L’avventura di Walter Schnaffs

Ci sono e ci sono mai stati uomini che davvero vogliono andare in guerra? Mettere la propria vita a rischio, diventare a loro volta assassini (anche se questo termine nessun soldato se lo attribuirebbe) per un qualche presunto ideale o ordine?

Purtroppo ce ne sono stati e ce ne sono e temo ce ne saranno e tuttavia sono convinta che siano una minoranza, o almeno questo è ciò che voglio sperare; credo che la maggioranza – in passato sicuramente più di oggi nel nostro occidente quanto meno in cui il reclutamento è diventato per lo più volontario – preferisca e avrebbe preferito restarsene a casa propria, con la propria famiglia, a condurre la propria vita in pace.

Questo è quello che avrebbe sicuramente desiderato Walter Schnaffs personaggio di questo L’avventura di Walter Schnaffs racconto di Guy de Maupassant che esce in forma di albo con le illustrazioni di Giovanni Emilio Cingolani per i tipi di Orecchio acerbo con la traduzione di Oreste del buono.

Al signor Walter Schnaffs capita di essere arruolato in battaglia e già la cosa non gli piace, ma quando arriva sul campo ed inizia a vedere i morti a terra e ad immaginarsi la propria fine, che poi è anche la stessa dei nemici – non c’è in guerra altra logica del mors tua vita mea – gli prende il panico ed inizia a tramare un piano… un piano per evadere? Non direi, richiederebbe una prontezza di spirito e una quantità di coraggio che Walter Schnaffs non ha. No, lui inizia a tramare un piano (tramare poi, diciamo a desiderare perché anche per tramare Walter Schnaffs manca di spirito sufficiente) per farsi prendere prigioniero!

Ora non mi pare che i prigionieri se la siano mai cavata particolarmente bene nelle guerre e tuttavia è vero, e comunque questa era spesso la voce che girava tra le truppe, che un prigioniero veniva comunque tenuto in vita perché poteva tornare utile per scambi e ricatti verso il nemico.

Non ho idea, ma l’illustratore ce ne dà una interessante, di cosa Walter Schnaffs immaginasse per la sorte del prigioniero e tuttavia una cosa gli appariva chiara: avrebbe avuto la vita più salva e meno a rischio che sul campo di battaglia.

Non vi racconterò come accadrà che Walter Schnaffs in maniera del tutto incredibile e fortemente ironica riuscirà a realizzare il proprio desiderio di prigionia ma vorrei invece fermarmi con voi qualche momento a pensare a questo personaggio, alla costruzione di questo protagonista che rappresenta in maniera direi immutata nel tempo, l’emblema dell’antieroe, o ancora peggio dell’inetto.

Quando Maupassant si afferma come scrittore (per altro dopo esser stato lui stesso nell’esercito e sicuramente tratti della propria esperienza autobiografica potremmo trovarli in questo come in altri racconti) siamo in quel secondo 800 che vede in Francia l’avanzata del realismo, si certo, ma anche del decadentismo. A fianco a Maupassant c’è Flaubert, certo, ma c’è anche Huysman, sta venendo su la più grande generazione di scrittori antiretorici e antieroici, se così posso dire, di tutti i tempi e Walter Schnaffs questa aria la respira a pieni polmoni.

Lui non prende posizione, non combatte la guerra, non ha un ideale pacifista e non si batte per alcuna idea, semplicemente vuole sottrarsi ad un destino che intuisce peggiore della sua miseria quotidiana e non riesce neanche a farsi prendere prigioniero! Dovrà intervenire un fato decisamente beffardo perché il suo sogno si realizzi senza che lui non solo non abbia fatto nulla per raggiungere il suo obiettivo ma anzi si comporti da perfetto beota nell’unica situazione valida che la vita gli stava offrendo.

Un racconto che sottende un’ironia amara verso non solo il destino ma anche l’incapacità umana, eppure non possiamo non provare simpatia e tenerezza per questo poveraccio che non ha alcuna colpa se si è trovato in guerra così come non ha nessuna colpa e nessun merito nel ritrovarsi privo di qualsiasi qualità.

Mi sono chiesta oggi cosa possa raccontare questo personaggio e questo racconto ad un giovane lettore e mi pare di poter pensare che il racconto assume oggi una nuova ottica, può venire benissimo decontestualizzato ed interpretato alla luce del nostro tempo e della nostra Storia. Volete un libro sulla guerra? Eccolo, L’avventura di Walter Schnaffs credo sinceramente possa fare al caso vostro con la sua capacità di sollecitare pensieri critici e vari senza incanalarli né in un senso né in un altro.

E lui? Walter Schnaffs che figura ci fa davanti ai nostri ragazzi?

Perché non scoprirlo proponendo questa lettura?

Perché non partire da qui per una lettura della guerra, della umanità e figura del soldato così come del disertore e del prigioniero? O meglio delle varie tipologie di prigionieri?

E perché non prendere poi la palla al balzo per entrare nelle guerre di ieri e di oggi e cercarne le similitudini e le differenze per scoprire che la guerra è sempre la stessa feccia da sempre?

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