La crociata dei bambini
Era il 1939 quando accadde la storia raccontata da La crociata dei bambini, era il 1942 quando Bertolt Brecht la scrisse, ma è oggi che questa storia, nella sua essenza di metafora e persino nel suo terribile realismo è ancora vera.
Questa è la storia de La crociata dei bambini di Bertolt Brecht edita da Orecchio acerbo con le illustrazioni di Carme Solé Vendrell e la traduzione di Daniela Almansi, in collaborazione con Amnesty International Italia.
La storia di un gruppo di bambini, minori forse diremmo oggi al telegiornale, che, rimasti orfani di tutto, si uniscono in cerca di sopravvivenza: cibo certo ma anche mutuo soccorso, assistenza, amicizia, persino amore sotto il gelo dell’inverno polacco.

Erano in fuga da quel macello,
dal brutto sogno di orrore e di brace,
per arrivare in un posto diverso,
dove potessero vivere in pace.
Nella compagine di bambini e bambine le distinzioni di ceto, nazionalità, religione o altro spariscono, quello che conta è la loro coesione e la loro forza fisica per sopravvivere al macello della guerra. Non tutti ce la faranno, qualcuno cederà all’inizio, qualcuno invece riuscirà a scaldarsi con un po’ di amore e affetto reciproco…

Ne avranno tanta, di cura reciproca, da adottare con loro un cane malconcio come loro, che potrebbe sfamarli per qualche ora ma che invece diventa non solo loro compagno solidale ma anche il loro baluardo di speranza quando si perderanno e manderanno il cane con un cartello al collo in cerca di aiuti.
Era una scritta di mano bambina.
Ora è trascorso già un anno e mezzo. L’hanno trovata dei contadini.
Il cane è morto di fame da un pezzo.

I bambini e le bambine, i ragazzini e le ragazzine, non mollano, fino all’ultimo cercando la vita e rifuggono la guerra e gli adulti in quanto portatori di guerra. La loro compagine aleggia ancora sopra di noi, o così dovrebbe essere, possiamo sentirla se ci mettiamo in ascolto. La crociata dei bambini non è mai finita, quella del ’39 in Polonia ha compiuto la sua storia, ma di bambini e bambine ce ne sono ancora tanti che cercano disperatamente un posto migliore, un posto di pace dove trovare non solo il pane ma anche le rose, non solo il cibo ma anche un cane da amare, un amico da accudire, una scuola da frequentare, un adulto di cui fidarsi e a cui affidarsi come è giusto che accada a quell’età.
Questo è un Brecht duro e crudo, un Brecht quasi senza speranza, schietto in cui non c’è traccia di quella sottile ironia che spesso accompagna le sue opere. Questo è un Brecht che comunica in maniera diretta e a qualsiasi età, a dispetto della ricercata forma poetica e della crudezza della narrazione, o forse dovrei dire della realtà.
E’ un Brecht a cui non possiamo non dover molto per aver scritto anche questo, anche La crociata dei bambini a ricordarci che i grandi, grandi davvero, dei bambini non si dimenticano, ai bambini pongono occhio e cuore e quando sono capaci anche la penna.
E’ il Brecht de “beato il paese che non ha bisogno di eroi” che qui di eroi non ne fa comparire e non perché non ve ne sia bisogno ma perché questo paese – e non stiamo mica certo pensando alla Polonia del ’39 vero?! – oltre ai carnefici ha solo creature indifese, forti solo della loro umanità di cui nessuno tiene conto. Non eroi ma bambini, bambini che avrebbero bisogno non di eroi ma di adulti vivi e che alla vita tengono più che alla morte e al potere.
La crociata dei bambini è un libro che ai ragazzi e alle ragazze dovrebbe arrivare, certo un testo duro e crudo ma potente più di qualsiasi discorso contro la guerra, un testo che al centro non mette astratte ragioni a favore della pace, ma la sopravvivenza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, le ragioni della vita contro quelle della morte perché la logica mortifera è l’unica che governa qualsiasi guerra.
Le ragioni dei piccoli contro quelle dei grandi.
