Voci nel parco
Gli imperdibili di teste fiorite
Esistono dei libri, in questo caso dei libri a figure, imperdibili?
Ebbene sì, ne esistono, e quelli che vi propongo nella serie di post chiamati “Gli imperdibili”
sono proprio i 10 albi illustrati imperdibili secondo teste fiorite!
Attenzione: tra questi 10 non troverete i “classici” perché la selezione è stata operata tra opere più contemporanee.
Voci nel parco, di Anthony Browne edito da Camelozampa, è l’unico libro a figure che mi venga in mente che sia costruito in maniera corale.
Ed è qui, con Voci nel parco che il grandissimissimo Anthony Browne si sperimenta con un tipo di narrazione per immagini direi inedita, sicuramente più unica che rara mettendo in scena la sincronicità dello spazio tempo.
Ma andiamo con ordine: di cosa parla Voci nel parco?
E’ presto detto: racconta un pomeriggio al parco di 4 personaggi, due bambini e due adulti, i due bambini con 2 genitori. Apre la narrazione la prima voce che è quella della mamma di Charles, segue la voce del papà di Smudge, poi vengono le voci di Charles e Smudge. Ognuno dei personaggi parla in prima persona ed il libro interpreta non solo con il testo ma anche con il font scelto e soprattutto con l’illustrazione l’anima, lo spirito profondo con cui ognuno dei 4 protagonisti vive questa passeggiata al parco.


Basta guardare l’incipit di queste quattro voci per rendersi conto della differenza tra le quattro voci, sembrano addirittura ambientati in 4 stagioni diverse quanto la luminosità, la palette di colori e soprattutto le ombre influiscono sulla rappresentazione iconografica di ognuno di loro!
La mamma di Charles è una donna probabilmente arrabbiata col mondo, il suo colore dominante è il rosso, tutti gli alberi intorno a lei sono di un rosso autunnale e a volte prendono persino fuoco, il segno di questa donna è il cappello rosso che poi ritroviamo.

Il papà di Smudge è invece un uomo depresso, non trova lavoro e vede tutto nero. Il suo pensiero è sintetico, la sua visione del mondo cupa salvo riuscire a farsi tirare su di morale dalla figlia Smudge.


Charles è un bambino che vive all’ombra, letteralmente, della madre. In tutte le illustrazioni, fino alla comparsa di Smudge, Charles è in ombra, all’ombra, per lo più nell’ombra della madre. Gli alberi gli appaiono spogli a forma del cappello della mamma e la forma del cappello prendono persino i lampioni e le nuvole. Tutto cambia con la tavola in cui arriva Smudge che letteralmente fa irrompere la luce e il colore e cancella ogni ombra per l’intera durata del gioco insieme.

Ed ecco che la narrazione si chiude con Smudge, una bambina allegra e vivace che appare forse persino un pochino sopra le righe. Il mondo per lei è un tripudio di colori e luce, gli alberi prendono la forma di frutti maturi, e lei ha il potere di portare la luce nella vita di chi l’accoglie, il padre e Charles innanzitutto.

Leggendo questo libro vi renderete conto di quanto un libro a figure possa richiedere livelli di lettura iconografica e logica profonda, la simultaneità spazio temporale in cui il racconto nel suo complesso è inserito non è immediatamente percepibile perché leggendo le singole voci si avrà davvero la sensazione che stiano vivendo lo spazio in momenti diversi. Farete fatica, ad esempio, a dire in quale stagione la narrazione è ambientata perché essa sembrerà indubbiamente autunno se seguiamo la voce della mamma di Charles o sicuramente estate se invece diamo spazio a Smudge che per altro è l’ultima proprio perché tende ad avocate a sé la centralità del racconto, è attorno a lei che ruotano tutti i cambiamenti della narrazione che travolgono ciascuna delle voci.
Inoltre, leggendo questo libro sarà evidentemente chiaro quanto sia forte e mutevole il punto di vista, quanto la narrazione in prima persona richieda all’illustrazione di aderire in maniera specifica all’anima di un personaggio.
Alla narrazione mancano però due voci, che potremmo giocare ad immaginare, e sono le voci dei due cani, Victoria il labrador di pura razza della mamma di Charles e il bastardino allegro di Smudge. Loro sono gli unici che con uguale vivacità attraversano tutte le tavole, tutte le voci e che forse ci farebbero vedere il parco in maniera ancora diversa, forse, ad esempio, abbassando il punto di vista alla loro altezza, ad altezza degli odori, ad esempio.
La narrazione corale è una narrazione molto particolare ed interessante ma è un tipo di narrazione che è estremamente complesso da rendere nell’albo illustrato che per il suo linguaggio specifico non ammette spostamenti di tempo e sovrapposizioni ed infatti è proprio questa la particolarità e grandiosità di Voci nel parco in cui Browne sperimenta i limiti di questo linguaggio.
L’unico consiglio che posso dare a chi ha la fortuna di imbattersi in Voci nel parco è: prendetevi il tempo per leggere e rileggere le illustrazioni perché ogni volta vi sveleranno qualcosa che non avete notato prima, prestate attenzione particolare a 4 elementi “rivelatori”: le ombre, i colori, la dimensione delle illustrazioni riquadrate.
A questo punto vi lascio da soli con il testo e con le immagini e con la sorpresa che l’incontro tra di loro vi regalerà.
