La bestia dentro

Allora, se poco poco conoscete Kevin Brooks questo libro vi catturerà ma non vi lascerà sconcertati.

Se invece non avete mai incontrato la scrittura di Brooks allora preparatevi ad essere travolti da La bestia dentro edito da Giralangolo con la traduzione di Benedetta Reale.

Questa è la storia di Elliot, un ragazzo sopravvissuto alla gemella in un parto prematuro e che dal momento della sua venuta al mondo vive nel puro terrore di qualsiasi cosa. E qualsiasi cosa vuol dire davvero qualsiasi cosa: le uniche persone che riesce a sopportare senza farsi terrorizzare sono la madre, la zia e il medico che lo cura sin dalla nascita. Tutti gli altri sono cavernivori, ogni loro movimento, ogni loro rumore è di per sé spaventoso, così come è spaventosa ogni ombra o ogni rumore della casa seppur familiare, i suoni che provengono dalla finestra, il mondo esterno in qualsiasi forma. Elliot infatti vive chiudo in casa, anzi meglio se rinchiuso in camera, la sua camera è insonorizzata e lui non mette mai piede fuori dalla porta. L’unica cosa che lo tiene quasi bilanciato permettendogli di sentire solo la paura ma non la paura della paura, la bestia che ruggisce dentro pronta a divorarlo, è una medicina che però finisce proprio alla vigilia di Natale…

Ma su questo sfondo già di per sé non roseo si innesta la seconda traccia dell’intreccio di questo romanzo, una traccia che per altro resta sospesa, come se in realtà non fosse così importante capirne le ragioni ma solo viverne le conseguenze: quando la mamma di Elliot manda sua sorella a prendere la medicina di Elliot visto che la sua macchina è in panne, inizia il disastro. La zia passa per casa sua a prendere i regali per il nipote e la sorella e viene sequestrata da due malviventi che in realtà aspettavano il figlio di lei; allora la mamma di Elliot insospettita nel non vedere la sorella va a cercarla a casa a piedi e viene anche lei presa in ostaggio dagli stessi loschi tipi vestiti da babbo natale ed è a quel punto che Elliot decide finalmente che deve uscire per cercare sua madre, sua zia e la sua medicina.

Le persone sono questo per me.

Orribili mostri che vogliono farmi a pezzi e mangiarmi.

Cavernivori.

Cosa voglia dire mettere piede fuori di casa per Elliot in mezzo ad una tormenta di neve e con dei cavernivori che cercano di prendersi cura di lui terrorizzandolo a morte non lo potete nemmeno immaginare però lo potete leggere!! La serie di terribili e angosciose conseguenze che l’uscita di casa comporta fanno da contrappeso all’altro pezzo dell’intreccio con i malviventi che tengono le due donne in ostaggio.

Ma qui mi fermo, as usual, non vado oltre e non vi svelo la fine (vi rassicuro solo che non siamo ai livelli di angoscia di Bunker diary) perché quello che mi interessa, naturalmente, è la scrittura!

Due sono secondo me gli elementi che catturano di questa narrazione, che, non dimentichiamocelo mai, leggiamo i traduzione (una buona traduzione che fluisce e ci permette di godere del testo senza inciampi): il senso di claustrofobia che la costruzione della voce di Elliot in prima persona riesce e produrre e generare. Quando Elliot parla tra sé, e noi lo leggiamo con una focalizzazione interna, o quando parla con la sua sorella di pancia Ellamay, il suo alter ego, non è possibile non essere presi dall’ansia, dal panico, da un senso di disagio che quanto meno ci fa intuire il disagio che c’è dentro Elliot e ci porta a temere la sua stessa bestia. Una bestia che nei momenti di panico parossistici porta Elliot a fare cose inaspettate…

Il secondo elemento davvero interessante della narrazione, è la costruzione dell’intreccio e il continuo cambiamento di focalizzazione: affianco ai capitoli scritti in prima persona da Elliot, che non si susseguono sempre in maniera temporalmente lineare, ci sono capitoli in terza che seguono il secondo filone narrativo, quello fuori da Elliot, quello in cui ci sono i malviventi che prendono le due donne in ostaggio, quello di Gordon, il cugino di Elliot che i due malviventi aspettano a casa…

Due storie quasi parallele che si implicano a vicenda ma che richiedono due stili narrativi diversi.

Bello, anzi molto bello!

Con La bestia dentro proverete freddo, paura, angoscia, ansia, mai mai mai una emozione positiva, forse un sospiro alla fine ma nemmeno tanto… E la domanda sorge spontanea: perché storie tanto angosciose? Perché tutto questo buio? Che qui è un buio interiore tanto quanto esteriore?

La risposta Brooks ce l’ha segnata (non insegnata ma segnata) da un po’: perché l’angoscia c’è, il terrore che immobilizza abita dentro ognuno di noi e dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze; e anche il coraggio che in qualche modo fa andare avanti nonostante l’angoscia è reale e tangibile nel libro perché lo è nei suoi lettori e lettrici.

E io credo fermamente che ci sia bisogno anche di questo, e voi?

p.s. vi risparmio mio ma non risparmiatevela voi una riflessione sulle figure materne del romanzo!

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner