La guerra di Celeste

Per un ragazzo e una bambina la verità è quella che si sente girare per casa.

Per un ragazzo e una bambina il mondo si divide in buoni e cattivi e il comprendere chi sono gli uni e gli altri è inevitabilmente legato ad una storia familiare, soggettiva, non discutibile perché non si possiedono ancora i margini per poterla mettere in discussione.

Per il ragazzo Celeste e la sorella Flora, i protagonisti di La guerra di Celeste di Marco Magnone edito da Mondadori, la verità sulla loro casa bruciata e la mamma giustiziata può essere solo quella di una famiglia di patrioti fascisti che credono ciecamente nella Repubblica (di Salò, siamo oltre l’ottobre del 1943) e fanno le spie dei partigiani banditi.

E’ per questo che Celeste e Flora, con falsi nomi e qualche segreto in tasca, vanno verso le colline alla ricerca dei banditi, per cercare la verità e farsi giustizia.

Va da sé che la verità che scopriranno non è quella che si aspettavano, va da sé che i buoni e i cattivi si ribalteranno, che la vita “di prima” di Celeste e Flora verrà stravolta completamente e non solo dalla necessità di riprendere a vivere senza genitori e senza punti di riferimento, ma ancora di più dalla necessità di dover mettere in dubbio ogni certezza che sin lì avevano creduto di avere.

La guerra di Celeste è un romanzo che racconta una storia di resistenza, certo, ma è anche qualcosa di più, come ogni libro deve essere: è un romanzo di messa in discussione di se stessi e soprattutto la scoperta della distanza e della possibile contraddizione tra le ragioni individuali e soggettive e quelle collettive a partire, una volta tanto, non da chi ha scelto la via della resistenza bensì quella della “massa”. Celeste e Flora sono due personaggi forti che nascono in una famiglia fascista fino al midollo, il padre al fronte e la madre spia della Repubblica entrambi super convinti di essere dalla parte giusta. E’ qui che emergono prepotentemente, anche al lettore più ingenuo, due elementi spesso tralasciati o forse dati per sottintesi quali invece non credo siano: 1) all’epoca la maggioranza delle persone era fascista, era molto più probabile essere fascisti e dalla parte dei fascisti che non essere partigiani o almeno dalla parte dei partigiani; 2) la guerra di resistenza è stata una guerra civile, la guerra di una parte di un popolo contro l’altra parte dello stesso popolo.

Celeste e Flora, con i loro nomi finti per insinuarsi tra i partigiani Ric e Ada, restano quasi schiacciati da questa conflitto interno che diventa ad un certo punto anche conflitto interiore nel momento in cui appare ormai evidente che il credo politico dei genitori non era quello “buono” e che le cose non erano come erano loro sin ad allora apparse.

Chiudo per non dilungarmi troppo, in questo 25 aprile, in questa storia difficile da raccontare soprattutto ai giovani e alle giovani, con un ultimo ma non ultimo elemento che ho molto ma molto sentito del libro: l’omaggio a Fenoglio, a quel Fenoglio che nelle Langhe ha combattuto e a quel Fenoglio che ha scritto il miglior libro di sempre sulla Resistenza, quella Questione privata che così bene è riuscita non a raccontare ma a mettere in scena il dissidio tra vita privata e vita collettiva.

L’omaggio a Fenoglio è evidente sin dalla prima riga e poi Magnone lo esplicita nella Nota ma naturalmente tutto questo è chiaro per chi Fenoglio lo conosce, potremmo chiederci se abbia senso dare a questa presenza aleggiante del grande scrittore un peso nella valutazione del libro e della sua lettura, dal momento che sicuramente il riferimento non apparirà intelligibile al giovane lettore o alla giovane lettrice. Io credo che invece questo sia un valore aggiunto perché Fenoglio è in questo libro, per il suo lettore, non come qualcosa da “riconoscere” ma qualcuno da conoscere a partire da un’occasione di lettura, come questa. Ci si può arrivare leggendo l’autore della nota in conclusione del libro, certo, ci si può arrivare anche nel confronto con un adulto, un docente o un genitore, che dal libro prende spunto per raccontare la Storia e le storie che hanno condotto fino alla scrittura de La guerra di Celeste. Impossibile dire quali e quante possono essere le strade che un libro apre, l’unica cosa da fare è imboccarle, quelle strade, e crearne sempre di nuove senza chiudere mai, resistendo alla tentazione di accontentarsi della risposta più semplice, della propria prospettiva individuale.

Buon 25 aprile!

Ora e sempre resistenza.

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