Mappe delle mie emozioni

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Mappe delle mie emozioni”

Età: dai 4 anni
Pagine: 48
Formato: 33,5 x 27,7
Anno: 2019
Editore: Camelozampa
Autore: Bimba Landmann

Questa settimana in cartella un albo illustrato dalla copertina rigida, accattivante ed esplicita:

MAPPE delle mie emozioni

Mappa delle mie emozioni – copertina

Mostro il libro ai miei alunni e chiedo:
“Secondo voi di cosa parla questo libro?”
“Di emozioni…”
“Di mappe…”
“Di cosa prova il bambino…”
“Sembra un atlante”
“Mi fa pensare a geografia”
“Le mappe servono a far orientare…”
“La copertina è il davanti del bambino, il retro della copertina, il dietro … hai visto che forte?”


Il titolo e la copertina di un libro sono importanti perché dicono molto della storia, ma non tutto, per fortuna. Devono colpire il lettore al fine che possa scegliere proprio quel libro.

Prima di iniziare a leggere ho chiesto:

Cosa sono per voi le emozioni e, soprattutto, quali sono?

“Le emozioni è il modo in cui ti senti in un determinato momento”, ha detto qualcuno dall’ultima fila.
Cominciano a elencare alcune emozioni ed è chiaro da subito che ad una emozione positiva ne corrisponde una negativa. Eppure entrambe si completano e hanno valore in questo loro essere, inteso come un unicum e non come dualismo.

Le emozioni

Personalmente non amo trattare le emozioni come “argomento”, anche, se di fatto, affronto l’argomento quotidianamente! Non mi piace parlare di cosa sia la rabbia, la felicità, la paura, il disgusto, la tristezza, offrendo una definizione preconfezionata. Preferisco partire dall’esperienza, riflettere sull’esperienza, dar spazio al racconto di un’esperienza significativa. Ciò che si prova quando si subisce un’ingiustizia, un rifiuto. Ciò che scaturisce quando ci si arrabbia. Come ci si sente dopo un evento gioioso o un dispiacere.

Nel corso dell’intero ciclo scolastico, non ho mai proposto nulla di esplicito e didatticistico a tema ma, quest’anno, mi sembrava il momento giusto per affrontare l’argomento con una certa consapevolezza.
In quinta si studia il corpo umano ed è l’anno in cui può iniziare un’importante transizione, quella che Piaget definiva come “il passaggio dal pensiero operatorio concreto all’operatorio formale”. Il bambino può iniziare ad approcciarsi al pensiero astratto. Ecco perché ho pensato di proporre “Mappe delle mie emozioni”.

Mi piaceva l’idea di mappare le emozioni… di fatto, leggere questo libro ad alta voce, è stata una vera sfida.
Cosa c’è da leggere in una mappa?!?

Così ho aperto il libro e iniziato a leggere.

Una frase di Khalil Gibran introduce alla lettura

L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni, e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi.

Mappa delle mie emozioni – interno prima pagina

“Mappe delle mie emozioni di Bimba Landmann edito da Camelozampa”

Apro il libro e… silenzio

“Chiara… è un Silent Book? Inventi tu la storia?”
“Non proprio… ci sono delle parole… ora vedrete”

Ho lasciato spazio al silenzio, all’osservazione, all’immagine e all’immaginazione, all’interpretazione.

“C’era una volta un ragazzo che decise di partire con l’essenziale per intraprendere un lungo viaggio alla ricerca di se stesso…
Si addentrò nella “Foresta del Buon Augurio” e girovagò per le “Terre della Speranza” vide il “Piccolo Lago delle Idee” e poco più in là il “Grande Lago delle Idee”, passeggiò lungo la “Valle delle Farfalle”, intravide le “Colline Futura”.
Salì al “Belvedere dell’Attesa”, percorse la “Strada che Guarda Lontano” e poi la “Circonvallazione Panoramica”.
Lungo la costa il “Porto Promessa, Partenze verso L’Isola dei Desideri” e poco più in là, la magnifica “Isola dei Desideri”, aerei pronti a decollare dall’”Aeroporto Chimera”.
All’interno della circonvallazione una specie di grande lago, chiamato “Mare dei sogni” al cui centro si ergeva un magnifico castello chiamato “Utopia, la Città Miraggio”.
Da vicino tutto sembrava così immenso, dall’alto quest’assetto verde-azzurro non sembrava altro che… un occhio.
Ma non ci si poteva fermare qui. Era urgente proseguire”.

La storia continua alternando un momento di partenza-ripartenza-viaggio ad un momento di arrivo-approdo-stasi. Il protagonista attraversa varie Terre, dalla Speranza alla Paura, dal Disgusto alla Gioia, dalla Rabbia alla Vergogna, dalla Meraviglia alla Gelosia, dalla Tristezza all’Amore.

Mappa delle mie emozioni – Terre della Speranza

Commenti a caldo

“È la storia di un bambino che parte per un viaggio”
“Con il suo zainetto e la sua barca… che poi sarebbe una barca giocattolo che diventa vera forse o immaginata”
“E incontra diversi personaggi” 
“Approda in varie terre che rappresentano le varie emozioni”
“E ha dato i nomi delle varie emozioni come se fossero una mappa”
“Non si capisce se sia una viaggio immaginario o realistico… perché sembra fantastico eppure le terre delle emozioni sembrano realistiche”
“A me sono piaciuti i nomi che l’autrice ha dato alle cose”

Mappa delle mie emozioni – Terre della Rabbia

Le illustrazioni sono poetiche.

L’intero albo sembra collocarsi in una dimensione altra rispetto al reale o al fantastico, una dimensione che pur mostrando elementi già noti è completamente ignota, dovendo darle un nome probabilmente sarebbe “inconscio”. La consapevolezza delle proprie emozioni spesso non è riconosciuta o accettata. Le emozioni sono come cavalli selvaggi: autentici ma difficili da domare.

I colori delle immagini sfumano, sono prive di confini, non hanno mai contorni netti. Il nero è assente, viene utilizzato solo per scrivere i brevi testi presenti nel libro, simili a etichette. È importante dare un nome alle cose. Dando un nome significa che si conosce la persona, l’oggetto, l’emozione in questione. Quando si dà un nome è più semplice affrontare la persona, l’oggetto, l’emozione perché non è qualcosa di sconosciuto.

Le vignette compongono la storia.

Come in un film vi è un focus più o meno ravvicinato. Si segue la storia dall’esterno, ma quando si approda nelle varie terre delle emozioni anche il lettore ha la possibilità di scendere per esplorare la zona e ritrovarcisi un po’.

Mappa delle mie emozioni – Terre della Vergogna

Le immagini sono ricche di particolari.

Per questo il libro si presta ad esser letto più volte, in tempi o età diverse.
La rosa dei venti permette di orientarsi, grazie alle stelle. Le fasi lunari mostrano come passa il tempo.

A lettura conclusa ho lasciato il libro a disposizione per una lettura più accurata.
Ho consegnato a ciascuno una sagoma dove poter disegnare le proprie mappe delle emozioni. Prima di disegnare e scrivere, la fase di elaborazione delle idee. Poi una legenda delle emozioni. A seguire un elenco degli aspetti importanti che provocano emozioni. Infine la stesura finale.

Tutti hanno svolto seriamente l’attività. Qualcuno un po’ più criptico si è limitato a svolgere il “compitino”, qualcun altro ha davvero viaggiato in lungo e in largo dentro di sé.

A seguire l’immancabile momento di condivisione

“A volte mordo quando mi arrabbio”
“Quando ho paura mi viene la pelle d’oca”
“Ho messo il “disgusto” sui piedi perché… se penso alla scarpiera di casa ti assicuro che c’è una gran puzza”
“Ho disegnato la tristezza sul collo perché quando mi viene da piangere mi sento prima il nodo in gola”
“Io ho messo la rabbia nella pancia perché sento che è lì che nasce e quando mi passa, il mal di pancia rimane, almeno per un po’”
“Il modo per sfogare la rabbia secondo me è correre…”
“Per me piangere…”
“Per me ballare…”
“Per me giocare alla Nintendo DS…”
“Per me stare fuori all’aria aperta…”
“Per me ascoltare musica…”
“Per me è trovare un rifugio, un posto tranquillo dove aspettare che passi”
“Anche per me è così. Mi nascondo nel vano caldaia”
“Anche io ho bisogno di star da sola finché non passa, perché quando sono arrabbiata sono una vipera e rischio di dire cose che non penso”
“Io vado nel lettone e urlo sotto i cuscini”
“Quando mi arrabbio mi viene da piangere anche se non voglio”
“A me vengono i crampi al braccio per la rabbia”
“Io urlo e trattengo il respiro, faccio così un po’ di volte, poi mi metto il cappuccio”
“Io dico le parolacce, ma senza che mi sentano”
“Io mi chiudo in camera”

Il libro è stato un buon pretesto per innescare pensieri, discorsi, riflessioni… emozioni.

I racconti di rabbia sono sempre quelli che ottengono più successo, i più plateali. Mi è piaciuto un mio alunno che ha disegnato “L’Orecchio dell’Attesa” perché quando va a chiamare gli amici… aspetta. Oppure un altro che ha collocato le “Montagne della Felicità” sul quadricipite perché prova felicità quando è in montagna, ma per scalare le montagne ci vogliono “gambe”. Un’altra alunna ha deciso di non usare il nero perché sarebbe troppo forte e “coprirebbe tutto”, invece le sue emozioni sono belle allegre, quindi al massimo ha usato un grigetto.

Infine, dopo il successo dello scorso anno (quando abbiamo guardato il GGG), ho proposto un pomeriggio-cinema a guardare “Inside Out” e sgranocchiando pop-corn.
Insieme, tutto ha un sapore diverso e dopo questi due anni di pandemia, ricostruire il collettivo è il modo migliore per rimettere in circolo emozioni positive.

Collettivo finale delle “MAPPE delle emozioni” di classe
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