Improvvisando!

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

improvvisando!

Età: dai 6 anni
Pagine: 109
Formato: 14,5 x 21,5
Anno: 2014
Editore: Associazione Nazionale di Santa Cecilia
Autore: Luigi Dal Cin
Illustratore: Emilio Urberuaga
Musiche: Fabrizio De Rossi Re
Voce narrante: Marco Presta

Autunno inoltrato

Halloween ancora nell’aria. Questa settimana in cartella un piccolo libro. Non un libro di storie di paura, ma una raccolta di racconti di diverso genere, tra cui anche una storia di fantasmi.

improvvisando! – Copertina

Avevo già portato a scuola questo testo in terza elementare.

Raschia, sfrega, gratta…

“Chiara, la conosco questa storia, parla di pirati… ce l’hai letta qualche anno fa…”
“È vero, mi ricordo, era carnevale”
“E poi abbiamo inventato noi una storia di pirati”


“E ci avevi fatto il foglietto con gli errori a rischio… ah ah… a me avevi tagliato di tutto con tutti gli errori che facevo!”

Proprio così.

E, all’epoca, avevo promesso che avrei riportato questo piccolo libro in quinta, per introdurre i generi letterari.

Questo libro racconta otto diverse storie con otto diversi generi letterari: la fiaba, il racconto giallo, racconto circolare, il racconto di pirati, il racconto di fantascienza, l’intervista, il racconto di fantasmi, il racconto di avventura.

Cambia il genere, cambia l’ambientazione, cambia la narrazione, ma i personaggi protagonisti rimangono sempre gli stessi: una principessa, un lupo, una vecchina. Una sorta di rivisitazione del binomio fantastico di Rodari. Il vincolo funge da stimolo, così l’immaginazione dà vita a belle storie.
La tecnica è quella dell’improvvisazione intesa come la spiega Paola Pacetti nella penultima pagina, ossia la capacità di muoversi con libertà in uno spazio che si conosce. Ritroviamo l’improvvisazione in molteplici ambiti: nel gioco, nella musica, nel canto, nella scrittura… In questo libro si propone un parallelismo tra arte del narrare e arte di musicare. Tutti i racconti ruotano attorno agli stessi personaggi, così come la melodia si sviluppa sulle stesse note.

Personalmente l’idea mi sembra geniale.

Ricordo quando il maestro di chitarra di mio figlio, una volta consolidato il “giro di do” lo invitò a improvvisare una melodia sulle note del giro armonico: DO, LAm, REm, SOL7, FA… e invitò anche me a unirmi a questa jam session improvvisata. Tutti e tre suonavamo liberamente, arpeggiando o seguendo l’accordo, nell’ordine disordinato scelto, l’uno indipendentemente dall’altro.
Il risultato era un piccolo melodioso strabiliante concerto armonico.

Ho preso il libro e ho iniziato a leggere.

Quella notte me la ricordo bene, ragazzi, come fosse oggi.
E come potrei dimenticarla?
Ero stato a trovare i MacLeod per festeggiare la nascita della loro bimba e, finita la cena, dopo aver messo a dormire la piccola, ci eravamo divertiti a raccontare storie di fantasmi.
Avevamo fatto tardi, ma sapete come succede: una storia tira l’altra! Finché l’orologio a pendolo suonò dodici rintocchi: era proprio arrivato il momento di rientrare a casa.

Un racconto di sette pagine, intervallato da illustrazioni didascaliche, a doppia pagina.

Il narratore, in prima persona, salutati gli amici, supera il ponte vecchio e si addentra nel bosco dove incontra una vecchina. Scoprirà in seguito che si tratta del fantasma di Cappuccetto Rosso e la ragione che lo tiene imprigionato in questa terra. In lontananza si sente un lupo ululare.
Tutti i racconti di vario genere richiamano in alcuni tratti fiabe più tradizionali e conosciute

Commenti a caldo

“Chiara non mi è piaciuto, non saprei dire perché, ma non mi è piaciuto per niente”
“Non fa paura”
“Anche secondo me non è un racconto di paura”
“Me lo aspettavo diverso”
“Ma quali sono le tre parole?”
“Ragazzo, lupo e vecchia”
“No, ti sbagli, sono: Principessa, lupo, vecchina”
“Ma va… non nominano nessuna principessa. Secondo me è ragazzo, lupo, vecchia”
“Ti dico io quando la nominano, quando Cappuccetto Rosso dice che la chiamavano “la Principessa” perché si era arricchita vendendo cappelli di pelo di lupo, che in realtà era pelo di volpe”
“Hai ragione…”
“Lo so!”

Dopo la lettura… il momento di scrittura.

A differenza del solito, i miei alunni questa volta non erano entusiasti.
Scrivere non è facile e quando si fa fatica, il piacere passa in secondo piano. Il mio obiettivo è fare in modo che svolgano l’attività di scrittura volentieri.
“Ora proverete voi a scrivere una “Storia di fantasmi””.
“Nooooooo….” in coro, simultaneo.

La loro reazione mi ha colto un po’ in contropiede.

“Chiara, mi annoia scrivere perché bisogna pensare, inventare e poi scrivere. D’accordo, saper scrivere correttamente serve, ma oltre a questo non trovo un senso”
“Anche a me non piace”
“A me piacciono solo i dettati”
“A me piace ascoltare, non scrivere”
“A me piace inventare, ma poi mi stanco a scrivere”
“Io ho le cose in testa, ma poi non riesco a metterle giù, per questo non mi piace tanto”
“A me sì, mi piace scrivere, soprattutto di misteri da risolvere”
“Anche a me piace scrivere”

Allora li stuzzico un po’…

“Secondo voi, quali caratteristiche deve avere un racconto di paura per essere efficace?”
Veloce braistorming.

“Secondo me il “Racconto di Fantasmi” non funzionava perché era statico, cioè non poteva succedere niente, la vecchina fantasma era seduta, ferma. Il lupo era lontano, il suono non si avvicinava, era fermo lì, arrivava sempre dallo stesso punto.”
“Vero e poi secondo me non funzionava perché c’era il lieto fine”
“Manca completamente le suspense”
“Cos’è la suspense?”
“È quella che ci crea la Chiara quando ci legge “Streghe”. Si ferma sempre sul momento più bello. Quando ci lascia in sospeso e tu trattieni il respiro e vorresti sapere cosa accade dopo, anche se hai un po’ paura. Questa è la suspense”
“Ho capito”
“Anche le descrizioni non trasmettono molto”

Questo momento di confronto e critiche costruttive ha permesso di rilassare gli animi e rasserenare le menti. Durante l’attività di scrittura tutti sono partiti facendo il ragno o scaletta, poi la brutta copia, poi la revisione e infine trascrivendo il testo in bella.

I racconti, seppur svolti in un tempo breve (mezz’ora) si sono rivelati quasi tutti pertinenti, efficaci ed originali. Tutti erano soddisfatti del proprio racconto e quasi tutti hanno chiesto di poterlo leggere alla classe, addirittura chiedendo di posticipare la ricreazione.

“Chiara, posso fare anche il disegno?”

Qualcuno preferisce esprimersi attraverso l’illustrazione.
“Certo – rispondo – ci mancherebbe”.
Credo che l’importante sia che ciascuno trovi il modo più adatto ad esprimere se stesso. Sono certa che prima o poi tutti troveranno la forza per raccontare alla classe la propria storia.

Quindi l’immancabile condivisione, esercizio attivo di lettura ad alta voce, prova di sicurezza di sé, riflessione metacognitiva, confronto e messa in discussione.
Dopo la lettura i compagni potevano intervenire liberamente evidenziando gli aspetti positivi del racconto e gli aspetti migliorabili. Questo tipo di correzione si è rivelato molto più efficace dei metodi tradizionali. Inoltre mantiene viva l’attenzione della classe e ognuno ha il proprio momento di protagonismo, che non guasta.

“Chiara, il mio puoi leggerlo tu?”

“No… – e sorrido… – però, se vuoi, posso tenerti la mano dietro la schiena finché leggi”.
Riuscire a “far da soli” non significa “sentirsi soli” mentre si fa qualcosa. Rassicurare nel passaggio permette di fare il passo successivo, che si colloca giusto un po’ più avanti del precedente.

“Bello! Mi è piaciuta molto la storia e hai curato le descrizioni. La frase che mi è piaciuta di più è quando hai detto «L’erba secca scricchiolava sotto i suoi piedi come foglie d’autunno»”.
“Sai quando hai detto che si era sentito la mano sulla spalla, l’ho sentita davvero. È la cosa che più temo quando sono al buio: sentirmi toccare”.
“Secondo me hai fatto alcune ripetizioni”.
“Sì, lo so, me ne sono accorto ora, leggendo ad alta voce”.
“Hai letto benissimo”.
“Secondo me l’idea della storia era buona, poi però mancavano alcuni passaggi”.
“Forse se non avesse avuto il lieto fine avrebbe fatto più paura”.
“Mi ricordava il libro che ho letto quest’estate”.
“Vero, ho preso spunto da quel pezzo”.
“Assomiglia più a un giallo, ma è comunque bello”.

Abbiamo poi riascoltato il racconto

L’abbiamo riascoltato utilizzando il CD allegato al libro e riflettendo sulla musica che accompagna il testo.

“Ci sta, ci sta…”
“Chiara ti ricordi che l’anno scorso con il Kamishibai ci hai raccontato la Divina Commedia e c’era la musica di sottofondo?”
“Anche su “Chouchou e la luna””.
“E anche su “Un pianoforte, un cane, una pulce e una bambina”.

A proposito di fantasmi…

Dopo l’ora di italiano c’è l’ora di inglese… perché non leggere “The Canterville Ghost”?
In dotazione con il libro di testo “Billy Bot” c’è un piccolo libro di narrativa con la storia semplificata del Fantasma di Canterville e dato che l’interdisciplinarietà è un mio punto debole, o un mio punto forte, mi viene spontaneo collegare una materia all’altra.

“Potremmo farne la rappresentazione teatrale…”
“Certo… ci pensiamo, intanto facciamo ricreazione!”

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