanno trovato persecuzione e esecuzione tante donne condannate per stregoneria. A loro è dedicata una delle lotte di Addie, una bambina davanti all’assemblea cittadina, affinché venga riconosciuto un tributo alla storia di queste donne, almeno una targa che onori la memoria di una persecuzione pregiudizievole che ha portato dolore a chi era semplicemente diverso. Le battaglie di Addie sono tante, interiori ed esteriori, sembrano diverse, ma di fatto riguardano tutte la stessa cosa: l’accettazione della diversità, e non un’accettazione bonaria ma una accettazione profonda in cui diverso non sia meno, ma solo diverso. Che si tratti di se stessa, della sorella, delle streghe, degli squali, della scuola, Addie è sempre in lotta per il riconoscimento di ciò che non è come gli altri vorrebbero che fosse in nome di una qualche presunta quanto inesistente “normalità”.

Cosa c’è che non mi sarei aspettata in questo libro e cosa mi ha particolarmente colpita? È presto detto: ogni cosa affrontata in questo romanzo ha una tematizzazione più che esplicita e diretta, agevolata sicuramente dalla focalizzazione interna: l’autismo – il mascheramento che richiede ad alcuni per venire accettati, la sovrastimolazione da controllare, il bullismo da parte di compagni di scuola e insegnanti – è messo al centro, è il tema del romanzo. Non siamo, come accade nei bellissimi Tutt’altro che tipico o Il mistero del London Eye, in una narrazione in cui il protagonista è autistico, la cosa naturalmente incide sull’andamento di trama e intreccio ma non è l’autismo a costituire il centro della trama.

In Una specie di scintilla succede invece esattamente questo: è come se la trama non ruotasse intorno alla protagonista narratrice, ma FOSSE la protagonista.

E tuttavia, a differenza dei libri che mettono a tema qualcosa, specie se si tratta di una diversità soggetta a stereotipia e pregiudizio, che solitamente riservano al lettore risultati meno che discreti, il romanzo di McMicoll regge perfettamente dal punto di vista letterario e narrativo e se questa è la prima prova di questa nuova scrittrice che viene dal Regno Unito, non posso che aspettare di vedere altre sue prove ed augurarmi che siano alla stessa altezza.

Nonostante l’esplicita messa in scena dell’autismo chiedo ai lettori, e soprattutto agli insegnanti che spero porteranno nelle biblioteche di classe questo romanzo, di non leggere Una specie di scintilla come è perchè è un libro sull’autismo, ma come è perché è un bel romanzo lasciando che ognuno ci trovi dentro ciò che la protagonista saprà comunicargli. I libri, come le persone, non devono essere sottoposti a pregiudizio che ne stereotipizzi la lettura. Ogni libro, come ogni persona, è diversa, se merita di essere letto è esattamente perchè è così come è non perché racconta un tema o qualcosa di specifico.

P. S. Sabato 3 aprile abbiamo dedicato una puntata del podcast Alta fedeltà ai libri legati all’autismo, se ve lo siete persi potete riascoltarlo qui.

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