Uovo sapiens

Ci ho pensato un po’ su ma poi Uovo sapiens di Federica Buglioni con le fotografie incredibili di Giulia Bernardelli edito da Topipittori mi si è imposto come libro per questo Friday For Future.

E allora eccoci qui, pronti a entrare in questo uovo che è diventato sapiens, sapiente in senso etimologico e culturale, a tratti più di questo homo che il sapiens ogni tanto se lo perde per strada.

Federica Buglioni da par suo propone 9 percorsi didattici affrontabili a casa ma anche a scuola, in famiglia o in gruppo, che propongono il cibo come materiale educativo per esplorare il mondo. Questo libro infatti ha come linea portante, a livello metodologico, quella dell’elaborazione didattica: ogni percorso ha una parte di vero e proprio laboratorio, con una scrittura (sia nel senso di scelta comunicativa che tipografica) diretta al piccolo e giovane lettore che si appresta a sperimentare, a mettere le mani in pasta, ed una invece esplicativa di guida per insegnanti e familiari che seguono, non guidano, l’attività che lo sperimentatore/sperimentatrice o gruppo di sperimentatori sta portando avanti. Questo libro farà impazzire molti insegnanti che cercano delle tracce definite sulle quali approntare e condurre il lavoro, e che lavoro con questo libro!

Ma, prima, letteralmente, in mezzo e direi anche oltre questi percorsi di lavoro davvero affascinanti, ben pensati, aderenti ad una idea di didattica che sarebbe bello trovare in ogni ambito in cui si spreca la parola didattica, c’è l’approccio teorico, l’etica stessa, che sottende il lavoro della Buglioni e la scelta di condurre questo lavoro attraverso il libro.

Illuminanti per moltissimi aspetti sono le pagine che introducono ogni percorso ed in cui ritroverete, a parità di merito, la natura e la cultura, l’estetica e l’etica, attenzione all’ambiente e all’artificio umano là dove questo non distrugge o corrompe ma elabora ed innalza la componente naturale; persino il linguaggio, meglio ancora il lessico, tra favore e spinta della manipolazione etica del cibo che vede volutamente esclusi, in questi percorsi, gli animali. Non si lavorerà con carni e pesci e non per una questione morali, o peggio moralistica bensì etica, una ragione che non giudica ma si assume la responsabilità e la cura di fare i conti con i nuovi andamenti alimentari a difesa del Pianeta.

Un lavoro tanto più interessante e fondamentale se pensiamo che da un lato il cibo resta per ogni essere umano, e chissà se anche per ogni animale, il luogo della memoria più profonda, pensiamo alla madelaine di Proust, quell’esperienza è sedimentata in ognuno di noi tante volte in tanti spazi e luoghi diversi, a ciascuno il suo; e dall’altro il cibo viene trattato nelle scuole in maniera sempre più asettica e denaturata delle proprie forme, colori, odori… Leggendo il libro della Buglioni, tutte le possibilità di manipolazione degli alimenti, dai semi alla frutta, alle uova, ai funghi non potevo non pensare alle mense scolastiche, eliminate dalle scuole, messe tanto lontane da non poter più assistere e seguire o anche solo annusare la preparazione del cibo; e tali da non poter garantire una qualità del cibo che soddisfi né il gusto né l’occhio… che impoverimento culturale è stato questo della estromissione del cibo dalle scuole! Possibile che non sia stato possibile o non ci sia il modo per garantire igiene e cura per eventuali soggetti allergici, con le esigenze estetiche e culturali dei bambini?

La Buglioni più di una volta propone di trasformare la stanza in laboratorio, non in cucina, ma laboratorio sì in cui più che cercare risposte si moltiplicano domande, dove si manipola, ci si interroga senza scompartimenti di “materia” scolastica. Col cibo di fa scienza, certo, educazione alimentare (proprio nei peggiori dei casi se proviamo ad assumere una prospettiva anche di poco poco più ampia), ma soprattutto si fa storia e geografia e lingua e arte… trovate voi tutti gli accostamenti possibili, ne resterete sorpresi e la Buglioni sarà sempre lì pronta ad assecondare un’intuizione.

Alla manipolazione va di pari passo l’osservazione che è l’atto meno oggettivo che esista e che richiede una vera e propria rieducazione estetica, visiva, di concentrazione e di elaborazione del pensiero…

Il percorso Salvia, legato all’osservazione, insieme a Le parole e Gli assenti, è forse il mio preferito, e il vostro qual è?

La collana dei topi saggi sta tirando fuori contributi diversi e diversamente interessanti in cui questo Uovo sapiens forse spicca per… retropensiero se così posso provare a sintetizzare un concetto che non riesco a esprimere appieno ma che vi apparirà chiaro leggendo il libro. Ed è, forse insieme al topo saggio di Antonella Capetti, anche quello che più è riuscito a coniugare con originalità e profondità l’approccio teorico, filosofico ed estetico e quello laboratoriale e pratico che a questo punto si fondono completamente così come dovrebbe essere.

p.s. Non meriterebbero un post scriptum bensì un post a sè stante e me ne scuso ma le fotografie di Giulia Bernardelli sono di una bellezza difficile da dire, vanno guardate e riguardate e danno più che un apporto visivo al libro.

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