La società segreta dei salvaparole
La società segreta dei salvaparole di Enrico Galiano edito da Salani, accompagnato dalle illustrazioni di Stefano Tambellini, è un libro che mi ha colpita e convinta e vorrei raccontarvi il come e il perché…
Quando ho inserito questo libro nei consigli di lettura per l’estate l’ho definito “particolare” senza entrare nel dettaglio riservandomi di dedicargli un po’ più di parole e pensiero per iscritto, ed eccomi qui.
Il primo elemento interessante de La società segreta dei salvaparole è sicuramente la trama, strano ma vero, il procedere della narrazione ma soprattutto l’originalità della storia stessa. Il protagonista Samu, ragazzino delle medie non propriamente bravo a scuola, anzi, racconta in prima persona di quando ha salvato il mondo dal rischio di perdere alcune parole. Le parole che si perdono sono dapprima apparentemente “inutili” o quanto meno parole senza le quali forse avremmo vissuto bene ugualmente, quali “marmitta” “formica” “finestra”, ma poi ecco che iniziano a sparire anche lemmi come “arcobaleno” e addirittura “amicizia” che invece la loro differenza nel nostro modo di esprimerci e di vedere il mondo la fanno eccome! Di pari passo alla scomparsa delle parole una nuvola grigia sembra colpire gli adulti che vivono come se fossero sotto un’effetto ipnotico, non provano emozioni e non si accorgono di nessun cambiamento… semplicemente i capelli diventano grigi, camminano curvi a testa bassa, non sorridono. Tutti cambiamenti, questi degli adulti e la sparizione delle parole, che avvengono gradualmente, tanto che non sembrano colpire nessuno, nessuno sembra accorgersi di nulla anche perché le parole scompaiono contemporaneamente dalla mente delle persone e dal web. Restano, a ben guardare, nei vocabolari cartacei ma quelli chi li guarda più?
Ora, si da il caso che Samu sia un ricordaparole, uno dei pochissimi esseri che le parole non le dimentica e anzi le dice quando servono provocando il riso dei compagni e le sgridate dei professori; Samu viene “contattato” diciamo così (leggete il libro e vi sarà chiaro 🙂 ) da una vecchia ritenuta mezza pazza per mettere su una società segreta che metta in atto azioni per riportare le parole scomparse nella realtà e soprattutto per scoprire da dove ha origine questa nuvola grigia.
Samu entrerà in questa società segreta di Nonnasquì insieme a Talpa, il suo amico più caro e invisibile, Nico l’altro suo amico carissimo e visibilissimo (il disegnatore del gruppo o così dovrebbe essere), Rachele, la ragazza dei suoi sogni che è davvero forte, e un poeta di cui non conosceremo l’identità fino quasi alla fine.
Non vado oltre, vi dirò soltanto che i ragazzini saranno strepitosi, che le parole saranno salvate, gli adulti anche e che per buona parte del libro saremo portati a seguire una falsa pista che chiamerà in causa persino un antico demone accadico di nome Rabishu…
Ma torniamo a come il libro è scritto, che come sapete è la cosa più importante. Samu ci cattura subito dando del voi ai lettori, ha una focalizzazione interna non solo forte ma di grandissimo impatto nel rivolgersi direttamente ai suoi coetanei che stanno dall’altra parte delle pagine. La costruzione dei capitoli è poi magistrale riuscendo sempre a chiudere con un levare che ci porta inevitabilmente a continuare la lettura con l’apertura, sempre in levare, del capitolo successivo. Alcuni stilemi della costruzione linguistica e narrativa ritornano e ci rendono la parlata di Samu familiare, il personaggio sta proprio parlando con noi e la sintassi e anche il lessico simulano molto il parlato e non ci fanno sentire la distanza con chi scrive ma ci portano dentro la narrazione insieme a Samu e agli altri ragazzi.
In tutto questo quella che viene tratteggiata è una rappresentazione dei ragazzi e delle ragazze non solo libera ma che li libera da ogni stereotipo, Galiano non è solo un bravo scrittore ma anche, se non innanzitutto, un insegnante che ama i ragazzi e le ragazze che ha davanti e questo rispetto ed affetto per loro si sente in ogni pagina, Samu ha la forza di chi ha qualcuno alle spalle che crede ciecamente nelle sue capacità e quel qualcuno è innanzitutto il suo autore, ahimè non il suo professore della scuola della storia (ma questo ve lo lascio scoprire da soli).
I ragazzi e la ragazza protagonisti de La società segreta dei salvaparole pur avendo delle tipizzazioni sono ragazzi e ragazze veri, che possiamo pensare di incontrare in ogni classe, nascosti tra quelli che non è che proprio brillino sui banchi di scuola.
Chiudo, o quasi, perché mi sono proprio dilungata troppo, col dire che in tutto questo il libro ha anche dalla sua il fatto di farci sorridere e ridere spesso e volentieri, Samu ha l’ironia dalla sua e anche quella facilità di narrazione divertente che spesso i ragazzi hanno nel raccontare quello che accade, quando ci ritengono degni della fiducia della narrazione.
Insomma, non so se vi ho convinto ma spero proprio di sì, La società dei salvaparole, per altro stampato in moltissime copie e già in ristampa, riscuoterà molto successo tra i lettori e le lettrici raccontando loro una storia che dentro e dietro ha sicuramente anche una metafora abbastanza esplicita che ruota attorno alle parole, alla lingua, al linguaggio ed alla scuola persino, se volete, ma che soprattutto è una gran bella storia scritta molto ma molto bene. Se vogliamo sintetizzare brutalmente forse tutto il senso del libro ruota attorno alla battuta del Romeo e Giulietta “Quella che noi chiamiamo una rosa, con qualsiasi altro nome, profumerebbe altrettanto dolcemente”? Forse La Rosa se non si chiamasse rosa avrebbe lo stesso profumo ma noi nella perdita della parola “rosa” perderemmo anche parte del suo profumo.
p.s. nel libro, la comparsa di alcune parole che il protagonista non conosce o che suonano non “normali” nella parlata di un ragazzino (e infatti non le pronuncia Samu ma Nonnasquì per lo più) sono accompagnate da un piccolo riquadro che definisce la parola stessa.