L’Attesa
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“L’Attesa”
Età: dai 6 anni
Pagine: 28
Formato: 22 x 30.7
Anno: 2015
Editrice: Edizioni Corsare
Autore: Daniela Iride Murgia
Oggi in cartella non potevo che avere questo albo illustrato. Formato medio, copertina rigida, dorso rosso, titolo maiuscolo, illustrazioni minuziose e realistiche.
Oggi, in cartella, “L’Attesa” di Daniela Iride Murgia.

Perché ho scelto questo libro?
Principalmente per due ragioni. Innanzitutto manca pochissimo a Natale, poi, non proponevo da un po’ un albo illustrato.
Il rischio è di pensare che gli albi illustrati siano libri per bambini piccoli è sempre dietro l’angolo.
Non è così. Assolutamente. Anzi.
L’albo illustrato, intersecando un linguaggio verbale e uno iconografico permette al lettore più approcci alla storia, in base alla propria sensibilità, all’età, alla maturazione personale e offre diverse possibilità di approfondimento.
Tornando alla prima ragione, manca poco a Natale… ma Natale cos’è? Cosa ci si aspetta dal Natale?
Per qualcuno è il giorno più bello dell’anno, per qualcuno è il giorno in cui nasce Gesù, per qualcuno è quando arriva Babbo Natale, per qualcuno è una festa in famiglia, per qualcuno è un giorno come un altro, per qualcuno coincide con Annukkà.
Il periodo che precede il Natale è comunque sempre un periodo di attesa.
Credo che nella frenesia del tempo attuale ci sia poco spazio per l’attesa. Credo, però, sia indispensabile attendere. Senza attesa non c’è spazio per percepire il bisogno, per nutrire il desiderio, per coltivare l’immaginazione. Senza attesa non c’è prospettiva di crescita, tutto viene automatizzato.
Ho notato che il tempo in cui viviamo è intriso di frenetiche anticipazioni ma, le perenni anticipazioni, implicano il non essere di fatto presenti, con testa e cuore, sul qui ed ora.
[Si pensi solo a quanto tempo prima si cominci a pubblicizzare Halloween e che poi ad Halloween nei supermercati si trovano già pandori e panettoni e le luminarie in città vengono accese sempre prima, per godere al meglio, per godere di più, ma è davvero così?].
Differente è l’attesa.
L’attesa non anticipa, aspetta. Il rischio dell’anticipo è di arrivare prima, di arrivare troppo presto per poi stancarsi di aspettare o distrarsi dall’arrivo in sé. Chi è in ritardo si trova inevitabilmente in difetto e ha un atteggiamento più umile, conosce il rischio di poter aver perso qualcosa.
“Chiara che libro hai portato oggi?”
Prima di leggere l’albo illustrato, lo prendo in mano e in silenzio aspetto.
In silenzio osservano.

L’attesa
L’attesa ha a che fare con il tempo. Il tempo ha a che fare con il prima, con il dopo, con il presente. Il tempo ha a che fare con la storia universale e particolare, quella che riguarda ciascuno di noi.
Ricordo quando rimasi in cinta. Pensai che nove mesi fossero un tempo lunghissimo. Presto capii che era il tempo necessario per prepararmi ad essere mamma.
L’attesa è così, è il tempo giusto di cui hai bisogno tu, proprio tu, per esser pronto per un determinato evento. L’attesa è uno stato d’animo. È l’atteggiamento a cui tendere. È un essere disposti o predisposti alla novità, al cambiamento. Non è cosa da poco l’attesa. Richiede pazienza e non tutti ce l’hanno.
In questo tempo dato a disposizione, non basta attendere, con le mani in mano, ma bisogna prepararsi, qualsiasi cosa si stia aspettando.
L’attesa presuppone un atteggiamento attivo.
Poi chiedo:
“Qual è il titolo?”
“L’Attesa”
“Vi fa pensare a qualcosa?”
“Sì, molte cose…”
Interessante come funziona il nostro cervello, basta un input e come una reazione a catena pensiamo a una serie di cose, più o meno concatenate tra loro tramite un nesso, non sempre esplicito.

“Cos’è l’attesa?”
“È quando si aspetta qualcosa…”
“E l’Attesa per te?”
“Per me?!? Beh… boh… ci devo pensare”
“Cosa si aspetta?”
“Di tutto…”
“Forse niente…”
“Ci si aspetta… di finire un libro…”
“Di iniziarne uno nuovo…”
“Si aspetta il vaporetto…”
“L’arrivo dell’alba”
“L’autobus”
“Il Natale…”
“La chitarra nuova…”
“Il giorno del compleanno…”
“Di andare in casa nuova”
“Che nasca un fratellino”
“Di andare alle medie”
“L’estate…”
Poi ho aperto il libro e iniziato a leggere.
“L’Attesa di Daniela Iride Murgia, edito da Edizioni Corsare.
A tutti quelli che sanno aspettare”
Alzo lo sguardo.
Li guardo.
“E voi sapete aspettare?”

Era Gennaio.
A volte mi sentivo solo.
Avevo coltivato un dolce desiderio,
una verde speranza,
verde come l’erba cocciuta
e silenziosa ai bordi delle strade.
Così mi sono fatto coraggio
E ho chiesto a mamma e papà con tono supplichevole:
– Potrei avere un cane?
– Vedremo…
Hanno mugolato in segno di risposta.
Questo l’incipit.
Lentamente.
Mese dopo mese.
Pagina dopo pagina.
Si costruisce questa storia d’attesa.
Cura nelle parole e nelle illustrazioni. Entrambe attente ai particolari. Entrambe intrise di poesia.
Sempre presente il desiderio e la metaforica erba cocciuta.

Il bambino inizia a immaginare il suo cane, inizia a fantasticare sul nome.
Il bambino incalza con la sua richiesta, ma i genitori temporeggiano.
Il bambino non demorde.
La sua unica richiesta mese dopo mese assume una forma diversa di similitudine (“come se avessi chiesto… di avere uno stambecco muschiato o un fratello pulcinella o un ghepardo vellutato e via seguendo. Tutte similitudini molto originali).
Le aspettative
Le aspettative lasciano spazio alle speranze, alle speranze seguono le disillusioni, tra le disillusioni si insinuano i dubbi e dopo i dubbi rischia di arrivare la rassegnazione.
Ormai era passato quasi un anno.
Sembrava che mamma e papà conoscessero solo una parola.
– Vedremo! – Hanno chiocciato a Novembre.
– Come se avessi pigolato, frignato, pipiato
come solo un esercito di pulcini testardi sa fare.
Forse la loro testa sarebbe stata più dura della mia…
… Perché dopo tutto questo bofonchiare, ruggire, soffiare, sibilare, chiocciare, temporeggiare e rimandare, il verde della mia speranza era scolorito…
E così avevo smesso di fare sempre la stessa domanda.

Commenti a caldo
“Belloooo…”
“A me la copertina fa pensare a quando vado a fare la visita oculistica”
“È vero… anche io stavo per dirlo”
“Io ho sempre desiderato un cucciolo, ma i miei non me lo vogliono prendere, è quattro anni che glielo chiedo”
“Chiara i disegni sembrano veri”
“Abbiamo già letto libri illustrati da quest’autrice, vero? Forse “Foglia”… e “Un pianoforte, un cane, una pulce e una bambina”
“Io mi ricordo quando aspettavo la mia sorellina”
“È vero che quando aspetti tanto una cosa succede proprio così e a un certo punto non ci speri più, smetti di chiederla… e poi arriva”
“A me dopo quattro anni non è arrivato niente e continuo a chiederlo eh!”
“L’attesa può essere anche quando aspetti che la mamma e il papà si rimettano insieme… forse è più una speranza”
“L’attesa fa parte della nostra vita e ci serve perché quella cosa senza attesa non arriverebbe”
“Per me l’attesa sconfigge la paura… per un compito, un saggio, una partita”
“Per me l’attesa merita quando desideri qualcosa con il cuore”
“Io non ho pazienza di aspettare”

Il testo
Il testo è allegorico. I numerosi sinonimi rafforzano le immagini, la lettura stessa e il lessico. Ritengo la cura del lessico svolga un ruolo fondamentale, dato che al giorno d’oggi il bagaglio di parole sembra a rischio d’estinzione.
“Attenzione che adesso ci tocca scrivere”
“Quanto mi piace il mio alunno intuitivo” […e ride]
Quindi a seguire l’immancabile attività di scrittura, semplice, libera, naturale, seguendo la “scaletta” che, come lo scheletro nel corpo, ha la funzione di sostenere il testo. Non si vede, ma è indispensabile per sorreggere un buon racconto.
Titolo: “L’attesa”.

Che cos’è? – Provo a definirla –
Cosa si attende? – Faccio alcuni esempi –
Piano personale: E tu, sai aspettare? – Quali elementi servono per saper aspettare? (1) Devi sapere cosa vuoi? Perché lo vuoi? E avere la pazienza di desiderarlo, amarlo, riceverlo –
Racconto un fatto personale
Conclusione: Penso che l’attesa sia importante o no? Perché?




Concludendo…
Posso dire che questo albo illustrato ci ha offerto numerosi spunti.
Ci ha permesso di riflettere sul senso dell’attesa.
Ha stimolato un’attività introspettiva.
Ha fornito un contatto diretto con la poesia nelle sue molteplici manifestazioni.
Ha seminato arte e educato al gusto del bello, mostrando diverse possibili tecniche.
Il bianco nel testo e nell’illustrazione non ha lasciato vuoti o silenzi ma spazi voluti che hanno dato valore e intensità a parole e immagini.
Anche l’uso dei colori e i vari accostamenti sono intrisi di cura, qualità non scontata ed esclusiva dell’autore.
