Noi animali umani

Noi animali umani è il nuovo albo di Rosie Haine tradotto da Bianca Lazzaro edito da Donzelli.

Quando arriva un albo della Haine sono sempre contenta, le aspettative sono tante ma lei non delude, almeno sin qui non l’ha mai fatto e se vi state chiedendo chi sia lei… ecco, LEI è “quella” di La nudità che male fa e del bellissimo e ancora non pubblicato in Italia Hooves or hands?. E che sia lei vi salterà all’occhio a cominciare dai risguardi, dall’impostazione delle tavole….

Ma andiamo con ordine e prima diciamo di cosa “parla” questo libro… parla degli esseri umani che dalla loro preistoria hanno definito la propria identità a partire dagli animali ma anche in contrapposizione ad essi. L’albo attraversa la preistoria umana per riportaci con le ultime tavole ai giorni nostri alla ricerca dei segni che ci rendono ancora umani ora come allora ed ancora animali ora come allora.

Di fatto a me sembra che la Haine continui a raccontare sempre una stessa storia: la storia dell’essere umano – e del suo corpo – quale creatura tra le creature, da un lato sempre degno di rispetto e riconoscimento identitario, dall’altro mai esibito come superiore rispetto agli altri animali.

In questo Noi animali umani andiamo con l’autrice alle origini della separazione tra uomini e animali, alla preistoria dell’uomo, alla ricerca tanto delle specificità umane quanto delle continuità animali.

Se poi avessimo la possibilità di avere tutti i e 3 i libri della Heine sotto mano vedremmo che anche la costruzione delle tavole e la tipologia di struttura narrativa adottata sono molto simili tra loro. Le prime tavole con il movimento deciso verso il margine destro che ci spinge ad andare avanti, le tavole giocate sulla diagonalità, e soprattutto la scelta di lavorare su quel crinale che rende difficile dire dove finisce la “narrazione” se così la possiamo chiamare, e dove inizia l’intenzione divulgativa.

Quelli della Haine sono albi di fiction o non fiction?

Sono albi di non fiction e tuttavia quando andiamo ad esaminarli non in base al loro “contenuto” ma all’estetica che organizza il contenuto il dubbio ci può legittimamente venire, secondo me.

Aspetto Hooves or hands? in Italia e intanto sono felice di avere avuto occasione di avvicinarmi un po’ di più alla poetica di questa illustratrice che molto mi incuriosisce per tensione comunicativa e per estetica.

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