Un nido di nebbia – Guida all’adozione

La rubrica “Noccioline” esce l’ultimo martedì del mese, è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Forse vi sarà capitato di notare, un paio i venerdì fa, che Teste Fiorite ha condiviso sulla sua pagina Facebook una diretta di Avamposto 31. L’episodio è stato una sorta di “Noccioline al quadrato” perchè Andrea Artusi (Noccioline video) mi ha invitata a parlare di Nido di nebbia di  Andrea Voglino, Ariel Vittori edito da Tunuè, e di come il fumetto possa essere un mezzo di comunicazione che non parla solo di avventura e umorismo.
Da psicologa che tratta anche di questi argomenti sono stata entusiasta della proposta e mi sono divertita molto a partecipare.
Ecco quindi che ho pensato di riassumere un po’ le impressioni che ho avuto sul fumetto e su quanto si è discusso quel giorno.

Partiamo dalla lettura del fumetto.

Io in generale preferisco leggere i libri senza saperne nulla e poi approfondisco le loro origini e i processi con cui sono stati creati: non mi piace rovinarmi la storia con le mie aspettative. In questo caso avevo già un piccolo spoiler: si parla di adozione. L’adozione è un tema che può essere trattato in mille modi da diversi punti di vista, ma una cosa di cui ero certa è che è molto delicato ed è facile finire nei cliché delle famiglie felici del mulino bianco. Per la laurea triennale ho fatto un tirocinio di quasi in un anno in equipe adozioni, quindi un po’ l’argomento lo masticavo anche a livello professionale. Non nego che la paura di trovarmi a parlare di un libro che non rientrava, non tanto nei miei gusti, ma che cozzasse un po’ con la mia posizione come professionista, c’era.

Sapete anche però che io difficilmente in Noccioline parlo di qualcosa che non mi piace, quindi posso dirvi che la prova è stata superata a pieni voti, anzi, l’ho trovato un fumetto incredibilmente azzeccato e intenso.
La storia prende spunto dall’esperienza personale dell’autore, Andrea Voglino, ma spazia andando ad incrociare al suo anche il vissuto di molte famiglie che hanno intrapreso questo percorso. Nel fumetto è possibile avere un quadro completo dell’iter di adozione, a partire dalla scelta che fanno i futuri genitori, passando per tutto l’iter burocratico e di valutazione, fino all’entrata in scena del figlio.

Come vi dicevo, il mio timore era quello di scivolare nella “famiglia del mulino bianco”, ma qui la cosa è totalmente assente, anzi, non manca di esplicitare i tutti i vissuti dei protagonisti, positivi o negativi che fossero.
Leggendo mi sono tornate alla mente tutte le cartelle delle coppie che ho letto per lavoro, tutte le difficoltà che ognuna di loro ha vissuto per arrivare ad avere una famiglia. Lo si legge anche nel fumetto, spesso chi arriva alla valutazione psicologica, ha già alle spalle anni di tentativi falliti e frustrazione, e, a mio parere, la lettura di libri come questo, permette di capire cosa l’adozione effettivamente comporti. Non per far desistere chi vuole far richiesta , ma perchè è utile, per poter affrontare questo percorso, avere chiaro quali passi andranno fatti e quali emozioni si potrebbero provare. Ho pensato subito “avrei voluto averlo a tirocinio, un sacco di cose mi sarebbero state più chiare”. La scelta narrativa infatti è quella di seguire ogni personaggio, non solo nei gli avvenimenti dell’iter adottivo, ma anche nei suoi pensieri, nei suoi vissuti e nelle sue preoccupazioni. Spesso i personaggi sono accompagnati da un senso di smarrimento, a volte anche da sensi di colpa ed inadeguatezza: non è tutto felice e men che meno facile. Ma questo tipo di narrazione è utilissima perchè normalizza emozioni che siamo abituati a non voler ascoltare, specialmente in momenti difficili.

Mi è piaciuto molto sentire che questo libro è nato da un’urgenza narrativa, perchè è proprio la sensazione che ho avuto leggendolo.

Non si tratta di una mera descrizione didattica, ma è un libro che trasuda vissuto personale e congiunta alla voglia di raccontare un percorso anche dal punto di vista emotivo. Raccontare in questo modo diventa terapeutico per chi scrive e disegna, ma anche per chi legge.

Ad accompagnare il lettore in questo percorso tuttavia non ci sono solo le parole ma anche le azzeccatissime illustrazioni di Ariel Vittori.
La scelta che mi ha colpito di più è il fatto che ogni personaggio ha una sua “palette” di tonalità, che permettono il lettore di di entrare nella mente di questo o quel personaggio anche solo guardando l’immagine che ha davanti. Ci sono momenti in cui la storia è raccontata principalmente dal punto di vista della madre, o volte in cui è raccontata dal punto di vista del figlio. Lo capiamo da subito a partire dai colori che sono stati loro assegnarti. E’ come se permettessero di entrare nel mood giusto prima di leggere. Non sono drastici cambi cromatici, ma piccole variazioni, percettibili quanto basta da permettere al lettore di agganciarsi al personaggio che sta pensando in quel momento.

In sintesi: andatevelo a leggere se vi va di leggere una bella storia e correte a prenderlo se vi occupate in qualche modo di adozione, perchè secondo me un’utilissimo libro per introdurre professionisti e utenti all’argomento.

Non vi resta che, se non l’avete già fatto, andare a ascoltare la puntata di Avamposto 31 per Cube radio!

Teste fiorite Cookie Consent with Real Cookie Banner