The giver – Il donatore
Esistono dei libri, in questo caso romanzi per ragazzi e ragazze, imperdibili?
Ebbene sì, ne esistono, e quelli che vi propongo nella serie di post chiamati “Gli imperdibili”
sono proprio i 10 romanzi per ragazzi e ragazze imperdibili secondo teste fiorite!
Attenzione: tra questi 10 non troverete i “classici” perché la selezione è stata operata tra opere più contemporanee.
Non so chi mi ha trattenuto ieri sera dallo scrivere questo post che voi invece leggerete domani, così io avrò altro tempo per sedimentare il pensiero ed, eventualmente, intervenire… (prometto che se rimetto mano al post tra oggi e domani lo dichiaro così potete fare la tara!). Ci sono arrivata tardi a questo libro, lo so, qualcuno potrebbe dire “meglio tardi che mai” qualcun’altra “ma come hai fatto a vivere finora”, io forse farei parte più dei secondi che dei primi e tuttavia è un dato di fatto, ho letto The giver – Il donatore di Loris Lowry traduzione di Sara Congregati edito da Giunti, solo ora.
Ho letto nel tempo molto sulla quadrilogia di The giver , su Loris Lowry, ma insomma l’incontro col Donatore è stato rimandato sinora e se crediamo nel destino potremmo anche credere che un motivo di qualche natura da qualche parte ci sarà pure stato.
Ma veniamo a The giver – Il donatore, il primo romanzo della tetralogia di The giver
Ci troviamo in un luogo, non meglio identificato con un nome, in cui scopriremo man mano che tutto è “conforme”, tutto regolare e regolato, nulla può accadere, né di brutto né di bello: ci sono nuclei familiari composti da Madre, Padre, figlio maschio e figlia femmina, la madre e il padre non producono i loro figli, ne fanno richiesta alla Comunità che glieli affida. Il nome ai bambini viene imposto con la celebrazione annuale, che può cogliere i piccoli in qualsiasi momento del primo anno di vita poiché non si conta l’età individuale ma solo il calendario della Comunità, si diventa adulti a dodici anni quando viene imposto, così come era stato imposto il nome, il ruolo nella società, ovvero il mestiere che poi si dovrà compiere fino alla fine, quando si verrà “scaricati” (e sul concetto di scaricamento non sperate che torni in questo post perché metà del romanzo sta tutto qui e non ve lo svelerò). E’ quasi a questo punto della vita di Jonas che inizia il romanzo: siamo vicini alla celebrazione dei Dodici per il nostro protagonista e dei Nove per la sua sorellina Lily mentre in casa arriva un nuovo bimbo solo di passaggio nel tentativo di rieducarlo al sonno e prepararlo alla sua cerimonia degli Uno e scongiurargli di essere Scaricato….
Il ruolo che dovrà sostenere Jonas è quello del custode dei ricordi della Comunità, il ruolo più prestigioso e raro e… doloroso che la Comunità abbia. Un vero onore per Jonas ed anche l’inizio della sua fine, o del suo inizio, chissà…
Avere ricordi vuol dire uscire dal presente in cui la Comunità vive, scoprire che c’è stato un Altrove, e che forse c’è ancora, in cui esistono i colori (già, nel mondo di Jonas non ci sono i colori), esistono le emozioni vere, esiste il dolore ma anche l’amore, il vento, il sole, le colline… (sì nel mondo di Jonas non ci sono né fenomeni atmosferici né variazioni geografiche perché la Conformità ha portato la perfezione per poter coltivare e vivere senza alcuna difficoltà dovuta ai cambiamenti climatici alle diversità del territorio). Insomma Jonas, grazie al suo maestro che da Portatore diventa Donatore di ricordi, scopre che c’è la vita oltre quella specie di vita che crede di aver vissuto sinora, in cui persino gli stimoli sessuali sono eliminati grazie a una pillola che si prende la mattina e che inibisce qualsiasi desiderio. Jonas deciderà di scappare da tutto questo ma anche di liberare in questo modo i ricordi accumulati in un anno di lavoro con il Donatore, nella coscienza collettiva della comunità sperando che l’aiuti a cambiare e tornare a quando la vita era sicuramente più difficile, più complessa, ma più profonda… E qui mi fermo tanto la trama la potete trovare ovunque e poi sapete che mi interessa poco…
Mi ha incuriosito veder definito questo romanzo (fate un giro in rete e lo vedrete subito) come un romanzo di fantascienza, devo dire che è proprio un termine a cui non avrei mai pensato. Sbagliando, evidentemente, perché qualcosa di fantascientifico c’è, e tuttavia davvero non ritengo che sia questo l’elemento preponderante della narrazione, anzi…
Siamo evidentemente in un romanzo d’autore e come tale i generi si mescolano e sovrappongono senza possibilità di scegliere chi prevalga, e tuttavia la cifra narrativa di The giver è quella distopica, o forse ancora di più quella utopica…
Sì, questo senz’altro è a mio parere l’elemento principale di questo romanzo costruito perfettamente: che si tratti di un mondo distopico ci appare evidente verso la metà del romanzo, qualcosa certo inizia a “puzzare” anche prima, ma l’elemento dell’utopia sociale sembra inizialmente prevalere… Il mondo della Conformità vive nel presente, e così la narrazione non svela nulla che ci possa permettere di comprendere meglio il contesto finché non interviene il Donatore…
The giver è figlio del 900, dei regimi totalitari, ma è anche figlio di tutta la nostra cultura occidentale, dalla Repubblica di Platone, all’utopia socialista, a 1984 e tutti i derivati. Il punto di partenza è quello che mette in scacco Jonas e anche il lettore… all’apparenza tutto sembra (ed è) così bene calcolato e perfetto, senza dolore, senza fame, senza guerre, da non apparirci “sbagliato”. Cosa c’è di male a garantire i membri della propria comunità in sicurezza e salute? Nulla, appunto, nulla fino a quando il controllo prende il sopravvento e le scelte individuali vengono abolite in favore di una ipotetica ragione collettiva.
Caspita che colpo per chi crede che il bene collettivo venga prima di quello individuale… Beh, pensate questo processo portato all’ennesima potenza e avrete The giver – Il donatore una macchina che gli esseri umani li ha annichiliti in ogni sua parte profondamente umana, persino quella “fisica”. Certo con un potere di controllo del genere il livello di tecnologia deve essere notevolissimo, ed anche di tecnologia applicata al boia umano, se pensate che le persone non vedono i colori perché non ne hanno memoria… che razza di ripulisti avranno dovuto fare per arrivare a questo risultato?
Meglio non pensarci! Meglio scappare, se scappare, come fa Jonas, vuol dire liberare ricordi che possano far tornare i colori ma anche un minimo di consapevolezza…
Tuttavia non sapremo mai (qui nel primo romanzo, diciamo che se arriviamo al quarto un’idea ce l’avremo) se la fuga di Jonas ha sortito qualche risultato, e quale, possiamo immaginare ciò che preferiamo, gli altri libri della quadrilogia ci porteranno a seguire il protagonista i luoghi e tempi altri ma non torneremo più, purtroppo o per fortuna, nel paese da cui la storia ha avuto origine. Un finale apertissimo che ci lascia la scelta che nessuno dei cittadini della città innominata ha mai avuto.
La narrazione tutta completamente chiusa sul presente non ammette passato, eccetto che nei ricordi che Jonas acquisisce dal Donatore man mano (e comunque non sono mai ricordi collocati in uno spazio tempo definito), ma nemmeno futuro. Il romanzo ci tiene stretti alla medesima ferrea logica della Conformità ed è qui che ancora una volta abbiamo la riprova che la letteratura è tale per come è più che per ciò che racconta. Di storie a cavallo tra utopia e distopia ne sono state prodotte sin troppe nell’ultimo secolo e tuttavia non tutte valgono quando 1984, Ferenhei 451 o The giver….
La quadrilogia comprende, oltre a Il donatore, La rivincita – Gathering Blue, Il messaggero e Il figlio. I libri sono apparsi sia col marchio Giunti che con quello Mondadori.