Winnie the Pooh Ora abbiamo sei anni
Io non sapevo che Milne avesse scritto tante poesie, e tanto meno che all’origine del linguaggio e delle storie, persino del personaggio, che poi avrebbero dato vita al classicissimo Winnie the Pooh ci fossero delle raccolte di poesia. Lo scoprii non molto tempo fa imbattendomi in Quando eravamo giovani, la prima raccolta poetica. Ma oggi vi propongo la seconda raccolta perché essa presenta dei tratti ancora forse più sorprendenti della prima.
Si intitola Ora abbiamo sei anni, è, appunto di A.A. Milne con le illustrazioni di E.H Shepard ed è edita in Italia da Electa che non mi pare però abbia mai dato a questi libri il giusto peso in comunicazione e distribuzione se è vero, come credo e temo sia vero, che questi due libri bellissimi restano sconosciuti ai più senza varcare soglie di scuole e case.
Dunque innanzitutto si tratta di una raccolta scritta, come dice l’autore nell’introduzione che potete ascoltare – e vi invito caldamente a farlo – alla fine del post, in 3 anni ed è per questo che alcune poesie potranno sembrare disomogenee nel contesto. Dobbiamo prendere una prospettiva ampia e pensare che stiamo leggendo poesie scritte tra i 3 e i 6 anni.
Essendo una racconta l’ordine e l’organizzazione delle poesie, ad iniziare dall’incipit ed explicit è significativo e quindi, pur godendo la poesia di quella bellissima possibilità di poter esser letta senza soluzione di continuità e a salti come più ci piace, credo sia importante riconoscere il lavoro di costruzione ed architettura che l’autore ha fatto per rendercela fruibile e per significare un percorso, quale esso sia sta ad ogni lettore scoprirlo.
La raccolta si apre con “Tristezza”
e si chiude con “La fine”.
Più programmatico di così!
Ma sebbene ci troviamo in una raccolta di poesie quello su cui vorrei soffermarmi un attimo con voi è la presenza dell’autore all’interno del testo: l’introduzione ci svela moltissime cose di questo libro e tali che si spinge a dire che si potrebbe fare a meno di tutte le pagine successive del libro e basterebbe tanto è importante l’introduzione.
Milne parla al plurale, chi sta scrivendo con lui?
Questo non è un plurale majestatis, non sarebbe da lui e non ce ne sarebbe bisogno, potrebbe benissimo scrivere in prima persona essendo lui l’autore, per suo figlio certo, ma è lui che scrive. Invece no per l’autore, l’autore a pari merito è proprio il bambino, Christopher Robin, perché lui è non solo l’ispiratore, il soggetto e anche il destinatario primo delle poesie del padre, ma soprattutto l’autore in senso profondo. La poesia è l’avventura di Chirstopher Robin, la sua vita, le sue storie, senza di esse non ci sarebbe scrittura e Milne lo sa.
Anche l’età la dividono i due autori, Milne parla sempre al plurale quando dice che hanno iniziato a scrivere a 3 anni e finiscono il libro a 6 e la chiusa è quanto mai interessante:
E vi confesso che abbiamo una mezza idea di fermarci qui.
Sindrome da Peter Pan di padre e figlio? Macché, questa è secondo me pura adesione spirituale tra i due autori, quello grande e quello piccolo, e anche tra le loro età. Adesso siamo qui e proviamo questo e ci piace tanto che potremmo fermarci qui. Questo ci sta dicendo Milne, ma le età successive, ed anche quelle prima, non saranno e non erano da meno, finché siamo nell’infanzia c’è speranza, mi verrebbe da dire.
Non perdetevi il post scriptum dedicato a Pooh che prende vita sin dall’introduzione che di fatto è parte integrante e significante dell’intera raccolta e per questo ci ho tenuto particolarmente a che la ascoltasse!