“Tutto cambia” di Anthony Browne
Cosa succede quando tutto cambia in una casa? E soprattutto, quando è che tutto cambia?
Come cambia l’esperienza di lettura quando si ha la fortuna di incontrare e avere tra le mani un libro come Tutto cambia di Anthony Browne edito da Orecchio acerbo?
Ci sono dei titoli, delle suggestioni sonore direi, che richiamano alla mente involontariamente delle altre frasi, delle citazioni… in questo caso non riesco a leggere questo titolo senza chiosare “bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale”, come dice il principe Tancredi del Gattopardo. Nel caso di Joseph forse in qualche modo questa frase conferma, mutatis mutandis, la propria veridicità. All’annuncio del padre che preavvisa un cambiamento radicale tale per cui tutto cambierà – e il lettore non ha idea del motivo e non l’ avrà fino alla fine del libro – corrisponde l’inizio delle fantasie del bambino che resta a casa a domandarsi quale sarà il modo i cui tutto cambierà.
Tra una citazione artistica e l’altra, tra le pagine, dentro e fuori la casa, Joseph sembra avere delle vere e proprie allucinazioni, compaiono animali di varia natura, parecchi a dire la verità piuttosto minacciosi, altri più innocui ma che portano e comportano un letterale imbestialimento degli spazi. Il divano diventa un coccodrillo, la poltrona un gorilla, il pallone un uovo che si schiude e non vi svelo altro di questo libro tanto noto da esser diventato un classico (la copertina di Ad occhi aperti è tratta da questo libro magnifico). Quello che Browne mette in scena è il potere della visione, dell’allucinazione visiva, che proietta i timori, i pensieri e le fantasie di un bambino che, lasciato solo, non sa cosa aspettarsi dall’immediato futuro. Come sempre accade in Browne, giunto il culmine della “crisi”, a tre quarti se non di più del testo il climax si scioglie nella risoluzione dell’intervento adulto che scioglie i dubbi ed accoglie. Anche Tutto cambia si chiude, come tanti altri albi dell’autore, con un primissimo piano che libera, in questo caso quello di un neonato che torna a casa con la mamma e il papà e porta il cambiamento. Nessun coccodrillo, nessun serpente o teschio di animale strano, “solo” si fa per dire, un cucciolo d’uomo foriero dello stravolgimento delle dinamiche familiari. Non c’è giudizio, non c’è presa di posizione, c’è solo il racconto del dato di fatto: con un bambino in più in casa tutto cambia.
Quello che Browne da par suo mette in scena è, ancora una volta, magistralmente, il punto di vista del bambino che resta sulle spine, che attraversa la propria immaginazione angosciosa in questo caso, così come in altri casi attraverserà un tunnel, un bosco ecc. C’è in Browne sempre un passaggio della soglia, talvolta è fisica, in questo caso direi che si tratti più che altro di una soglia temporale, ma si tratta sempre di un attraversamento che il protagonista bambino affronta per gestire il momento di cambiamento, di crisi e il punto di vista narrante, la focalizzazione di Browne, benché non interna, è sempre completamente centrata sulla psicologia del personaggio di cui mette in scena l’interiorità. Una messa in scena che passa sempre attraverso un correlativo oggettivo, spesso il gorilla (vi rimando al post omonimo e soprattutto al mio libro Attraverso il libro), ma non solo, in questo caso gli animali sono tanti, molto legati anche alla tradizione allegorica.
Insomma, potremmo stare giorni a ragionare su Browne e su questo albo in particolare ed in relazione ad altri, ma qui vi lascio invitandovi a prestare attenzione ai ritmi e alle focalizzazioni scelte da questo autore, vi sveleranno moltissimo del suo lavoro e della sua concezione dell’infanzia.
P. S. Provate anche a contare le citazioni artistiche che sempre sempre sempre la fanno da padrona discretamente ma immancabilmente nelle narrazioni di questo imprescindibile autore.