“Un uovo straordinario” di Lionni

Era il 5 maggio 1910 quando nacque Lionni

Oggi è il 5 maggio 2021 e ho voluto tenermi in serbo per oggi un libro che da settimane gira per casa ma che aspettava il suo momento… Ecco quindi Un uovo straordinario di, appunto, il maestro Leo Lionni edito da Babalibri che ogni tanto riesce ancora a trovare qualcosa di nuovo di Lionni da regalarci. Grazie!

Siamo, ancora una volta, in quel luogo caro a Lionni, ai bordi di uno stagno con i suoi abitanti che tornano, i pesci, le rane… le uova.

Questa volta le protagoniste sono Marilyn, August e Jessica. Due rane sono abitudinarie e amano restare attorno al loro stagno, Jessica invece no.

Jessica amava invece andare in giro, sfidare i confini del proprio mondo per incontrarne degli altri, a suo rischio e pericolo, s’intende. Ogni volta dalle sue peregrinazioni porta alle compagne sempre qualcosa che aiuti anche loro a scoprire qualcosa di diverso. Un giorno però torna con un uovo, lei l’aveva scambiato per un sasso e se l’era portato via per souvenir delle esplorazioni.

Marilyn, la rana che sa sempre tutto, capisce subito che si tratta non di un sasso levigato bensì di un uovo, un uovo di gallina, per essere precisi.

E quando l’uovo si apre ne esce una gallina…o almeno ne esce quella che le rane pensano che sia una gallina. Un arrivo provvidenziale per Jessica e le sue compagne. Un arrivo provvidenziale che tuttavia non riesce a modificare le certezze di Marilyn nemmeno con l’evidenza, e di fatto si epifanizza nella sua straordinarietà solo per Jessica che, pur non mettendo in discussione le convinzioni di Marilyn allarga i confini del proprio mondo e chissà se si rende conto di non esser riuscita ad ampliare più di tanto quello delle compagne. August resta sullo sfondo, in tutto questo, potrebbe appartenere a quella compagine di società che ai sondaggi risponde “non lo so”.

Mi viene in mente la frase di Wittgenstein che spesso cito (scusatemi la ripetitività)

I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo

In questo caso Jessica sperimenta i confini fisici del proprio mondo, ma anche i confini del suo linguaggio ed entrambi si ampliano vicendevolmente per la scoperta di qualcosa di straordinario, di nuovo ed inatteso, qualcosa che potrebbe rivelarsi persino pericoloso per una rana come lei ma questo elemento mai appare nella narrazione. Una scoperta è una scoperta. Come tale può comportare dei rischi e ben vengano se servono ad ampliare i confini del mondo noto.

Ci sono tutti, ma proprio tutti, gli elementi tipici della poetica di Lioni: la ricerca e il sostanzialmente della propria identità, la scoperta dell’altro, la relazione affettiva, il pregiudizio che blocca la conoscenza, il coraggio della scoperta. Correlativi oggettivi della sua intera poetica ecco comparire rane e alligatori, lo stagno, i sassi, mancano i topolini e poi siamo a completo. Animali a sangue freddo che il sangue del lettore lo scaldano con dolcezza, empatia e, in questo libro più che in altri secondo me, con un briciolo non sottile di ironia che aumenta l’effetto narrativo ed anche il divario tra il noto e l’ignoto, tra l’atteggiamento di Jessica e quello del resto delle rane. Una metafora esistenziale, una metafora d’infanzia e di vita che permette al libro non solo di farsi leggere ma di leggerci, come dice Recalcati, di parlare al nostro io profondo permettendo di scoprirci un pochino di più ad ogni lettura.

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