Anastasia, di nuovo!

Voi la conoscete Anastasia? Io non la conoscevo ma sono molto lieta di potervela, adesso, presentare!

Care teste fiorite

lei è Anastasia, la protagonista di una serie di libri scritti dalla Lois Lowry parecchi anni fa, alcuni dei quali erano stati editi da Mondadori a fine anni Novanta e che ora torna grazie a 21Lettere con la traduzione di Enrico Santachiara. Anastasia, di nuovo è di fatto il secondo libro di quelli dedicati a questa protagonista ma non vi preoccupate perché il libro è perfettamente indipendente ed autonomo e si fa leggere ad occhi chiusi.

Anastasia ha 12 anni, un fratellino che parla come un professore ma si fa ancora la pipì nel pannolino, e due genitori, uno docente ad Harvard e l’altra pittrice, che hanno deciso di trasferirsi a vivere in periferia. Il trasloco occupa buona parte della narrazione con le divertenti inferenze non verificate di Anastasia sulla vita di periferia: cibi precotti, donne con i bigodini, televisione sempre accesa ecc. ecc. Un trasloco può essere deflagrante per le certezze e le aspettative di quotidianità di una ragazza e tuttavia nel caso di Anastasia, che tenta inizialmente il boicottaggio della scelta della casa, avviene il contrario, le certezze crollano in senso positivo, le inferenze si rivelano tutte sbagliate e Anastasia non solo si innamora della nuova casa ma in pochissimo scopre una nuova vita da condurre. La narrazione si interrompe a poche settimane dal trasloco e ci lascia con la certezza di un equilibrio ricostruito e ritrovato.

Man mano che la narrazione procede le intrusioni in prima persona di Anastasia e del suo romanzo in fieri si fanno più presenti e più compiute e punteggiano il racconto di piccole perle di saggezza semiadolescenziale, il titolo del romanzo è tutto un programma: Il mistero del perché alcune volte odi l’idea di una cosa, ma poi quella stessa ti piace.

Già la finezza di differenziare la cosa dall’idea della cosa che odi la dice lunga su Anastasia che proviene da una famiglia colta in cui si inquadrano perfettamente tanto lei che ama i vecchi film alla Casablanca e scrive romanzi ecc. quanto il fratellino Sam che parla come un libro stampato anche se non ha il perfetto controllo sfinterico.

Ma se devo dirvi proprio cosa mi è piaciuto di questo piccolo romanzo, che vi farà innamorare di Anastasia e sperare di incontrarla di nuovo, è che quella di Anastasia è una famiglia felice!

Si si proprio felice, il peggio che deve affrontare è qualche scambio innervosito tra i genitori che però sfuma in risata, un trasloco che per qualche ora fa perdere la brocca per il tè, i capelli di Anastasia che richiedono di essere lavati più spesso del normale, qualche piccolo pretendente un po’ imbarazzante, ma niente di più! Una famiglia felice e senza problemi grossi, una vera rarità soprattutto perché, proprio come accade nelle narrazioni della Lindgren o della Parr, tanto per dire due nomoni, nella trama non accade poi molto e sono “solo” la struttura dei personaggi e del ritmo che bastano alla narrazione!

Illuminante da molti punti di vista l’introduzione dell’autrice che svela alcuni retroscena della scrittura del romanzo, persino un errore che non vi svelo, e si rivolge direttamente al lettore in prima persona per spiegare perché scrive proprio per lui o lei e teorizza, appunto, la famiglia felice.

Uno degli aspetti che caratterizzano i membri della famiglia Krupnik è che, quando si trovano davanti alle insoddisfazioni e gli sconforti della vita di tutti i giorni, reagiscono normalmente. Si arrabbiano per poi calmarsi di nuovo. Ridono. Trovano una soluzione. L’amore che hanno l’uno per l’altro – e per le vite impegnate che conducono – illumina le loro case.

In realtà la famiglia Krupnik moltissimo ricorda la famiglia di Un’estate da morire solo che in quel caso, romanzo autobiografico che necessariamente non gode della stessa leggerezza e spensieratezza di Anastasia, l’alone di morte che colpisce la famiglia traccia un’ombra sulla felicità della famiglia che non si incrina ma si adombra.

Spero la casa editrice potrà pubblicare anche gli altri romanzi della serie perché di questo tipo di narrazioni abbiamo bisogno, perfette e lievi e in sintonia con il lettore. Se posso permettermi una noterella a margine forse la copertina non riesce a trasmettere la luminosità di questo libro che invece di luce è pervaso.

Ascolta l’incipit!

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