Appunti sulla Bologna Children Book Fair 2022
Care le mie teste fiorite,
questi due giorni trascorsi in fiera (sì, solo due perché di più mi era impossibile a livello organizzativo), mi hanno suscitato diverse riflessioni che vorrei condividere con voi.
Piccola doverosa premessa: il valore più grande della fiera a livello personale resta la possibilità di incontrare fisicamente le persone, di abbracciarsi, di conoscersi, di incrociare nuove possibilità. E su questo non ci piove e per questo sono estremamente grata a chi ho visto in questi giorni e con cui ho condiviso parole pensieri e libri. Le riflessioni che seguono vorrebbero invece avere un respiro più generale, per quanto personale, che nulla di nulla toglie a quanto vissuto e provato con estrema gioia.
E allora via!
La sensazione che questa edizione della Children Book Fair mi ha lasciato, anzi che mi ha dato sin dal primo impatto all’arrivo, è stata quella di un deja-vu e provo a spiegarmi.
Dopo due anni di assenza della fiera fisica, dopo due anni che hanno rivoluzionato il mondo in ogni sua intima parte e nelle vite individuali e nelle esperienze collettive, la fiera si è mostrata assolutamente ed in tutto e per tutto identica alle edizioni precedenti.
Medesimo allestimento persino di ogni singolo stand, medesima modalità di organizzazione degli eventi (fatta forse eccezione di qualche collegamento in più dall’estero visto la sostanziale assenza di un pubblico straniero)… nessun segnale insomma di ripensamento, o pensamento, analisi, insomma, alla luce di un mondo cambiato, oltre che di un mondo in cui le guerre e le diseguaglianze aumentano e in cui proprio per questo una lotta culturale dovrebbe diventare sempre più pressante. Certo all’ingresso è apparso in velocità uno stand dedicato all’Ucraina e, certo, lo stand ucraino presente e lasciato vuoto fa il suo effetto e tuttavia sembra che tutto scivoli via.

Nella realtà, anche della fiera, le differenze rispetto al mondo prima della pandemia ci sono e si vedono e si sentono!
Partiamo dal padiglione internazionale, o comunque dalla presenza internazionale molto, moltissimo ridotta, da qualsiasi parte del mondo la possibilità di partecipare alla fiera, immagino sia in termini fisici che economici è stata drasticamente ridotta, visitatori stranieri praticamente assenti.
Tra gli stand italiani moltissime le piccole case editrici mancanti persino dagli scaffali degli stand collettivi e tra chi c’era poche le novità. Naturalmente anche in questo le difficoltà per tutti sono state di natura fisica e soprattutto economica e chapeaux a chi in tutto questo è riuscito a stare a galla e a fare cose belle.
Spiccano anche visivamente inevitabilmente i grossi marchi italiani e stranieri, e in questo spiccare, più del solito, si è fatta più forte, almeno ai miei occhi, una evidenza che già era tale ma che in questa situazione ha preso ancora più spazio: lo spazio assolutamente maggioritario che sul mercato occupano le pubblicazioni di libri e simili (riviste ecc.) di pessima qualità. I prodotti commerciali e banalizzati e stereotipati che poi vediamo dappertutto dal supermercato alle edicole e che ovviamente soffocano e hanno il sopravvento su quella minoritaria ma forte editoria di qualità che resiste o almeno ci prova.
Il bilancio quindi è un bilancio quantomeno perplesso su un mercato che andrebbe valutato più in termini qualitativi che quantitativi, come ho provato anche a dire nel contributo per Ibby Che aria tira? ma soprattutto su una fiera che vorrei potesse o almeno provasse a restituire il polso di una situazione culturale e economica mondiale che davvero quasi nulla ha più a che fare con quella di solo 3 anni fa.
Che sia chiaro, non ho idea di cosa e come si sarebbe potuto fare, e direi che però non è nemmeno il mio mestiere, spero bene che dietro una organizzazione del genere ci sia qualcuno di moooolto bravo e competente, ma penso che qualcosa si sarebbe dovuto fare.
Come direbbe Venditti, care teste fiorite, qui manca l’analisi!
Ma l’elmetto vorrei fossimo pronti a mettercelo per difendere la assoluta necessità dei bellissimi libri per bambini e bambine come è stato giustamente sottolineato in un collegamento a distanza durante l’annuncio della vincitrice dell’Astrid Lindgren Memorial Award… perché come sempre le persone fanno la differenza e quindi tra i singoli stand e i singoli eventi cose belle e importanti si sono sentite, dette e lette, per fortuna e a chi l’ha fatto va tutta la mia gratitudine!
