Prima dell’apocalisse
Questo venerdì avrei voluto dedicarlo, direi di diritto e ragione (e sentimento), agli incendi.
Quindi così pensatelo, sul fondo di questo post c’è il dolore e la rabbia per un mondo che va a fuoco, per il dolore degli animali che più di tutto mi schianta.
Tuttavia siccome di libri belli degni di questo aggettivo dedicati al fuoco o agli incendi non ne ho trovati ho deciso di ampliare lo sguardo e di dedicarmi ad un albo che la catastrofe, l’apocalisse, la racconta con una delicatezza, ironia e genialità inquietanti: l’albo è Prima dell’apocalisse, gli autori sono Adéle Bourget-Godbout e Réal Godbout e l’editore è Orecchio acerbo.
Non è affatto semplice definire o inquadrare la struttura di questo albo che è narrato in prima persona dalla bambina dinosaura protagonista, proprio come se fosse un dietro, ma è invece organizzato come se fosse un catalogo con delle “categorie” da definire: le fiabe, la passeggiata, gli scomparsi, la partita, volare via, bere il mare…
Si susseguono senza soluzione di continuità esperienze che la narratrice definisce in base alla propria esperienza.
Se leggessimo i testi senza le illustrazioni perderemmo completamente l’effetto straniante ed ironico che invece domina tutto l’albo: a tratti direi realistici e senza alcuna difficoltà afferibili alla nostra quotidianità di umani del 2021, corrisponde un’ambientazione nella società dei dinosauri per di più, per costumi e riferimenti, direi ambientata in epoca diciamo ottocentesca in un contesto ispirato, così almeno mi pare, alla cultura britannica.
La bambina-dinosaura protagonista rileva e si confronta e talvolta fatica ad interpretare diversi comportamenti sociali e cultuali degli adulti e il tutto scorre con una naturalezza e tranquillità degne di un giorno qualunque in una vita qualunque e invece siamo al preludio della fine.
L’ultima doppia tavola, la seconda doppia tavola perché le altre sono tutte singole, incorniciate e occupanti la pagina di destra, ci mostra la famiglia protagonista intenta a fare un pic-nic, la nostra narratrice che guarda l’orizzonte verso destra e nessuno si accorge che da sinistra è entrato infuocato nell’atmosfera un meteorite.
Gli autori ci risparmiano l’impatto, però non smettete di sfogliare il libro, non esplicitano quello che ovvio e questo è il procedimento narrativo che di fatto hanno scelto di avere per tutto il libro: ogni “tema” affrontato dalla narratrice sembra a sé stante ma così non è, possiamo giocare sulla concatenazione con cui le pagine si susseguono. La penultima doppia pagina prima del pic-nic che prelude la fine si intitola “Cielo blu” e non credo che il testo sia stato posto lì casualmente, prima della fine, in ogni senso.
Ogni tanto, guardando le grandi ciminiere della città, mi chiedo come fa il cielo a restare così blu con tutto quel fumo nero e denso che esce fuori da lì. Forse un giorno, il cielo ne avrà abbastanza e traboccherà.
Speriamo che quel giorno non sia troppo vicino, abbiamo molti bambini da far crescere e a da accogliere ed a cui garantire un’esistenza felice, i segnali però ci sono, il meteorite forse non è già entrato nell’atmosfera, se vogliamo riprendere la metafora della scomparsa dei dinosauri, ma sta arrivando ed io immagino che possa essere fermato o almeno allontanato anche dai libri, quelli buoni, quelli buoni e belli, che costruiscono, in maniera silenziosa e spesso non esplicita ma inesorabile, una coscienza civile profonda, l’unica che può salvare noi e il Pianeta.
Con questo libro ci si può fare davvero di tutto, e sarebbe bello ci si provasse a scuola per raccontare la storia passata e presente, speriamo non anche quella futura!