Uno come Antonio

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

Uno come Antonio

Età: dai 4 anni
Pagine: 30
Formato: 23.3 x 30.7
Anno: 2018
Editore: Il castoro
Autore: Susanna Mattiangeli
Illustratore: Mariachiara Di Giorgio

Oggi in cartella un libro che pregustavo da tempo.

Sfondo giallo. Titolo in corsivo, corollato dalla stessa illustrazione che mostra un bambino in ben 16 diverse posizioni. Ebbene sì, già dalla qualità delle illustrazioni di copertina si intuisce molto della storia. Sembra una serie di fotogrammi in sequenza spaiata.
I risguardi sono gli stessi in entrata e in uscita. Eppure nel mezzo ritroviamo numerosi scorci di vita vissuta.

Il libro di cui vi narrerò la lettura si intitola “Uno come Antonio”.

Chi è Antonio? Antonio è un bambino. Potrebbe sembrare un bambino e basta, ma non è così.
Ho deciso di leggere questo libro per stuzzicare tutti i miei piccoli Antonio.
Tra le pagine c’è il testo, l’illustrazione e molto spazio bianco ed è lo spazio lasciato al lettore, libero di assistere o immedesimarsi. Parole, immagini e grafica si completano tra loro in una buona sinergia.

Prendo il libro e inizio a leggere…

Antonio è molto più di quel che sembra.
Certo, a vederlo così, senza niente intorno,
è un bambino e basta.

Con mamma e papà Antonio è un figlio e si mette in mezzo per farli contenti.
Quando è figlio può essere stanco,
può fare i capricci,
può mettere le sue cose in una borsa
e fare finta di scappare di casa,
ma non tutti i giorni.

Antonio è…

In relazione alla situazione, Antonio ha sempre un ruolo ben definito e si comporta di conseguenza.

Da figlio a nipote, da cugino a fratello, ma Antonio è anche attaccante, alunno, lettore, paziente, passeggero, attore…
Insomma Antonio è tante cose, ma soprattutto una che, ovviamente, non vi svelerò: mai dire il finale di un libro. Regola fondamentale. Anche durante i “Booktalk” in classe ormai i miei alunni sono diventati esperti: dicono il titolo del libro, l’autore, l’illustratore, la casa editrice, narrano sinteticamente la trama, le caratteristiche del protagonista, ma si guardano bene dallo svelare la fine.
Poi lo consigliano a qualcuno piuttosto che a un altro.

Leggo con calma, ad alta voce e lascio tempo a tutti di osservare le illustrazioni. Finisco di leggere, chiudo il libro, lo appoggio sulla cattedra e sollevo lo sguardo. Ed ecco che immancabili e puntuali come sempre arrivano i commenti dei miei alunni.

Commenti a caldo

“Siamo uno o siamo tanti?”
“Siamo tanti, ma siamo uno…”
“Dipende dalla situazione…”
“…dalle persone che si incontrano e così assumi ruoli diversi”
“Chiara sai quando dice che Antonio è fratello e suo fratello gli tira sempre le pallonate in faccia? Beh anche a me succede la stessa identica cosa con mio fratello”
[bello quando ritrovi una parte di te stesso nei libri].
“Chiara ma chi scrive il libro? Cioè non è Antonio che parla… è in prima o terza persona?”
“Chiara, scusa potrei fare una domanda a Teo? È una cosa seria!”
[Acconsento perché ingenuamente abbocco a qualsiasi richiesta]. “Teo, tu saresti attaccante, centrocampista o portiere?” [Ecco… una cosa serissima! E pertinente con la lettura appena fatta!]
“Chiara anche la mia zia è tipo la zia Matilde di Antonio e quando viene a trovarci vuole sempre darmi baci… cosa che io detesto”
“Chiara io sono quello che deve stare attento alla lezione ma non riesco tanto; è per questo che mi chiami sempre, vero?”

“Potremo provare anche noi… Partendo dall’incipit…” propongo io…

“Bella idea, ma come…?”
“Uno dell’altro?”
“….o ognuno di se stesso”
“…facciamo prima un esempio?”
“…partiamo da te?”

Accendo la LIM e scrivo in centro: C H I A R A

“Via… sparate…”
“Maestra” [e il primo non si poteva sbagliare]
“Mamma” [anche il secondo è risaputo]
“Zia” [anche… avevo raccontato loro a inizio anno di mio nipote e della sua passione per i dinosauri]
“Nipote”
“Sorella…”
[giusto] “Davvero sei anche sorella?!? E di chi?” [Cose sorprendenti della vita]

“Paziente” e io dico “non aggettivi… ruoli” “Eh! Quando vai dal dottore!” “Oh no… vero – rispondo io – oggi devo andare dal dentista!!!” [ridono e dicono “Povera Chiara”]
Aggiungo io altri ruoli…
Poi una mia alunna in ultima fila alza la mano e dice: “Chiara tu sei cittadina”. Sono rimasta stupita dall’affermazione. C’era in “Uno come Antonio” eppure l’affermazione risulta così azzeccata da far riflettere. Io sono cittadina, dovrei ricordarlo sempre, forse se tutti lo ricordassero e tenessero sempre in mente il “bene comune” verrebbe prima del proprio interesse.

Così inizio a scrivere l’incipit alla lavagna.

I miei alunni sul quaderno.
“Chiara ma se poi scriviamo di noi e io sono una femmina non dirò «Uno come Antonio», ma «Una come…»”
Esatto! E tra me e me penso: tanti discorsi su come concordare genere e numero quando basta leggere un bell’albo e proporre un esercizio di scrittura a ricalco… Decisamente efficace!
Poi ciascuno ha preso il proprio blocco delle bozze e ha cominciato a pensare a se stesso.

Qualche riflessione ad alta voce…

“Sai io cosa sono anche? Festeggiata! Il giorno del mio compleanno”
“Io sono padrona… del mio gatto ovviamente”
“Si può scrivere anche nemico?”
“Io sono bisnipote”
“Io sono tante cose… come faccio a scegliere?”

Quanti ruoli può rivestire lo stesso bambino?

Ed ecco tutti al lavoro sul proprio blocco delle bozze, prendendo spunto dal mio schema…

Una volta riordinate le idee, via libera alla scrittura, che arriva di getto, bella, pulita, efficace.
Solo qualche difficoltà per qualcuno a scrivere in terza persona parlando di sé come altro da sé. Però è stato divertente e sono emersi spunti davvero interessanti.

E anche la scuola… per fortuna la scuola non è solo scuola, non è solo compiti e verifiche, è anche stare assieme, dipingere, mangiare, festeggiare i compleanni, costruire cappelli di carta, giocare a “Simon says…”, progettare, realizzare…

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