Show Way: strade per la libertà

Questo post è scritto da Elena Poletti, in collaborazione col suo blog Immaginarie, che cura la rubrica “Libri in lingua” in uscita il primo sabato del mese.

Care teste fiorite, questo è un libro di quelli che mi fanno venire i brividi.

Jacqueline Woodson, autrice statunitense di moltissimi libri per l’infanzia e l’adolescenza, probabilmente la conoscete già, magari avete anche letto la sua autobiografia in versi liberi che da poco è arrivata in Italia con il titolo di Bambina nera sogna (Fandango). Se vi interessa ne ho scritto qui.

Questo albo che vi racconto oggi si chiama Show Way ed è uscito nel 2005.

Scritto da Woodson con le illustrazioni di Hudson Talbott, è un libro evocativo e potente che ci porta a tracciare una linea temporale, una linea matrilineare, dall’epoca della schiavitù nel Sud degli Stati Uniti ad oggi, passando per gli anni cruciali delle battaglie per i diritti civili. Non è un libro divulgativo, non introduce né spiega il tema della schiavitù o del colonialismo, che ne costituiscono però lo sfondo imprescindibile. Proprio per questa tematica molto forte lo consiglierei a lettrici e lettori non piccolissimi, direi dalla fine della primaria in poi, e con l’accompagnamento di una persona adulta che possa aiutare a colmare i gap e rispondere alle domande che possono sorgere.

Quella che traccia Woodson è una storia delle donne della sua famiglia, delle sue antenate, costruita, anzi, cucita insieme basandosi su dati, date ed eventi reali, con qualche elemento narrativo introdotto a legare tra loro i pezzi di stoffa. Perché sì, il cucire è un elemento centrale in Show Way e scampoli e strisce di tessuto patchwork percorrono, splendidi, quasi tutte le pagine. Iniziamo a inizio Ottocento, quando la bisnonna di Soonie, a 7 anni, viene strappata ai genitori per essere venduta come schiava in una piantagione del South Carolina. 

Questo evento, drammaticamente comune per il contesto storico, non viene spiegato ulteriormente. Ma sbirciamo nella vita di questa bambina dal nome ignoto, che cresce grazie all’affetto di un’anziana schiava, Big Mama, che le insegna a cucire coperte patchwork con tanti simboli speciali: stelle, lune, strade e altri segni. Sono le Show Way: mappe segrete che guideranno gli schiavi in fuga verso il Nord e la libertà. 

La bisnonna di Soonie cresce, si sposa, ha una bimba a sua volta, e le insegna a cucire. Anche questa bambina, Mathis May, viene venduta a 7 anni. E continua a cucire stelle, lune, frecce, strade. 

Mathis May cresce e ha a sua volta una bambina, che nasce libera, nel 1863. Questa bambina sarà la mamma di Soonie, la bisnonna dell’autrice.  I tempi stanno cambiando, gli afroamericani continuano a condurre una vita molto dura, ma da persone libere. E continuano a cucire – adesso quelle coperte le possono vendere per guadagnare dal loro lavoro – e a raccontarsi storie su una strada che porta lontano. 

Di generazione in generazione, una formula si ripete a sottolineare il legame tra madre e figlia, anche nell’epoca brutale della schiavitù. 

Soonie diventa la mamma di Georgiana, una bambina che ama leggere e studiare e che diventerà maestra. Le sue figlie bambine, Ann e Caroline, parteciperanno alle marce per i diritti civili negli anni ’60 e assisteranno, nell’arco della loro vita, ad altri cambiamenti importanti. Una di loro, per passione, scrive poesie e canzoni, l’altra è un’artista. 

Ann è la madre di Jacqueline, destinata a incanalare nella scrittura la sua personale ricerca di nuove strade da aprire verso la libertà e l’uguaglianza,

because Mama said,
All the stuff that happened before you were born is your own kind of Show Way.

Toshi Georgiana, la bimba di Jacqueline, è l’ultimo anello di questa catena narrativa, di questo filo rosso che unisce tante generazioni di donne, testimoni e protagoniste di una storia cruenta e di un lento ma inesorabile cambiamento. Ora è lei la depositaria di queste storie di coraggio, creatività e resistenza, e di questa Storia.

Un racconto appassionato e intenso che non scende nella retorica e che ha il ritmo e la musicalità di una narrazione orale, per fotografare due secoli di storia statunitense da una prospettiva molto specifica e fondamentale per leggere anche il presente.

Jacqueline Woodson e Hudson Talbott, Show Way, G.B. Putnam’s Sons, 2005.

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