Fuori dal branco
Dopo l’avventura di lettura di Dark web non ho avuto dubbi nel buttarmi su Fuori dal branco di Sara Magnoli edito da Pelledoca, e per quanto le aspettative non sempre agevolino la lettura col senno di poi posso senz’altro dire che ne valeva la pena!
Fuori dal branco è un libro che trova a buon diritto posto nella libreria di teste fiorite tra i libri per ragazze e ragazzi e spero lo troverà anche in tante librerie di classe e di casa.
Ma andiamo con ordine e proviamo a sbirciare dalla serratura di questo libro che ha una tematica estremamente esplicita, esattamente come l’altro libro della Magnoli, e si occupa di un gruppo di ragazzi, il branco del titolo, che forse potremmo a buon diritto definire come baby gang. Un insieme di minorenni che si ritrovano per fare danni, spaventare, picchiarsi tra bande rivali (rivali di cosa però non è dato saperlo), commettere i più vari atti di bullismo nei confronti di coetanei e adulti. In questo branco, come sempre accade, c’è un capo dal soprannome eloquente (Cobra), ci sono i seguaci (le scimmie) e c’è anche qualcuno che non si sa nemmeno come cavolo ci sia finito lì dentro: lui, lo Sfigo, all’anagrafe Elia, figlio del giornalista Bruno Montanelli. Il romanzo si apre proprio con la prova di coraggio dello Sfigo che deve dimostrare di essere “degno” della banda spaventando una vecchia anziana… che però muore di infarto…
Non spoilero assolutamente nulla di nulla perché la struttura di questo romanzo è quella del giallo e quindi non vi dò né indizi né anticipazioni però vi invito a seguirne l’intreccio che vede due percorsi di narrazione che si intrecciano: quella in prima persona di Elia (lo Sfigo) e quella in terza dell’indagine di polizia condotta dal vicequestore Luca Modanesi e di altre storie che si accostano e incrociano per definire il quadro delle cose e anche il quadro narrativo.
La struttura del libro della Magnoli ricorda quella di Dark web, questo lavorare a fianco alla polizia, le indagini che seguono parallelamente la narrazione fino a entrarci dentro a gamba tesa… evidentemente questo tipo di lavoro alla Magnoli interessa molto, il lavoro con i ragazzi, un lavoro in cui si mette il dito in diverse piaghe aperte dell’età. E fa bene la Magnoli e per questo la seguiamo volentieri nei suoi romanzi ma la seguiamo volentieri perché la sua costruzione narrativa ha la rara dote di sapery restare al di qua del pericolosissimo confine che c’è tra letteratura e didascalismo. Per quanto Fuori dal branco sia un romanzo esplicito e più che tematizzato, anche là dove la scrittura interviene a “spiegare” qualcosa, riesce sempre scansare il rischio di caduta della tensione, ha sempre uno scatto di reni che la fa tirare dritto sulla via della narrazione. Brava la Magnoli per fortuna di noi lettori che di robaccia didascalica siamo ricoperti fino alla punta dei capelli!
Un buon gioco di focalizzazioni, movimenti inaspettati che permettono alla scrittura di restare dinamica, forse mi sarei aspettata qualcosa di diverso dal finale ma va bene così, anzi quando leggerete il libro ditemi cosa ne pensate del finale.
Invece convincente senza dubbi è l’incipit che aggancia immediatamente il lettore e con il quale vi lascio sperando che vi inviti a proseguire la lettura!
La vecchia è schiattata.
Al Cobra dispiace, quasi. Era l’unica che dava soddisfazione, l’unica a cui leggevi la paura negli occhi. Il terrore.