Quanto il mio gatto era piccolo
Gli imperdibili di teste fiorite
Esistono dei libri, in questo caso dei libri a figure, imperdibili?
Ebbene sì, ne esistono, e quelli che vi propongo nella serie di post chiamati “Gli imperdibili”
sono proprio i 10 albi illustrati imperdibili secondo teste fiorite!
Attenzione: tra questi 10 non troverete i “classici” perché la selezione è stata operata tra opere più contemporanee.
Il mio gatto è proprio matto di Gilles Bachelet, edito da Il Castoro è sicuramente un libro a figure che non può mancare tra i miei “imperdibili”, forse ci metterei tutta la trilogia dedicata al gatto di Bachelet, comprendente Quando il mio gatto era piccolo e Ultime notizie dal mio gatto ma diciamo che prendo questo come centro.
Adoro Gilles Bachelet, il suo senso dell’ironia, la sua raffinatezza stilistica, il suo essere così ipermoderno, ipercitazionista, ecc. ecc. Adoro in particolare Il mio gatto è proprio matto perché è il perfetto esempio, ed esilarante, delle incredibili potenzialità del libro a figure.
Gilles Bachelet è infatti quel che si dice un autore completo, ovvero l’autore sia del testo che delle immagini dei suoi libri a figure e il suo linguaggio spesso si concentra sulla costruzione contraddittoria dei due linguaggi: il testo contraddice l’immagine e viceversa generando un forte effetto straniante ed ironico.
Nel caso dei libri dedicati al gatto si insinuano però altri livelli di gioco tra testo e immagine interessantissimi:
Innanzitutto Bachelet ci parla del “suo” gatto inserendo nel gioco narrativo la presenza stessa dell’autore creando un livello di lettura e gioco metanarrativo divertente e interessante: Il mio gatto è proprio matto si apre con due pagine autoreferenziali di informazioni sull’autore e il suo gatto e tra le illustrazioni autoritratti di Bachelet stesso compaiono più volte, forse potremmo anche immaginare che sia davvero casa sua quella che fa da location delle storie.
Inoltre, e qui sta sicuramente il dato macroscopico del gioco letterario portato avanti da questi libri, il gatto di cui si parla nel testo non solo è contrappuntato dalle immagini con comportamenti contrari da quelli descritti MA non è un gatto bensì un ELEFANTE!
Eccolo qui un gioco davvero perfetto e lieve e pulitissimo di una costruzione narrativa che giocando tra il testo e l’immagine crea una narrazione di un divertimento unico. Proviamo a fare un gioco: proviamo a leggere il testo da solo, poi proviamo a leggere le illustrazioni da sole, e poi mettiamo tutto insieme e stiamo a vedere. Vi renderete conto che il testo è perfettamente coerente e realistico e di per sé non ha alcun carattere d’interesse, ci parla di un piccolo gatto che si ambienta nella casa nuova; le illustrazioni sono divertenti perché ci mostrano un elefante che si comporta come un gatto e questo è sicuramente divertente; ma è solo quando leggiamo le due storie insieme che si scatena il massimo della capacità comunicativa della storia.
A quel punto le illustrazioni diventano paradossali ed assurde e la reazione tra testo e immagine riesce a dare il massimo delle proprie possibilità regalando al lettore e alla lettrice un’esperienza di lettura straordinaria.
Detto così sembra tutto piuttosto complesso ma i libri sono di una semplicità e leggerezza unici perché quello che Bachelet mette in scena non è un esercizio di stile ma una narrazione letteraria in cui tutto è talmente perfetto ed oliato da farsi percepire quasi come “naturale” e semplice, pur mantenendo, in questo caso una buona dose di assurdità.
Conoscete i libri di Bachelet? Qual è il vostro preferito?