La mia ultima estate con Cass
Care teste fiorite buon lunedì!
Il libro che vi propongo oggi ci tiene nella stagione estiva e ci porta indietro nel tempo, all’estate da bambini, in cui, a qualcuno sarà successo (non a tutti però e mi piacerebbe che qualcuno raccontasse anche una storia diversa), due bambine saldano la loro amicizia in un patto per la vita…
Oggi vi racconto il fumetto, la graphic novel se preferite, La mia ultima estate con Cass di Mark Crilley con la traduzione di Diego Bertelli edito da Tunuè.
Megan e Cass, ovvero Cassandra (tranquilli non è cieca però il futuro in qualche modo lo prevede senza portare troppe sventure), si ritrovano ogni estate nella casa delle vacanze insieme alle rispettive famiglie; insieme fanno tutto, soprattutto disegnare, e quando un giorno disegnano a due mani il muro della casa delle vacanza e la padrona di casa invece di arrabbiarsi si congratula per la bravura ed esorta bambine e famiglie a proseguire sulla strada della creazione artistica, ha il via davvero la nostra narrazione e il patto implicito dell’amicizia tra le due bambine, poi ragazze, poi donne.
Dopo quell’estate, che funziona da antefatto alla storia vera e propria, incontriamo di nuovo la coppia Megan e Cass all’opera insieme a New York dove Cass si è trasferita con la sola madre e dove è entrata in un circolo di giovanissime artiste sostenute da galleriste ed artiste riconosciute. Per Megan, ragazza di provincia, obbediente a quei genitori che non ci pensano proprio a farle studiare arte per davvero, i giorni con Cass sono frastornanti. Segue l’amica e si lascia andare, tornano a dipingere insieme, a due mani, un quadro per la mostra di Cass, un quadro rappresentante loro due come i genitori (i padri a dire la verità) non le vogliono vedere né riconoscere. Megan dall’essere entusiasta all’idea di esporre il quadro con Cass arriva invece a dargli fuoco alla notizia che i suoi genitori parteciperanno all’inaugurazione della mostra.
Fine del quadro, fine dell’amicizia, o forse no, ma c’è ancora tanta strada da fare per potersi ritrovare e io qui vi lascio con questa trama che ho dovuto sin troppo raccontarvi per poter finalmente arrivare a dire qualcosa di questo libro che credo potrà ben risuonare nelle corde di molte lettrici e lettori che stanno attraversando momenti ed estati di cambiamento.
Chi narra in prima persona è Megan, e lo capiamo sin dal titolo. Questo è il punto di vista di Megan sulla sua amica Cass e soprattutto sulla loro amicizia, o forse soprattutto sulla costruzione dell’identità individuale in relazione a quella dell’amica.
Megan ha evidentemente rimuginato a lungo sull’accaduto, lei ha scelto una strada diversa da quella di Cass, più in linea con i progetti familiari, è riuscita a studiare arte ma all’accademia, non per strada a New York nelle gallerie in auge. Megan sembra quasi scegliere una via più piana, più lineare, sicuramente meno ribelle, per perseguire la propria passione e ciò che la fa crescere è il definirsi rispetto ad un modello altro senza tradire se stessa e i valori della propria famiglia d’origine. Megan riesce a dar forza a se stessa nonostante Cass e questa, a sua volta, nel chiarimento finale tra le due, ammetterà di aver travolto l’amica con la propria personalità senza riconoscere appieno quella dell’amica.
Io posso dirvi questo:
che a volte un’amicizia non è solo come un’opera d’arte.
E’ lei l’opera d’arte.
E vale la pena salvarla.
Vale la pena sempre.
Questa la chiusa, fortemente retorica e ripresa in copertina, di una narrazione che forse ha la sua debolezza proprio nel finale. Tutto è bene quel che finisce bene, insomma. Ok, diciamo che il punto forte di questa narrazione forse non è la capacità di dare forma alla complessità, tutto si appiattisce un pochino in un’ottica forse un po’ troppo semplicistica, tuttavia abbiamo un buon fiato che si rompe bene fino alla fine della lettura e che forse avrebbe potuto tenere meglio anche nell’happy end (scusate lo spoiler non potevo farne a meno).
Restano magnifici i disegni e davvero bella tutta la costruzione per immagini in cui la complessità della storia ed anche della psicologia delle protagoniste emerge di più e meglio che nella sceneggiatura, e d’altra parte questo è uno degli aspetti, anzi direi delle possibilità, che il fumetto ha in più rispetto alla narrativa. L’immagine non arriva solo a raccontare in proprio ma regge, sorregge e corregge anche i passaggi più deboli della sceneggiatura là dove vi siano, e qui ci riesce alla grande permettendo a La mia ultima estate con Cass di essere un bel libro di cui consigliare la lettura ad occhi chiusi.