L’eredità
E va bene, volete che lo dica ancora una volta?
E va bene, lo farò e me ne assumerò completamente la responsabilità.
Meno male che c’è Armin Greder altrimenti libri come L’eredità, appena uscito per Orecchio acerbo ce li sogneremmo!
Libri esteticamente perfetti ed eticamente necessari, di quelli che ti mettono di fronte la realtà per com’è e ti sembrano anche dire senza alcun tono di supponenza o ironia: “come, non ti eri accorto che le cose stanno così?”
Armin Greder è riuscito in questa sintesi incredibile con Diamanti e L’isola e Mediterraneo e Gli stranieri e Work anche se non è suo il testo in Italia dalla A/Z ed ora ci riesce di nuovo, sempre più forte ed impietoso con questo L’eredità.
Alla morte del padre, grande imprenditore amatissimo dall’intero paese, ammanicato con ogni tipo di potere immaginabile (lo deduciamo e non che ci sia qualcosa di esplicito, le immagini bastano e avanzano), i 3 figli maschi si ritrovano e discutono di come portare avanti e far prosperare l’azienda di famiglia. Sembra tutto a posto fino a quando compare lei, la sorella, che ha viaggiato e che dai viaggi riporta ai fratelli una visione del mondo decisamente compromessa dalla condizione ambientale. Non manca nulla nella requisitoria della sorella, la cementificazione, l’inquinamento delle acque, la distruzione delle foreste per gli allevamenti e per le palme da olio, gli incendi, le miniere….
Quale sarà l’eredità che lasceremo ai nostri figli? Si domanda la sorella e lo domanda ai fratelli che, concentrati nel loro unico e solo e, per loro, giusto punto di vista, rispondono
“Erediteranno la società, qual’è il problema?”
Eccolo qui, il problema, basta ampliare il punto di vista per cambiare il senso alle parole, le medesime e, solo che si passa dall’ottica individuale ed egoistica a quella collettiva. Ecco che la società non è più pazienza ma la società civile, quella che occupa il suolo della Terra con le guerre e le migrazioni dei popoli che aumentano a dismisura a causa dei cambiamenti climatici; ed ecco che l’eredità non è più in denaro ma in sopravvivenza.
Queste sono le ultime parole del libro che da qui in poi tace.
Armin è uomo di immagini non di parole e le sue immagini conservano sempre una potenza materica che davvero non necessita di parole, vediamo “semplicemente” con i nostri occhi quello che ha evidentemente visto la sorella nei suoi viaggi e che si amplificherà a dismisura nel futuro;
Ritroviamo il mare di Mediterraneo con una pesca intensiva di quei pesci che si sono nutriti dei cadaveri dei migranti dopo che hanno finito di annegare.
Stiamo vedendo il presente o il futuro?
Direi tutti e due almeno fino alla tavola finale in cui il presente si manifesta davvero nell’eredità di questo bambino, ricco, con il suo super giocattolo, che gioca all’aria aperta senza un residuo di mondo naturale, ma con le vestigia del potere familiare, con addosso una maschera anti gas.
Viene da chiedersi cosa accadrà a chi non potrà avere la maschera anti gas…
Viene da pensare che non c’è più tempo per pensare ad eredità che non siano collettive, che non richiedano un impegno sociale; che non c’è più posto per l’individualismo che ognuno deve fare la propria parte e non al minimo ma al massimo, e non per sé stesso ma per tutti!
p.s. se vi state chiedendo se su Amazon si vendono già maschere anti gas, la risposta è sì.