Le stelle

Lui si chiama Yakov. Ha tre sorelle: Sarah, Riva e Fanny. Lui è il più grande.

Ma soprattutto Yakov è il protagonista, uno dei due, di Le stelle di Jaques Goldstyn edito da La frontiera Junior con la traduzione di Silvia Turato.

Le stelle è uno di quei libri speciali che si collocano sul sottilissimo filo che divide l’albo illustrato dal fumetto. Il suo procedere per tavole che talvolta diventano strisce temporali ci fa stare un attimo nel dubbio: si tratta di un albo illustrato o di un fumetto?

Io, di mio, propenderei di più per l’albo ma se devo dirla tutta credo che la questione sia piuttosto oziosa e quindi la lasciamo qui in sospeso e che ognuno valuti come preferisce definirlo. Quello che preferisco fare, invece, in questa sede, è dirvi perché questo libro mi ha colpita e convinta.

La storia è quella di due ragazzini, Yakov, appunto, e Aisha, entrambi appassionati di Spazio, legati da un’amicizia ed affinità elettiva direi più unica che rara, e che le due famiglie riescono a separare…. Yakov e Aisha restano separati di fatto solo fino a quando la famiglia ha un qualche potere su di loro ma poi il caso (che lo sappiamo tutti che non esiste) li farà rincontrare e come andrà a finire ve lo sveleranno i risguardi finali.

A voi posso dirlo (ai giovani lettori e lettrici eviterei di espletarlo proprio come sceglie di fare il libro): questa è la storia di un ragazzino ebreo ortodosso che diventa amico inseparabile di una ragazzina musulmana di famiglia tradizionale. Le due famiglie si trovano non solo a vivere nello stesso quartiere ma persino casa contro casa e la loro incapacità di accettarsi reciprocamente e di accettare l’amicizia tra i loro figli è tale che i due padri costruiranno un muro nel giardino con cui entrambi confinano.

Ma la storia raccontata da Goldstyn di tutto questo non esplicita nulla. Quello a cui assistiamo è una storia di amicizia e di amore che viene ostacolata e che poi troverà il modo di sopravvivere ed è forse questa la cosa che ho apprezzato di più, il fatto di lasciare al silenzio l’ovvio o comunque il nucleo centrale della evoluzione narrativa.

L’altra cosa che ho apprezzato moltissimo e che mi ha fatto decidere di raccontarvi oggi questo libro sta nell’originalità e bellezza del taglio delle illustrazioni. La tavola in cui Yakov vede per la prima volta Aisha, e si innamora dei suoi piedi prima ancora che di lei, è bellissima

Così come quella che condensa l’evoluzione di Yakov che in un’unica tavola che ricorda le immagini che raccontano l’evoluzione ci fa vedere il passaggio dal bambino all’uomo ma soprattutto, più che delicatamente e implicitamente, il passaggio dall’ortodossia religiosa ad una diversa scelta per la propria vita privata. Scompaiono i peot e anche la Kippà esattamente come quando incontreremo di nuovo Aisha in un convegno di astronomia non avrà il velo…

Quanto e come c’entra la religione in questo libro?

Direi tanto, tantissimo, e tuttavia la presenza di questo contenuto specifico è tanto più interessante quanto resta implicito, implicito nel testo, naturalmente, assolutamente esplicito nelle illustrazioni.

Certo potremmo trovare qualche filo di stereotipia, io un pochino l’ho sentita ma l’ho sentita anche in altri libri di Goldstyn che ha sempre un tratto meraviglioso che non sempre è all’altezza, secondo me, dei testi narrativi. In questo caso il testo mi pare regga bene e quel filo di stereotipia potrebbe persino tornarci utile per scoprirla, smascherarla, guardarla in faccia e andare oltre…

Che ne pensate?

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