Il dubbio
Il nuovo nato dalla famiglia Minibombo è lui, Il dubbio di Silvia Borando e Alberto Lot, e non ci sono proprio dubbi che sia un libro Minibombo perché questa storia è proprio una storia “alla Minibombo” forse un giorno diverrà un’espressione accettata criticamente e qualcuno inizierà a fare tali libri anche senza appartenere a questa casa editrice e direi che se ciò accadesse non ci andrebbe nemmeno male…
Ma iniziamo davvero questa recensione e entriamo nel Il dubbio, scendiamo nella pancia del coccodrillo insieme al piccolo topolino protagonista il giorno in cui il coccodrillo si accorge di aver perso le maracas e chiede al topino, che è suo amico e si fida ciecamente, di andarle a cercare…
eccolo che senza paura né indugio alcuno entra nella bocca del coccodrillo, ed ecco che dopo poco incontra un primo animale, anche lui alla ricerca delle maracas del coccodrillo….
ma il coniglio non è e non sarà il solo nella pancia del coccodrillo alla ricerca delle maracas, incontreremo diversi animali tutti che sono entrati con fiducia e poi, chissà quando, si sono fermati lì colti da un dubbio….
stanno cercando davvero le maracas o forse sono stati mangiati? Il topo non ha dubbi e prosegue per la sua strada alla ricerca delle maracas e a quel punto anche tutti gli altri cercatori che l’hanno preceduto si ringalluzziscono e si mettono alla ricerca con lui fino a quando….
Beh fino a quando succede una cosa che non vi svelerò MAI perché spero la scoprirete leggendo il libro!
E quindi veniamo al punto: qual è l’elemento direi per antonomasia “minibombesco” di questa storia, che condivide con altre magnifiche storie di Silvia Borando, Alberto Lot e Minibombo in generale?
L’elemento è… anzi gli elementi sono 2:
- la costruzione perfetta del ritmo narrativo che praticamente da solo fa tutto
- il gioco con lo stereotipo e la conseguente messa in scena di quadri che potremmo definire disdicevili
L’insinuarsi del dubbio credo sia di per sé cosa buona e giusta, fondamento e garanzia di un pensiero critico direi, e tuttavia nel caso del topolino protagonista anche io non mi sarei fatta prendere dal dubbio, l’amicizia si fonda sulla fiducia altro che dubbio… il finale aperto qualche stradina per illuderci volendo ce la lascia comunque anche se il dubbio è tale e tanto che insomma il finale possiamo anche chiudercelo da noi.
Il ritmo invece non lascia dubbi e scambi e con la sua costruzione tra pause e accelerazioni e rallentamenti fa da solo tutto il lavoro di costruzione della tenuta narrativa, e dei colpi di scena, esattamente come era accaduto per Affamato come un lupo e Il castoro l’uovo e la gallina.
Le storie di Minibombo sono una garanzia da questo punto di vista e mi colpisce sempre come riescano a mantenersi fresche e narrativamente convincenti ad ogni uscita, voi che ne pensate?