La mia mano
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“La mia mano”
Età: dai 5 anni
Pagine: 16
Formato: 42 x 29,7
Anno: 2017
Editore: Artebambini
Autore: Fuad Aziz
Cosa portare in cartella per il nuovo anno?
Un sacco di bei libri trovati sotto l’albero?
Un sacco di idee e di nuovi progetti?
La voglia di ascoltare i racconti sui libri letti durante le vacanze dai miei alunni?
Stavo già partendo con la valigia piena di tutto ciò quando… mi sono fermata e ho pensato che non avrebbe avuto senso. Avremmo rischiato solo l’indigestione, senza apprezzare ogni singolo libro, ogni singolo racconto.
Partire a ruota libera genera inevitabilmente “l’entusiasmante effetto valanga”: tutti hanno tanto da narrare. Il rischio è che ciascuno si faccia sopraffare più dalle cose da dire che non dall’ascolto dell’esperienza altrui.
Ecco allora che risulta indispensabile una guida.
Ecco allora che risulta fondamentale ricordarsi che l’obiettivo è la lettura e l’ascolto.
Ecco allora la proposta di una lettura semplice dal ritmo lento.
Il libro “La mia mano” di Fuad Aziz me l’ha prestato una mia cara collega con la quale spesso ci confrontiamo su metodi da sperimentare, corsi di formazione da frequentare, albi da leggere.
Gennaio
Il primo mese dell’anno, il mese della pace, il mese dei buoni propositi.
L’idea di ripartire da qui, dalle piccole azioni che ciascuno di noi compie… con le proprie mani.
La mano è uno strumento che usiamo tutti i giorni. Con la mano possiamo accarezzare, riservare a qualcuno un gesto gentile, giocare, colorare, creare opere inimmaginabili…
Il Kamishibai
Etimologicamente “teatro di carta”, il kamishibai nasce dalla tradizione giapponese come piccolo teatro itinerante per narrare storie partendo da un’immagine.
Il rituale del Kamishibai affascina i bambini.
Batto gli Hyoshigi, ossia i due tasselli in legno legati fra loro da uno spago, al fine di attirare la loro attenzione. Consegno a ciascuno un biglietto “ingresso-omaggio” per ascoltare la storia, come fosse un vero spettacolo, e un dolcetto per ciascuno.
Apro le ante in legno del Kamishibai.
Il brusio gradualmente diminuisce.
Cala il silenzio.
Inizio a narrare.
Faccio scorrere le pagine nel piccolo teatro, una dopo l’altra, accompagnando con parole l’immagine.
I bambini ascoltano attenti.
La mia mano accarezza.
La mia mano aiuta gli altri.
La mia mano colora.
La mia mano pianta un fiore
Continua così pagina dopo pagina.
Commenti a caldo
“Che bello Chiara, hai portato il Kamishibai, è tanto che non ci leggevi una storia con questo”
“Ma… se hai portato il Kamishibai significa che hai potato anche i dolcetti?” [Il solito golosone]
“È vero, ti ricordi che ci avevi detto che la storia dura il tempo di succhiare un dolcetto?”
“Che storia è? L’uomo del Kamishibai?”
“Bella anche questa storia”
“Bella sì, però non è una vera e propria storia…”
“Hai ragione, sembra un po’ una poesia…”
“Belli i disegni della mano, io faccio sempre fatica a disegnarle…”
“Anche i colori sono bellissimi…”
Personalmente…
…ho trovato questo albo illustrato per Kamishibai uno strumento valido per introdurre un laboratorio o un’attività di scrittura, ma un po’ inconsistente dal punto di vista della trama. È statico.
Di fatto questo susseguirsi di immagini non compongono una vera e propria storia, ma una serie di spunti.
Conclusa la lettura un mio alunno ha detto: “Potremo anche noi scrivere cosa fa la nostra mano…”
“Mi sembra una buona idea!” Ho risposto.
Dalla lettura scaturisce il bisogno di interrogarsi in prima persona.
“Cosa può fare la mia mano?”, anzi “Cosa fa?”
La mano di Fuad Aziz è una mano che agisce.
Non se ne sta lì a guardare con le mani in mano.
Non è una mano da osservare e descrivere usando aggettivi qualificativi.
È una mano attiva.
Ciascuna mano può dare il proprio contributo. Ciascuna mano fa qualcosa di diverso rispetto alle altre perché è unica.
Alza la mano e chiede: “Posso scrivere “la mia mano è brillantinata?””
“Eh no, è un aggettivo!”. Risponde il compagno. “L’ha appena detto”.
“Ah… ok, ho capito”
Per molti riconoscere il verbo all’interno di una frase ormai è competenza acquisita, per altri ancora questione nebulosa. Le parti del discorso sono molte e ben confuse. Per fortuna esistono gli esempi che permettono di capire concretamente il significato delle spiegazioni.
La mia mano accoglie
La mia mano impasta biscotti da regalare
La mia mano consola…
Quante cose può fare una mano.
“Chiara io ho scelto “La mia mano fotografa” perché a me piace molto fotografare e… guarda il disegno: dentro la fotocamera c’è il Louvre perché io l’ho fotografato”
“La mia mano traccia il segno su un foglio”
“La mia mano schizza acqua dappertutto”
“La mia mano gioca con i lego”
“La mia mano sente i sentimenti della palla”
“La mia mano abbraccia”
Se una mano si unisce a quella degli altri poi si possono fare davvero grandi cose…
Si può giocare, insieme.
Si può costruire, insieme.
Si può accogliere, insieme.
Poi è giunto il momento di condividere le letture natalizie.
C’è chi narra e c’è chi sfugge; c’è chi ha letto molto e chi molto poco; c’è chi si è fatto leggere e chi ha letto insieme.
“Chiara a me hanno regalato due nuovi libri…”
“Io ho letto un giorno sì e uno no”
“Io quando inizio a leggere poi non riesco a staccarmi finché non finisco il libro”
“Io non ho letto tanto, però la mamma prima di addormentarmi ogni sera mi ha letto una storia”
“Io invece ho fatto una specie di “lasciami leggere” a casa, cioè leggevamo in contemporanea nel lettone ognuno il suo libro”
“Sapete, invece, che regalo ho ricevuto io?”
“Io lo so: un nuovo libro?”
“Fuochino”
“Un libro per Kamishibai! Giusto? L’ho capito dai tuoi occhi!”
“Esatto”. Sorrido.
“Ci dici il titolo?”
“Sarà una sorpresa e ve lo leggerò a breve!”
“Sìììììììì!” coro unanime.
L’energia positiva che sanno trasmettere i bambini è il miglior carburante per iniziare il Nuovo Anno e già lo so… sarà pieno di…
nuovi libri,
bei racconti e
esperienze forti.