Il mio amico geniale

A me il nome di Gary Paulsen chiamava alla memoria scenari narrativi avventurosi… E invece da adesso in poi richiamerà anche momenti di ilarità, di quelli che troppo raramente sorprendono il lettore compulsivo e ancora meno il lettore estemporaneo.

Pronti a fare la conoscenza con Il mio amico geniale di Gary Paulsen edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin.

L’amico di Harold, ovvero l’amico dell’amico geniale, racconta in prima persona le proprie memorie delle disavventure adolescenziali. Il libro, con i suoi brevi, perfetti, divertenti capitoli cattura per leggerezza ma anche per “veridicità”, se così si può dire, dal sentore vagamente autobiografico. Soprattutto nella chiusa non sarà difficile che sopraggiunga la tentazione di sovrapporre la voce narrante a quella dell’autore!

La strana coppia di protagonisti è più che male assortita ed ha come primo ma forse non unico motivo d’essere l’unicità delle due solitudini (andate in fondo al post per scoprire l’incipit!). Lui, il narratore, viene da famiglia povera sia economicamente che culturalmente, a scuola va male, è vestito male e nulla in lui può attirare l’attenzione dei compagni, specie se femmine, ad eccezione dei bulli. Harold invece, è l’amico geniale, il nerd diremmo oggi, colto e non malandato economicamente ma talmente decontestualizzato dalla realtà da cercare prove scientifiche per qualsiasi elemento della vita quotidiana, dai baci all’economia domestica e culinaria.

La narrazione si gioca sempre in contrapposizione tra i due protagonisti (che per altro sono di fatto uno l’antitesi dell’altro) e tutti gli altri ragazzi e ragazze che li circondano. Non c’è una sola avventura che finisca “bene”, nessun esperimento che non porti al disastro di qualche natura, eppure tutto va bene purché serva a sopravvivere all’adolescenza.

Tra le chicche di questo libro vi sono le massime di Harold riguardo ogni cosa riportate come epigrafi all’inizio di ogni capitolo; sono semplicemente geniali e ne riporto qualche esempio così ci capiamo.

Morire è facile.

E’ sopravvivere che è difficile

(Harold Schernoff sull’adolescenza)

I pesci non sanno niente, mai niente,

assolutamente niente, niente di niente.

Per questo è così difficile pescarli.

(Harold Schernoff sulla pesca col verme)

Il mio amico geniale in fondo non è che un piccolo perfetto divertente trattato in prima persona sull’adolescenza vista da chi è più emarginato, e poco importa che questo libro venga da lontano nel tempo e faccia riferimento ad un tempo ancora più lontano (la prima edizione originale è del 1997 ma la narrazione racconta di quando in America al cinema si andava con 10 centesimi di dollaro e con 60 dollari si acquistava un’auto, rotta), i lettori ci si divertiranno e ci si troveranno perfettamente a loro agio, sia che stiano dalla parte dei due protagonisti, sia che abbiano la fortuna di non stare dietro quella trincea di “insicurezza comandata da ormoni”, come la definisce il narratore.

O be’, non mi resta che raccomandare più che caldamente di mettere questo libro nella libreria di classe di tutte le scuole secondarie possibili e immaginabili.

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