5 letture per accantonare i tuoi stereotipi sul manga

La rubrica “Noccioline” esce l’ultimo martedì del mese, è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Il manga è la tipologia di fumetto più letta, la più venduta nell’ultimo anno sia in Italia che in America, spesso però i titoli popolari sono gli shonen. Questo può portare a pensare che quelli siano gli unici titoli disponibili e soprattutto che i manga siano tutti uguali. Beh, il manga è un mondo vastissimo, che ha una storia davvero ampia. Basti pensare che i primi “manga” sono del dicottesimo secolo. Oggi però non voglio fare un discorsone di storia del manga, piuttosto consigliare qualche titolo che in qualche modo si è affermato come “diverso” dal solito nel panorama del manga.
Chiaramente questo post è pensato soprattutto per chi conosce poco questo tipo di fumetto, questi sono autori e titoli molto noti ai cultori del genere.
Direi che possiamo cominciare la carrellata di manga.

Death Note

Lo so, avevo detto che non avrei parlato di manga super popolari, ma penso che Death note meriti comunque una menzione, ora vi spiego perchè.
In Giappone è stato pubblicato da shonen jump, rivista che più shonen non si può, ma in realtà la sua trama è molto particolare e complessa, rasenta quella di un seinen. E’ il primissimo manga che ho letto (anzi, prima avevo visto l’anime) al tempo mi aveva colpito proprio perchè diverso dai soliti anime che si vedevano in tv. Niente scazzottate, solo una guerra di cervelli. E non parliamo neanche dei disegni, che a parer mio sono spettacolari. Gli autori sono Tsugumi Oba e Takeshi Obata.
Death Note è uno dei motivi per cui sto qui a difendere a spada tratta il manga come un modo di fare fumetto tutt’altro che banale.

L’uomo senza talento

Ho già parlato di gekiga, e questo è considerato uno dei pilastri del genere, immancabile da leggere, ma preparatevi a farvi rovinare la giornata.
Questo genere nasce negli anni 60, in un Giappone che soffre ancora le conseguenze delle guerre. Si contrappone al manga popolare di quel tempo, pensato soprattutto per intrattenere i bambini e i giovani. Qui le narrazioni sono profonde, adulte e spesso “difficili da digerire”. Non arriva nessun supereroe magico con tute assurde a salvare chi soffre.

I guardiani del Louvre

Voi lo sapevate che il Louvre ha una collana di fumetti tutta sua e che tra questi ci sono dei manga? Tra questi ci sono pure Taniguchi e Tayo Matsumoto (I gatti del Louvre). Come aveva fatto con l’artbook su Venezia, Tanighuchi riesce sempre a riportare su carta le atmosfere dei luoghi che racconta in modo magistrale. Io ho l’edizione francese che è più grande, ma fortunatamente, grazie a Rizzoli Lizard, I guardiani del Louvre si trova anche in italiano.
Taniguchi è un mangaka che è stato in grado di coniugare gli stili propri del manga con quelli del fumetto occidentale, come per esempio quello francese. Questo lo rende il titolo ideale per esplorare qualcosa di diverso dai classici shonen da edicola.
E poi è Taniguchi, serve davvero una presentaizone?

Ano Hana

Pure questo è etichettato come shonen, ma anche in questo caso, si esce totalmente dai confini dello stereotipo classico.
Ano Hana è un manga che è stato pubblicato in seguito all’omonimo anime, quindi se vi va consiglio anche la serie, se non sbaglio sta su Netlflix.
A discapito delle illustrazioni carine e allegre, questa storia in 3 volumi tratta di tematiche intense: crescita, adolescenza, ma soprattutto di lutto. I protagonisti sono i “super busters della pace”, un gruppo di amici d’infanzia. Noi però li incontriamo già adolescenti, ognuno per la sua strada. Si sono persi di vista anni prima, a causa della morte accidentale di un membro del gruppo. Insieme affronteranno il lutto che non erano mai riusciti davvero a gestire.
La potenza di questa storia secondo me sta nel fatto che ogni personaggio rappresenta una diversa sfaccettatura del lutto. Alcuni fuggono, alcuni si chiudono in loro stessi, altri riempiono le loro giornate per non pensare. Una riflessione sul fatto che non vi siano risposte sbaglia te al dolore, l’importante è imparare a riconoscerle e saper chiedere aiuto se necessario (mi è un attimo sfuggito di mano il lato psi, scusate).

Chiisakobe

Non sono particolarmente capace a scegliere i titoli “di pancia”, di solito preferisco leggere recensioni prima. In questo caso invece sono rimasta ipnotizzata dalle illustrazioni e dalle scelte registiche di questo manga. Ne avevo già parlato qui.
Mai come in questo periodo di parla di resilienza, di ricominciare, quindi mi è sembrato opportuno riprendere in mano questa storia un po’ surreale, ma a cui ci si affeziona subito.

Sono già arrivata a 5? Uffi, Mi vengono in mente altri mille titoli, ma non voglio tediarvi. Intanto li butto qui, in caso vi potessero interessare: Opus di Satoshi Kon (che però si trova poco in giro), oppure Rainbow di George Abe e Masazumi Kakizaki, o Metamorfosi di Kaori Tsurutani. Se volete qualche altro spunto, spulciate pute tra i vari articoli di Noccioline, i manga non mancano!

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