Morris. Il bambino che trovò il cane
Mettiti davanti alla finestra,
con il berretto e la giacca.
Non guardarti i piedi e non agitarti.
Non fare domande, tipo:
“Manca molto?”
Non farlo. Altrimenti ti perdi l’inizio.
Così inizia Morris di Bart Moeyaert, illustrato da Sebastian Van Doninck ed edito da Sinnos, con la traduzione di Laura Pignatti.
Morris è uno di quei libri che riesce a farvi sentire sulla pelle il freddo e il caldo e tutti i tipi di emozioni che vi vengono in mente, dalla gioia alla tristezza alla rabbia alla delusione e chi più ne ha più ne metta.
Morris vive dalla nonna, almeno per un po’, perché a casa sua sono successe delle cose tristi… dalla nonna c’è la cagnolina Houdini che fedelissima al suo nome riesce a liberarsi da qualsiasi vincolo e a scappare sulla montagna di fronte. Basta che la nonna guardi la montagna e Morris si veste per andare a ripescarla e la ritrova e riporta sempre a casa in un tempo relativamente breve fino a quando, un giorno, sulla montagna, Morris incontra un ragazzino con un montone che sembra sbarrargli il cammino e, come se non bastasse, si scatena una tempesta di neve che gli impedisce sia di ritrovare Houdini che di tornare a casa. C’è da sentirsi perduti, lì su al freddo, da soli, dopo che anche il ragazzino strano se n’è andato, e senza nemmeno il cane con sé… ma ecco che compaiono delle fiaccole sul crinale della montagna, gli abitanti del paese stanno salendo a cercare Houdini, e forse anche Morris, pensa Morris, e la tensione sembra un pochino abbassarsi quando in realtà arrivano gli ultimi due colpi di scena che porteranno alla svolta risolutiva la narrazione. Come e perché non ve lo svelo, ovviamente, vi basti sapere che a casa Morris e Houdini torneranno sani e salvi e con un amico in più, un amico che finalmente avrà anche un nome e i nomi, ve lo assicuro, in questa storia sono molto importanti perché sono i nomi che fanno esistere davvero le cose.
Morris è racconto lungo che, alla faccia dei libri sulle emozioni, le emozioni ve le fa provare fino a farvi sentire la paura, il freddo incredibile, la preoccupazione, la speranza e poi il calore e la gioia.
Morris è un racconto in cui potrete trovare tra le righe tutto ciò che state cercando in un libro perché qui dentro ci sono brani di vita ma soprattutto c’è una metafora letteraria che tiene e prende la forma del topos: quante volte ci sarà capitato, e ancora ci capiterà, come a Morris, come all’autore, di trovarsi con la neve alle ginocchia, impossibilitati a trovare la strada di casa, invischiati in una situazione che non volevamo ma che ci ha incastrati?
Morris è un racconto bellissimo e come tale possiamo prenderlo e godercelo, ma se decidessimo, noi adulti che cerchiamo di entrare nella letteratura e di attraversare i libri per comprendere come funzionano, di leggerlo in senso metanarrativo vi assicuro che reggerebbe benissimo… Prendetevi due minuti per leggere la lettera che l’autore ha dedicato ai lettori di Morris, la trovate qui, vi accorgerete subito di quanto la storia di questo bambino che va in cerca di un cane che non sa far altro che scappare su una montagna completamente bianca sia molto ma molto simile alla storia di uno scrittore che va in cerca di una storia che non sa far altro che scappare su un foglio completamente bianco fino a quando la si riesce a prendere e a riportarla a casa, scrivendola davvero e dando la gioia a tutti i lettori di poterla leggere.
Bart Moeyaert non è un autore che può sfuggire, è uno di quegli autori che quando pubblica un libro nuovo lo si deve cercare e leggere e vedere dove avrà deciso di portare e provare la scrittura, questa volta. Se vi viene in mente qualche suo libro, o se proverete a leggerne alcuni vi accorgerete che sembra ogni volta reinventarsi, ogni storia va a sé, non è, o almeno non mi sembra che sia, uno di quegli autori che riconoscete al primo tocco perché, proprio come lui stesso dice nella bellissima lettera che nuovamente vi invito a leggere, ogni storia prende la sua strada e richiede una cura e un lavoro diverso a colui che decide di narrarla. Certo, guardando bene, non sfuggiranno caratteristiche stilistiche che rivelano lo stile dell’autore, o tematiche che testimoniano la poetica, ma può essere interessante andare a ricercare queste tracce che tendono a nascondersi più che a volersi far trovare.
Morris è un racconto che gode, tra l’altro, delle bellissime illustrazioni di Sebastian Van Donick e di uno stile narrativo paratattico, sincopato, in cui il narratore onnisciente, che apre con l’esortazione all’ascolto con cui ho voluto aprire questo post, conduce con maestria la narrazione disseminandola di indizi che piano piano, molto ma molto lentamente ci permetteranno di mettere a fuoco il personaggio protagonista e non solo. Questa è una scrittura che si svela piano piano perché ha fretta di procedere nel racconto e le spiegazioni le avrete dopo, mano mano, a tempo debito, mica si può spiegare tutto subito, altrimenti che gusto c’è a procedere nella lettura e poi, mi spiace ma c’è fretta, c’è da correre su per la montagna a riprendere una cagnolino di nome Houdini che è scappata, ancora una volta.
Buona lettura.