L’estate di Garmann

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“L’estate di Garmann”

Età: dai 6 anni
Pagine: 44
Formato: 21 x 28
Anno: 2011
Editore: Donzelli
Autore: Stian Hole

Copertina – L’estate di Garmann

Oggi in cartella “L’estate di Garmann”.

Anche se da una settimana siamo ufficialmente in autunno, un po’ dispiace a tutti salutare l’estate, e l’estate di Garmann è un po’ l’estate di ciascuno di noi.

L’estate di Garmann è un albo illustrato insolito sotto molti punti di vista. Dalle illustrazioni, ai testi, ai temi affrontati. Propone una lettura densa, capace di evocare i cinque sensi contemporaneamente, i sensi dei bambini capaci di vedere, immaginare, annusare in maniera più nitida rispetto a noi adulti. Senza filtri.

Perché ho scelto questo libro?

Da un lato mi affascinava, dall’altro mi inibiva. Non sono certa siano delle buone ragioni, ma credo di non dover leggere solo ciò che piace a me, se un libro è di qualità credo valga sempre la pena sperimentarne la lettura. E così ho fatto.
Durante questi primi giorni di scuola fa ancora caldo, così inevitabilmente con un po’ di malinconia si ripensa all’estate appena terminata. Anche per questo motivo “L’estate di Garmann” mi è sembrato il libro “giusto”. Giusto per questo specifico momento. Giusto perché saluta l’estate e apre le porte all’autunno. Giusto perché affronta temi sensibili ai bambini. Giusto perché ha una lunghezza che mette alla prova attenzione ed emozioni.

L’estate di Garmann tratta con disinvoltura temi quali:

– l’inizio della scuola primaria (il delicato passaggio da scuola dell’infanzia a scuola primaria);
– la caduta dei denti da latte (Ebbene sì, tra bambini ci si misura anche in base a quanti denti sono caduti. Più ne hai perso, più sei grande!)
– la morte (di un animale o di una vecchia zia)
– il confronto con i coetanei (essere più bravi di… )

Il comune denominatore è “E tu di cosa hai paura?”

Garmann ha sei anni, i miei alunni ne hanno nove compiuti o li compiranno a breve, ma credo che questa sia l’età giusta per apprezzare a pieno la lettura di questo albo illustrato.
Inoltre dell’“Estate di Garmann” non basta un’unica lettura. Ce ne vuole almeno un’altra e forse più.

Apro lo zaino e prendo il libro.

“Oggi pensavo di leggervi questo…” e mostro la copertina.
Tutti a leggere il titolo a ritmi sfasati, più o meno sottovoce “L’- estate – di – Garmann
Silenzio. Mi appoggio alla cattedra e inizio a leggere.

L’estate di Garmann è quasi finita.
I grilli cantano e le tre vecchie ziette
sono venute a trovarlo.  Garmann chiude
gli occhi e pensa alle lumache nere,
alle punture di zanzara che gli prudono
e alla scuola che sta per cominciare.
Riapre gli occhi e vede che i rami del melo
sono come dita contorte che indicano
il cielo. Presto arriverà l’autunno.

Ho letto il libro pagina dopo pagina. Silenzio assoluto pagina dopo pagina. Solo qualche risata ogni tanto a commento delle illustrazioni. Occhi attenti. Pensieri ed emozioni attivi in parallelo…

Ho concluso la lettura e chiuso la quarta di copertina. Ho tenuto il libro chiuso in mano, come in un abbraccio e ho chiesto:

“Com’è?”

“Bello, ma…”
“Strano…”
“Vero, ho provato delle emozioni strane, mi sento un po’ mescolato dentro perché una pagina mi faceva ridere, un’altra mi faceva quasi venire da piangere”
“Anche a me ha fatto questo effetto…”
“Io quando ha deciso di seppellire l’uccellino ho ripensato al mio cane, a quando stava male…”
“Io ho fatto dei pensieri ma non sono belli da dire”


[Trovo magnifico un libro che dia la possibilità di pensare e di dare forma e nome anche a pensieri che si tengono dentro perché brutti, scomodi, imbarazzanti. Credo che la possibilità di confrontarsi anche su temi forti permetta ai bambin di crescere, rielaborare, superare]

Dopo aver letto il libro c’era uno strano clima…

ho deciso così di lasciar sedimentare.
Avremmo ripreso il discorso l’indomani in modo che ciascuno avrebbe avuto l’intera giornata per pensare alle proprie paure.

“Chiara, ma ripensiamo solo alle nostre paure o possiamo chiederle anche ad altri?”
“Bella idea, perché no?!? Potete chiedere a chi volete di cosa hanno paura… insomma un sondaggio alla Garmann, un po’ divertente, un po’ inquietante”. Ridono e approvano.
La domanda era chiara, semplice, diretta: “E tu di cosa hai paura?”

Le risposte lo sono state altrettanto.

“Io ho paura di fare le cose da solo”.
“Di Annabelle, la bambola assassina”.

[E qua una riflessione più approfondita andrebbe fatta da noi adulti: cosa guardano questi bambini alla TV? Vengono lasciati soli? È consentito vedere tutto? Scene di sesso più o meno esplicito, scene violente, film horror… tutto indipendentemente dall’età? I bambini di oggi non vengono lasciati soli per fare la spesa, per lavarsi, per vestirsi… ma temono di esser lasciati soli – e spesso vengono lasciati soli – davanti a un tablet, a una TV…].

“Che il mio gatto si perda… perché è già successo ed è stato brutto”
“Io ho paura che muoia la nonna perché per me è importante e le voglio tanto bene”
“Io ho paura dei temporali… e dei lupi”
“Io ho paura dell’altezza… quando mi trovo in un posto alto provo un brutta sensazione e ho paura di cadere”
“Che mio fratello muoia”
“Io ho paura dei cani… Cani piccoli, cani grandi… perché non posso controllarli”
“Chiara, a volte a me fanno paura i miei pensieri”
“Io ho paura del buio”

Ci troviamo di fronte a diversi tipi di paure.

Paure concrete, paure astratte. Paure come conseguenza di fatti già avvenuti. Paure legate all’ignoto. Paure più superficiali, paure più profonde. Paure che risvegliano paure. Paure che dicono molto. Alcune possono fungere da campanello d’allarme. Altre indicano la strada da percorrere per superarle.

Questo libro ha così colpito e coinvolto i miei alunni che abbiamo continuato il confronto attraverso l’espressione artistica. Ciascuno ha ripensato alla propria estate e alle proprie paure e ha costruito la copertina di un ipotetico albo personale riprendendo la tecnica di illustrazione di Stian Hole: foto e collage.

È stato interessante osservarli lavorare (e io con loro).

Assorbiti dal laboratorio come erano assorbiti durante la lettura.

Poi ciascuno ha condiviso assieme ai compagni così le paure hanno avuto un nome e un peso. Certo non sono sparite, ma riconoscerle è già un buon passo per accettarle, razionalizzarle e magari superarle.

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