Il negozio di animali e La gatta nera
Storie di scheletri, il ritorno di ossaspasso.
Se mi seguite da un po’ avrete incrociato il libro di Ossaspasso almeno un paio di volte tra le pagine di teste fiorite, prima nella vecchia edizione e poi nella nuova bellissima edita da Camelozampa. Mi piacevano questi personaggi e mi piaceva la loro storia e proprio non avevo idea che ci fossero state delle altre loro storie fino a quando non ho visto questi due nuovi albi: Il negozio di animali e La gatta nera di Allan Ahlberg e Andrè Amstutz editi entrambi da Camelozampa con la traduzione di Chiara Carminati.
Qualche settimana fa è uscito in libreria Il negozio di animali e ora anche La gatta nera, entrambi ci riportano nell’atmosfera notturna in cui vivono Scheletro grande e Scheletro piccolo, nel primo libro provano a sostituire il loro cagnolino diventato troppo chiassoso con altri animali presi dal negozio di animali (ovviamente è il negozio del venditore scheletro che vende solo animali scheletro), ne provano diversi fino a quando non troveranno finalmente quello che fa per loro… l’intuizione la si deve al negoziante che deve avere un buon sesto senso sulla psicologia giocosa e infantile dei personaggi…
In La gatta nera invece Scheletro grande Scheletro piccolo e scheletro cane vanno in slittino nella neve e tra la neve che copre tutto e il buio della notte non vedono dove vanno e si schiantano uno alla volta, per fortuna il negozio delle ossa è lì per recuperare ossa perse visto che ritrovare un osso bianco nella neve è difficilissimo…trovare invece una gatta nera in mezzo alla neve è facilissimo ed infatti eccola qui, la gatta nera del titolo, pronta a farsi vedere ad ogni sbandata degli scheletri fino a quando capiremo cosa cavolo ci faceva la gatta nera non scheletro in questa narrazione!
La cosa che adoro di più di questi libri, in questo assolutamente simili al capostipite della serie, è la loro “gratuità” se così si può dire. Si leggono per puro divertimento e godimento, nulla ma proprio nulla ci rimanda a nessun tipo di contenuto di qualche altro interesse che non sia la narrazione di queste storie con questi personaggi speciali.
Si va affinando invece, mi pare, la sottile costruzione delle storie in cui prende sempre più forma la bizzarria di Scheletro grande e Scheletro piccolo, le loro scelte avventate e decisamente spesso sconsiderate, il clima di leggerezza assoluta in cui tutto ciò che si può rompere e andare in pezzi viene rimesso su proprio come si fa con uno scheletro. Era successo nel primo libro, ve lo ricordate? con il cagnolino che si frantuma andando a sbattere e i due scheletri che giocano a ricostruirlo, qui il meccanismo narrativo resta simile pur mitrando e il gioco si ripete con la serie di animali che gli scheletri provano a portarsi a casa al posto del loro cane. In
In La gatta nera invece si aggiunge un elemento interessante, un gioco più sofisticato che deriva dall’introduzione di un personaggio completamente in contraddizione con il contesto e con i protagonisti: è nero e non bianco, e fin qui ci siamo, ma soprattutto non è fatto d’ossa!
O meglio, immagino che la gatta le ossa le abbia ma noi non le vediamo, questa è una gatta “vera”, “viva” che è lì per farsi vedere e per giocare con il lettore prima ancora che con il cane scheletro.
Quali sono gli elementi forti di questi libri? Di questa serie, ormai possiamo chiamarla così?
Proviamo a metterli insieme
- la costruzione dei personaggi, originale e con identità forti, assurde e folli ma coerenti
- il ritmo analogico che ogni volta ripete la modalità narrativa in un crescendo
- last but not least, anzi, la scrittura!
Già, il testo che in originale è in inglese e che abbiamo la fortuna di leggere nella traduzione di Chiara Carminati, un testo ripetitivo e sonoro che proprio su queste sonorità ripetute fonda la propria musicalità che ha moltissima parte nel gioco di piacere che dà la lettura del testo e il divertimento.
E voi? Siete pronti a tornare dentro questo mondo scuso scuro in cui vivono gli scheletri?