Un milione di ostriche in cima alla montagna

L’emozione di trovare un fossile, magari un’ostrica fossile passeggiando in montagna è qualcosa che si può facilmente provare, l’emozione della conoscenza che ne deriva è qualcosa di più raro a cui forse bisogna essere educati un po’ per volta. Dietro questa seconda emozione, che è una emozione riflessa, c’è la curiosità, una curiosità intellettuale che si appaga con lo studio, certo anche con la ricerca sul campo, ma a partire da uno studio.

Un libro come Un milione di ostriche in cima alla montagna, di Alex Noguès e Mire Asiain Lora edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin, l’emozione dello studio che dà gioia perché risponde ad una necessità curiosa o che, al contrario, da il là ad una ricerca sul campo, ve la può far provare in pieno, provare per credere!

Siamo in cima alla montagna ed in un dialogo che possiamo immaginare tra adulto e bambino, ma la cosa non viene mai esplicitata, veniamo condotti, con uno dei due protagonisti, alla scoperta delle ostriche che si trovano sulle montagne e della geologia che ci racconta come si è formata la Terra per come la conosciamo oggi. C’era il mare sulle montagne! O meglio, le montagne erano in fondo al mare, e poi i movimenti tettonici, e gli strati geologici. Insomma una storia molto complessa che questo libro ha la grandissima capacità di rendere semplice senza mai semplificare.

Riuscire a raccontare e spiegare le cose in maniera semplice è esattamente il contrario di farlo in maniera semplicistica, il linguaggio e la costruzione narrativa e divulgativa nel primo caso non perdono mai la loro complessità di senso e linguaggio ma vengono spiegate in modo di essere alla portata del lettore ingenuo non esperto; il secondo caso, ovvero la scrittura semplicistica, in qualunque ambito la si pensi, ha la caratteristica di banalizzare e annullare la complessità e questo non va MAI bene per NESSUNA età.

Ma torniamo a noi, l’espediente narrativo più riuscito di questo testo è secondo me la scelta di avere praticamente una rarissima focalizzazione zero ovvero un dialogo continuo senza inserzioni di altra natura. Il narratore parla con il suo interlocutore che ogni tanto gli risponde e fa delle domande, ma allo stesso modo sembra rivolgersi a noi tanto più che il narratore sembra sapere esattamente cosa stiamo guardando tenendo il libro in mano…

Andiamo a fare una passeggiata.

Accompagnami.

Guardati attorno. Cosa vedi?

Be’, ovvio, Che non avrebbe notato l’orso?

E i cervi? Immagino che tu ti sia accorto anche del picchio e della salamandra e di quell’Homo sapiens con il basco.

Però non hanno molto a che vedere con quello che stiamo per raccontare.

Andiamo avanti ancora un po’.

Così si apre la narrazione, questo io-tu dialettico che scatena la domanda maieutica è senz’altro l’io-tu tra il narratore ed il bambino che lo accompagna nella passeggiata ma il tu siamo in realtà anche noi, ovvero il lettore che va a farsi questa passeggiata entrando nel libro.

Le domande del bambino, che possono essere benissimo le medesime che vengono in mente al lettore col procedere della narrazione in cui man mano si alza il livello di complessità, arrivano a permettere un appiglio al narratore, o meglio a porgergli uno scalino per farlo salire anche un po’ nella spiegazione e farci salire con lui avendo posto le basi adeguate alla comprensione di un discorso decisamente complesso qual è quello della stratificazione geologica dovuta agli spostamenti delle zolle terrestri.

Fanno eccezione nel libro tre specie di schede, molto riconoscibili anche graficamente, sono inquadrate e sono in corsivo ecc., in cui si aggiungono informazioni più approfondite che se vogliamo possiamo affrontare anche in un secondo memento perché non interrompono né si inseriscono direttamente ed esplicitamente nella narrazione.

Però non ve le perdete, la prima scheda dedicata ai denti degli squali è pazzesca, varrebbe la pena di leggere il libro anche solo per imparare questa cosa incredibile!

L’illustrazione fa la sua bella parte accompagnando in maniera precisa e adeguata ma anche ironica e diretta, i testi del geologo.

Serve che lo dica? Ancora una volta?

Immaginate quanto sarebbe diverso a scuola spiegare la tettonica a zolle o l’evoluzione della Terra, o i fossili con questa qualità estetica e divulgativa.

Adesso che con gli insegnanti che hanno aderito a Lasciami leggere iniziereremo a lavorare, tra l’altro allo scaffale della libreria di classe dedicato alla divulgazione, direi che questo libro proprio non potrà mancare!

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