Peter Pan e i classici di Minalima
Lo sapete che la questione dei cosiddetti classici mi sta particolarmente a cuore e così di tanto in tanto mi piace tornarci sopra, se anche a voi incuriosisce vi segnalo il mio corso on line registrato I classici questi sconosciuti.
Conoscete la collana di classici riveduta e corretta dal design cartotecnico di Minalima edita in Italia da Ippocampo??
Beh, se non la conoscete ancora correte ai ripari, qui vi racconto Peter Pan di Barrie che, insieme ad Alice nel paese delle maraviglie (anche questo presente nella collana Minalima Classics), è forse IL classico per eccellenza della letteratura per l’infanzia.
La prima cosa che guardo in un “classico” è la integralità del testo. A meno che non si tratti di riscritture particolari, ovvero delle vere e proprie operazioni creative che traggono spunto dal testo originale per farne un’opera di fatto nuova (non mi riferisco certo alle miniaturizzazioni tagliate barbaramente), il testo di un libro deve essere imprescindibilmente integrale. E questo non tanto e non solo per garantire l’intreccio della trama così come concepita dall’autore ma soprattutto perché è nel respiro della scrittura narrativa, nella sua costruzione ritmica nel tempo e nello spazio del testo che si esprime la specificità di un narrazione, non nella sua trama più o meno bene riassunta. La collana di Minalima classics presenta edizioni integrali dei testi scelti e questa è stata in assoluto la prima cosa che mi ha convinta.
La novità dell’edizione in quanto tale sta invece nella ricostruzione, anzi forse direi proprio riscrittura, del testo attraverso inserti cartotecnici che fanno nascere ed emergere tra le pagine documenti, mappe, persino ombre…nel caso di Peter Pan.
Di fatto si crea quello che potremmo chiamare un ipertesto, un testo nel testo, uno che si sviluppa con le parole ed uno che vi si associa in maniera tridimensionale permettendoci di entrare nella storia non solo con l’immaginazione e con la sospensione dell’incredulità, come d’obbligo, ma anche con il tatto.
Come quando scriviamo un diario o teniamo un’agenda e mettiamo in mezzo alle pagine biglietti, fotocopie, appunti, fotografie, foglie essiccate e tutto ciò che ci può aiutare a far sovvenire il ricordo di ciò che è stato, così Minalima ci porta ad avere un’esperienza sensoriale personale della narrazione avendo scelto con cura parti del testo che si prestavano ad essere oggettivati ed avendolo quindi fatto.
Tra fogli di carta, pop up, bussole ecc. lo stile di queste edizioni raffinatissime e del lavoro sorprendente di Minalima può anche diventare un modello di “lavoro” e gioco con i ragazzi, perché non cogliere l’occasione per lavorare sui testi rendendoli a tratti tridimensionali, esperienziali? Di fatto è quello che un po’ accade quando si costruiscono i lapbook ma senza condensare gli elementi narrativi bensì lasciando tutto integrale. Questa è un’operazione creativa ed editoriale di rilettura che invece di ridurre e semplificare amplifica e moltiplica.
Si può fare, direbbe Frankenstein Junior e la domanda è, dunque, perché non farlo?
Ovvero perché non dare ai lettori il piacere di incontrare anche questa proposta raffinatissima di riscrittura del classico e, d’altra parte, non dare ai lettori la possibilità di riutilizzare questo modello di altissimo livello per pensare ad un possibile approccio al testo?