Il narratore di Saki

Ci sono libri che sanno essere e dire più di quanto non sembri ad una prima lettura.

E non è forse questa la caratteristica primaria della letteratura?

Sì, certamente, ma tra questi vorrei riservare un posto speciale per il suo potere metanarrativo senza eguali a Il narratore racconto di Saki pubblicato in versione illustrata da Orecchio acerbo con le illustrazioni di Michele Ferri e la traduzione di Angela Ragusa.

La storia è presto detta: un signore, uno scapolo come viene tradotto nel testo, si trova a condividere uno scompartimento di treno con una signora (la zia) e i suoi 3 nipotini. I bambini come è normale che sia fanno domande in continuazione, la zia abbozza risposte stupide e cerca di raccontare storie che si rivelano per i bambini di una noia, oltre che di un’incongruenza, mortale. Lo scapolo, provato dalla stupidità della zia e anche dal chiasso dei bambini decide di raccontar loro una storia e questa storia sarà, a detta dei bambini, l’unica storia bella mai ascoltata, a detta della zia, una storia disdicevole e sconcertante.

Di che storia si tratta?

La storia di una bambina, Berta, “orribilmente buona” che aveva avuto 3 medaglie di riconoscimento della sua bontà e anche il permesso di visitare il giardino privato del principe, ma è proprio lì che , tradita dal tintinnare delle 3 medaglie verrà mangiata in un sol boccone da un lupo di passaggio.

La costruzione del racconto tuttavia non ruota attorno al racconto di Berta, bensì ruota attorno alla costruzione del racconto stesso in cui questa storia della bambina orribilmente buona si inserisce come una cornice, una mise en abime della narrazione nella narrazione.

Entrambi i livelli narrativi, quello “di realtà” di cosa avviene nello scompartimento di treno e quello “di finzione” della storia di Berta, sono costruiti in maniera tale da svelare sia esplicitamente che implicitamente, tutti i segreti e gli elementi essenziali della costruzione di una narrazione ed anche della funzione narratologica del narratore.

Ogni frase, ogni parola, ogni aggettivo, in questo testo prendono un peso doppio: quello della levigatura perfetta che permette alla storia di procedere per la sua strada, e quello del suo senso metanarrativo messo lì per dirci “ecco cosa ci vuole per fare un bel racconto ed ecco come si scrive un racconto esemplare!”

Un racconto qualunque?

No! E qui arriva l’ulteriore livello di interesse di questo racconto straordinario: stiamo parlando esplicitamente di un racconto per bambini.

Già perché il racconto per bambini ha delle sue caratteristiche non solo e non tanto di costruzione letteraria, quelle sono sostanzialmente le medesime del racconto “tout cour”, bensì di formulazione ed elaborazione del contenuto, ed è qui che si inserisce nella cornice narrativa la storia di Berta quale esemplificativa della tipologia prediletta dal pubblico bambino.

La zia rappresenta quello che forse potremmo definire “l’adulto medio” che racconta storie sceme, lo dicono i bambini – così sceme che gli uditori smettono di ascoltarla quasi subito -, storie che “i bambini possano al tempo stesso comprendere e apprezzare”.

Il punto di vista dello scapolo invece è del tutto diverso, le sue storie non hanno finalità se non quelle di catturare l’attenzione dell’uditorio che resta incollato ad ascoltare per il puro piacere di sapere come finirà la storia. lo scambio di battute finali tra i due adulti dello scompartimento rivela tutto il senso dei due punti di vista:

“Una storia assolutamente disdicevole da raccontare ai bambini!

In questo modo lei ha cancellato l’effetto di anni di oculati insegnamenti.”

“Però” ribatte lo scapolo, radunando i bagagli e preparandosi a lasciare lo scompartimento “sono riuscito a tenerli tranquilli per dieci minuti… il che è molto più di quanto sia stata capace di fare lei.”

La storia di una bambina la cui bontà diventa causa stessa della sua fine è effettivamente quanto di meno educativo ci possa essere, d’accordo, ma il punto non è questo: le storie non sono fatte per inculcare oculati insegnamenti, come direbbe la zia, le storie sono fatte per trascorrere il tempo nella felicità dell’immersione in una realtà diversa, e questo è sicuramente più di quando siano capaci di fare la maggior parte dei libri per bambini.

Noterò solo di sfuggita che Saki non è autore per bambini e che la sua voce arriva da oltre cento anni fa… Il narratore è racconto tale che se davvero riuscissimo a leggervi tra le righe e se questa operazione la riuscissero a fare tutti coloro che vogliono scrivere (per l’infanzia o per altri poco importa) avremmo un’infinità di libri brutti di meno!

p.s. Ho nei confronti di questo libro anche un debito materiali poiché senza di lui buona parte dei corsi sulla narratologia sarebbero enormemente più complessi da portare avanti!

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