Tributo alla Terra: conoscere la storia per non ripeterla

La rubrica “Noccioline” esce l’ultimo martedì del mese, è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Tributo alla terra è un bel librone edito da Rizzoli Lizard sul tema del colonialismo industriale. Del resto, Joe Sacco è una garanzia. Ma, se questo autore è una garanzia di qualità, è anche una garanzia di reportage davvero tosti. Non per nulla ho letto questo fumetto tempo fa, ma ho aspettato un po’ di averlo digerito prima di mettermi a scrivere la recensione.
E’ dura decidere da che parte cominciare, perchè quando si parla di Graphic Journalism, si ha sempre a che fare con storie vere (se avete bisogno di un ripasso riguardo questo genere, potete recuperare il mio post: Il fumetto che ha studiato).

Che ne dite di esplorare un po’ il Canada?

Direi che inizierò dandovi un contesto storico e culturale, che se no ci perdiamo. Tributo alla terra è ambientato in Canada e racconta, attraverso interviste, la vita dei nativi a cavallo tra 800 e 900, con una particolare attenzione alle ripercussioni che ci sono state, le cui conseguenze si sentono ancora oggi.
Chi mi segue sa quanto apprezzi leggere libri che portino un punto di vista non usuale, quindi sono stata entusiasta di avere tra le mani questo fumetto. Inutile dire che l’entusiasmo è scemato in orrore, mano a mano che leggevo.
Ammetto la mia super ignoranza sul tema, quindi sono rimasta negativamente sorpresa nello scoprire questo scorcio di storia del Canada. Le culture dei nativi siano state progressivamente sradicate in favore del profitto di chi veniva dalle grandi città.

Due mondi completamente diversi, con visioni della terra talmente differenti da non essere in grado di comprendersi a vicenda. Come una persona può comprendere la “proprietà” della terra, se l’ha sempre vissuta come una realtà con cui vivere in simbiosi? La verità che apprendiamo da Tributo alla terra è che non può capirlo e questo diventa inevitabilmente un vantaggio per chi ci vuole guadagnare.
Se non bastasse, ciò che fa inorridire di più è come sia stata imposta e inculcata la cultura occidentale e cattolica ai nativi, che si sono trovati gradualmente inermi e senza più identità.

L’impatto della storia sull’individuo

A raccontare questo periodo storico sono proprio i figli dei protagonisti. Eh sì, perchè se una popolazione inizia a perdere pezzi di identità, a sfogarsi sull’alcol e a dimenticare come fosse la vita prima senza il filtro dell’ubriachezza, inevitabilmente questo finisce per impattare anche sui bambini. Bambini che crescono convinti che aggressività e alcol siano parte del diventare adulti. Giustamente sono bambini: prendono esempio “dai grandi” e ripetono.
Per sradicare questo circolo vizioso hanno dovuto mettere in gioco molta autoconsapevolezza e forza di volontà. È anche grazie a chi ha deciso di mettere uno stop a queste situazioni che possiamo leggere questo reportage. Persone che hanno scelto di rompere il silenzio di una sofferenza che durava ormai da troppe generazioni.

Ma non voglio raccontare oltre, perchè il fumetto spiega molto meglio e molto più approfonditamente questa storia. Il bello è che l’autore ha scelto di strutturare la storia a partire dalle interviste fatte. Per prime quindi si vanno ad incontrare le persone ancora vive e grazie a loro veniamo trasportati in un passato, che in realtà non è poi così lontano.

Identità disegnata

Ciò che ho davvero apprezzato è che i volti sono i protagonisti di questo fumetto. Tutti hanno il loro spazio per raccontarsi e raccontare i propri antenati. Ma soprattutto tutti hanno un volto caratteristico: ogni persona rappresentata ha dei lineamenti diversi, un taglio di capelli diverso. Trovo questa scelta molto bella, perchè dimostra l’attenzione prestata alla personalità di ogni individuo incontrato o raccontato. È come se si andasse oltre la storia di un popolo, preferendo il racconto di tanti individui accomunati dalla stessa storia. Ognuno di questi con diversi obiettivi e aspirazioni.

Tributo alla terra, oltre ad essere un fumetto da leggere per i suoi contenuti, merita anche solo di essere sfogliato per ammirare le sue illustrazioni. Le tavole di Joe Sacco sono a dir poco “piene”. Ogni pagina è ricoperta di illustrazioni in bianco e nero molto dettagliate. Chi già conosce altri suoi lavori, come La grande guerra, conosce questa caratteristica dell’autore.
Ciò che colpisce è l’armonia tra immagini e testo. Spesso la struttura della tavola non è quella convenzionale: i disegni si intrecciano tra una vignetta e l’altra e diventano una rappresentazione visiva estremamente efficace di ciò che si sta leggendo. Credo che uno dei motivi per cui ho impiegato tanto tempo a leggere questo fumetto sia proprio la pienezza delle sue tavole. Mi rendo conto che tendevo a soffermarmi a lungo sulle illustrazioni perchè raccontano davvero tantissimo. Questi disegni sono impregnati di attenzione e cura. Dev’essere davvero impegnativo prendersi la responsabilità di raccontare storie così intense e lontane dalla propria cultura. Fortunatamente quella italiana è una bella edizione, quindi è possibile godere appieno dell’opera.

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