La serra

La serra di Giovanni Colaneri è edito da Carthusia nella collana legata al Silent Book Contest Gianni de Conno Award 2020 ed è il libro perfetto per il Friday For future di questa settimana!

La prima cosa che salta all’occhio di questo libro senza parole è la dicotomia tra colore e bianco e nero, un gioco retorico che se speso bene nel ritmo narrativo funziona sempre ed in questo albo il ritmo è tutto e, essendoci solo figure, il ritmo dominante è quello del colore, della suddivisione interna delle tavole, là dove c’è e del voltar pagina, ma andiamo con ordine.

La storia racconta di una bambina a colori che vive in mondo in bianco e nero in cui incontra un uccellino a colori che saggiamente segue con la sua bicicletta. L’uccellino porta la bambina nella serra, quella che dà il titolo al libro e che di fatto è la protagonista della storia. Ma la serra sta lì, piena di piante, di uccelli, animali e di vita ma sarà la volontà degli animali, coordinati dalla bambina, a portare la serra fuori da se stessa.

Il lavoro procede alacremente all’interno della serra per programmare ed organizzare, in maniera assai democratica a quanto pare visto che l’autore ci ha tenuto tanto a farci vedere mani e zampe alzate per avanzare la propria idea, l’invasione delle piante nella città.

Messo a punto il piano eccola qui sopra la tavola con cui il lettore, e la città nelle pagine successive, viene letteralmente investito di piante e alberi e da lì il gioco è fatto, i colori tornano in città e diciamo che si respira aria più bella, oltre che indubbiamente più fresca e sana.

Ok, toltoci il sassolino della trama dalla scarpa, proviamo adesso a vedere cosa succede in questo libro che mi pare abbia la sua cifra stilistica principale, dal punto di vista narrativo, come accennato, nel ritmo. Le tavole, tutte che prendono il foglio intero – senza margini, quindi che ci portano interamente dentro la storia senza limitare la presenza e la partecipazione del lettore – passano dall’essere segmentate all’interno di una stessa mezza pagina, all’essere a mezza pagina intera, all’occupare entrambe le pagine dando spazio ad un’illustrazione decisamente grande essendo il libro di un bel formato quadrato grande come tutti quelli della collana dei libri senza parole di Carthusia.

Ecco, in questi passaggi di tipologie di tavole si sviluppa il ritmo, il tempo della narrazione, che si velocizza quando è segmentato e si distende, come fossimo in una descrizione, nella doppia tavola. L’alternanza delle une e delle altre scritture per figure dà l’andamento narrativo accelerando e rallentando. Quando la bambina arriva alla serra e questa le (e ci) si mostra in tutto il suo splendore di colori nella doppia tavola, si percepisce un bel sospiro di sollievo rispetto alla corsa che noi con la bambina e l’uccellino abbiamo fatto sin qui. Bella anche la doppia tavola finale che ci mostra la serra di notte, quando ormai “tutto l’altro tace e intorno è spenta ogni altra face”, come direbbe Leopardi, e la città è tornata ad essere pacificata con le piante ed i colori.

La serra è un libro senza parole sovrabbondante di suoni che prendono la forma dei colori mentre i rumori, quelli urbani hanno senza dubbio i toni del grigio e nero. Il cinguettio, il parlottio, degli animali è forte e ci accompagna in tutto il racconto che sta bene così, senza parole, bastante a se stesso e significante per tutti com’è caratteristica propria di un buon libro senza parole!

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