La tredicesima estate
La tredicesima estate di Gabriella Skondelberg edito da Beisler con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles, è un romanzo sorprendente, un romanzo capace di farti provare, man mano che passano le pagine e che trascorre il tempo della narrazione, emozioni forti, non direi, almeno nel mio caso, positive, verso le due protagoniste.
Quando ho chiuso La tredicesima estate ero sbigottita e innervosita e, si badi bene, non dal libri bensì dal comportamento delle protagoniste, la storia mi aveva scosso e con la presa d’atto di questo effetto che il libro ha avuto su di me è venuto il pensiero, la consapevolezza, di aver avuto tra le mani un bel romanzo che, appunto, è stato capace di muovere sentimenti, di non lascarmi indifferente alla lettura.
Ecco, questo sa fare un buon libro, di qualunque tipologia esso sia: sa provocare emozioni, diverse per ogni narrazione ma forti come se le esperienze fatte durante la lettura fossero state vere. Provate sulla propria pelle.
Ma entriamo per un attimo nella storia narrata da La tredicesima estate:
estate, interno/esterno della casa di campagna del nonno
Angelica e Sandra, due cugine che compiono gli anni lo stesso giorno d’estate ma che hanno un anno di differenza, si ritrovano come ogni estate insieme dal nonno dove le lasciano i genitori.
Angelica, compirà in questa estate 12 anni e sembra una ragazzina equilibrata, posata, calma, molti la identificano col suo nome…angelica.
Sandra, che compirà in questa estate 13 anni, è invece una ragazzina in eterno conflitto con se stessa prima ancora che con gli altri, la sua presenza porta tensione, non sai mai cosa aspettarti da Sandra per quanto, in questa ultima estate che le ragazze vivranno insieme sembrerebbe essere cambiata, essere diventata più “docile” e meno imprevedibile. Sandra, lo capiremo man mano ha probabilmente solo imparato a mettere una maschera e così ha imparato a tenere ancora più a distanza quegli adulti che potrebbero/dovrebbero mettere un limite alle sue prove estreme.
Sandra trascina Angelica in avventure e prove che terrorizzano Angelica, arriva quasi ad affogarla nel lago, a far terribili dispetti l’amica di famiglia che aiuta il nonno con le ragazze in casa da quando la nonna non c’è più, a spaventare a morte le loro cuginette più piccole… Sandra insomma ha un’idea peggiore dell’altra e il nervosismo verso questo personaggio che non riesce mai a autolimitarsi cresce man mano che la gravità delle sue “idee” aumenta.
Eppure in tutto questo chi forse ne esce peggio è Angelica, lei che non riesce mai a trovare una sola volta la forza di, se non opporsi, almeno sottrarsi, alle trovate di Sandra, lei che proprio lì dove più si spaventa prova un’eccitazione mai provata prima, all’inizio persino un’invidia nei confronti della cugina così apparentemente libera da ogni tipo di paura e di controllo.
Il libro mette in fila una serie di avventure ed avvenimenti che permettono al tempo della narrazione e al tempo dell’estate di procedere, intrecciandosi a volte con flashback che ci permettono di sbirciare nelle estati precedenti a questa tredicesima e di comprendere meglio la relazione tra le due cugine e anche di assistere all’escalation di tensione tra le due che porterà verso la conclusione ad un ultima tragicissima bravata di Sandra che Angelica non saprà né prevenire, né controllare né, purtroppo, riuscirà evitare. A quel ultime a cui prepara tutta la narrazione con un ritmo crescente spezzato praticamente solo dagli spostamenti spazio temporali della narrazione, arriviamo già carichi di una scorta di emozioni fin lì prodotte dalla narrazione e che toccano l’apice lasciandoci senza parole perché in questo finale non c’è riparazione, non c’è catarsi, il cerchio si chiude ma decisamente non come ci sarebbe piaciuto che si chiudesse.
E siccome l’autrice un pochino pietà del suo lettore ce l’ha aggiunge alcune pagine di chiusura che con un salto temporale ci riportano in estate per un attimo nella casa del nonno e ci lasciano intuire che Angelica, a quel punto, trascorsi diversi anni, sarà pronta a parlare e, chissà, forse ad assumersi anche qualche responsabilità.
Il libro si chiude con una postfazione di Marco Dallari che da par suo propone una analisi interessante della relazione tra le due cugine e sulla storia, ma vi consiglio di leggerla davvero a posteriori o di leggerlo proprio a posteriori per lasciare che la narrazione lavori da sola dentro il lettore.
La tredicesima estate è un bel romanzo dai colori forti e dalla scrittura misurata e crescente, ben congegnato e ben portato avanti ,che riesce a ricostruire quel magma di emozioni contrastanti che spesso anima ragazzi e ragazze negli anni in cui l’infanzia si sta allontanando e l’età adulta inesorabilmente inizia ad incombere. La tredicesima estate è anche il primo romanzo della collana nuova di Beisler Materie prime che promette bene se così si apre, il nome mi pare molto adatto a narrazioni magmatiche e quasi materiche che si legano all’età dell’adolescenza e preadolescenza. Non mi ha invece convinta la scelta di far scomparire il font ad alta leggibilità che da sempre è ottima caratterisca dei libri Beisler e che tanto aiuterebbe quei lettori e quelle lettrici che godono dell’invenzione del font ad alta leggibilità e che già non trovano libri “per adulti” con questa caratteristica per loro necessaria. Insomma, perché salendo con l’età non si può più avere la possibilità dell’alta leggibilità?
Detto questo vi auguro una buona lettura, e speriamo che i prossimi libri di Materie prime siano belli e emozionanti (nel senso proprio del riuscire a far provare al lettore emozioni forti) come questa Tredicesima estate.