Il principe tigre
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Il principe tigre”
Età: dai 3 anni
Pagine: 38
Formato: 28.6 x 29
Anno: 2005
Editore: Babalibri
Autore: Chen Jiang Hong
Oggi in cartella un libro bello.
Uno di quegli albi illustrati che parlano da sé e lasciano senza parole per quanto è forte ascoltarli.
Grande formato, quadrato, copertina rigida. Sfondo nero, eppure l’immagine risalta come fosse illuminata.

È stata una settimana difficile e impegnativa.
Siamo ormai a maggio e il tempo stringe e in questo anno particolare bisogna far quadrare un po’ i conti.
Io sono dell’avviso che “tutto_e_bene” non si può fare, quindi, bisogna scegliere.
Malgrado i buoni principi, però, talvolta sembra che le cose non vadano per il verso giusto.
I bambini più irrequieti e litigiosi. Un gruppo classe affiatato e collaborativo sembra, più che una realtà, un ricordo.
Leggiamo tanto e spesso eppure anche le letture degli ultimi giorni sembravano più l’ennesima incombenza che un piacere.
Allora ho pensato: “Stop”!
Quando non sai dove andare, meglio fermarsi e ripartire che non continuare imperterriti.
Ho deciso che era il momento di farci un piccolo regalo, una parentesi, una storia da ascoltare senza particolari motivi. Slegata dalla grammatica, slegata dall’educazione civica, slegata dall’attuale realtà eppure così intrisa di sentimenti forti da lasciarti, da lasciarli, da lasciarci, a bocca aperta come quando racconti una favola la sera al tuo bambino prima che si metta a dormire, come quando da piccolo ascoltavi una storia prima di prender sonno.
Ecco, questo libro ha la capacità di ricreare un’atmosfera intima, un rispettoso silenzio, una suspense degna di un film appena uscito sul grande schermo.
Il libro di cui vi narrerò la lettura è “Il principe tigre”.

Le illustrazioni sono meravigliose. Si prestano per una lettura ad un piccolo gruppo essendo l’albo di grande formato, ma sono ancora più belle se gustate da vicino. Sono ricche di particolari. Alcune a doppia pagina. Altre in sequenza come accade nei fumetti, talvolta facendo uno zoom su una singola azione, il prima e il dopo. Come per amplificarne l’effetto. Come se si guardasse ciò che accade con una lente di ingrandimento.

Prendo il libro dallo zaino e dico:
“Prima di passare a grammatica volevo chiedervi… Questo ve l’ho già letto?” [e mostro la copertina…]
“Nooooo” [coro unisono]
“Prova ad aprire dentro…”
E confermano che non l’avevamo ancora letto.
Buon segno!
“Nessuno lo conosce?”
“Nooooo”
Buon segno di nuovo!
Doppio Buon-segno, quindi procedo.
Il principe tigre.
Nel profondo della foresta, la Tigre piange i suoi cuccioli. I cacciatori hanno trovato il suo nascondiglio, l’hanno colpita con una freccia e ucciso i suoi piccoli. Ferita, sanguinante, mamma Tigre non ha potuto salvarli. Da quel giorno non smette di andare e venire, il suo cuore pieno di odio e tristezza, e di aggirarsi intorno ai villaggi.
Una sera la Tigre attacca. Distrugge le case, divora i bambini, gli uomini e gli animali, ma questo non placa la sua rabbia, al contrario.
Questo è l’incipit. La rabbia della Tigre è palpabile.

Una leggenda cinese, una storia ispirata da un bronzo dell’XI sec. a.c fine della dinastia Shang. Da odio e rabbia nascono azioni crudeli e tremende che ne generano altre e altre ancora. Unico modo per porre fine a tutta questa sofferenza non è uccidere la Tigre, ma ristabilire la pace. Ecco che l’imperatore si rivolge alla vecchia saggia Lao Lao e questa gli dice che l’unico modo per porre fine a tale guerra è affidare suo figlio, il piccolo Wen alla Tigre stessa. Alla madre stringe il cuore, ma lo lascia partire. Wen è piccolo e coraggioso.
Così il padre lo accompagna, sino ai confini dei territori dell’Impero. Un lungo ponte di legno segna il passaggio. Oltre il ponte comincia il territorio della Tigre.
Presto Wen incontra la Tigre.
Il profumo di carne umana risveglia in lei la rabbia e la fame, ma, quando si avvicina a Wen per divorarlo, prevale un altro istinto, assente da tempo ma ancora vivo e forte in lei: l’istinto materno. Si prende cura di Wen, lo protegge, lo istruisce, crea una relazione e ciò permetterà di realizzare il consiglio dato dalla saggia Lao Lao.
Interessante!
Interessante il ritmo del libro capace di tenere sempre alta l’attenzione e in certi passaggi la tensione.
Interessante conoscere la Tigre e i suoi segreti.
Interessante la fine del libro (che ovviamente non svelerò), non scontata eppure molto significativa.
Stiamo leggendo… siamo circa a metà.
Silenzio assoluto.
Solo la mia voce.
Il libro aperto e tanti occhi in ascolto.
Si sente bussare, entra l’operatrice scolastica…
«Chiara c’è un avviso da far scrivere per lo sciopero… Questo da leggere… Qui da firmare…»
Da fondo classe una voce bassa, ma non troppo, perfettamente udibile dai presenti
“Chiara… andiamo avanti?!?”
[Della serie: “perché perdere tempo con queste beghe burocratiche quando abbiamo di meglio da fare, anzi, lo stavamo facendo prima di essere interrotti”.]
A me scappa da ridere… condivido a pieno il pensiero.
“Ok, [firmo], dopo detto l’avviso sul libretto, anche se c’è già nel registro elettronico…”
«Ricordati!»
“Certo”
…dopo… ora c’è qualcosa di più importante.
E riprendo la lettura.
Le illustrazioni accompagnano l’intera vicenda seguendo l’ordine naturale degli eventi da sinistra verso destra:
la Tigre va verso il villaggio (sinistra verso destra),
la scena dell’esercito e dell’imperatore che interroga la vecchia Lao Lao (sinistra verso destra),
il padre che accompagna Wen nella foresta (sinistra verso destra).
Poi… colpo di scena. E l’evento si percepisce da destra verso sinistra, come una trappola. E’ una trappola!

Commenti a caldo
“Chiara, ma è tuo questo libro? Mi chiedevo… potresti metterlo tra i libri della nostra biblioteca di classe? Mi piacerebbe riguardarmelo con calma”
(Che piacere questa domanda! Il bambino che me l’ha fatta è piuttosto timido e burlone allo stesso tempo, sempre indaffarato in altri lavori, ma questa storia ha catturato la sua attenzione. Durante i 15 minuti di “Lasciami Leggere” spesso è più il tempo che passa a cercare un libro da leggere che il tempo di lettura effettivo. Il fatto che volesse rileggere questo libro mi ha piacevolmente sorpreso. Per la prima volta aveva le idee chiare su ciò che voleva, tanto da trovare il coraggio di fare il “serio” e venirmelo a chiedere!)
“Chiara, forse ti sembrerà strano, ma a me sono piaciute molto le parti più tristi di questo libro… Non so perché, mi catturano”
E poi
“Io ero triste per la Tigre perché ha perso i suoi cuccioli”
“Io pensavo sarebbe rimasto con la Tigre finché non fosse morta…”
“Ma si vede la punta di freccia?” (E si avvicina per guardare meglio l’illustrazione)
“Che bella questa storia?”
“Ce la puoi leggere anche un’altra volta?”
“La vecchia Lao Lao parlava come l’altra vecchia” (Eh… io e le mie vocine, dovrò fare qualche miglioria di timbro)
“Chiara possiamo fare un disegno?”
“…per favore, dopo facciamo grammatica, promesso”







Il principe tigre