Disegni diVersi

Una tavola, una poesia

21 marzo, martedì, oggi vorrei dedicarvi un libro che ha una natura particolare, una natura ibrida (solo se siamo disposti a considerare che la Letteratura possa avere dei confini tra le tipologie narrative) e ricca come spesso le ibridazioni sanno essere anche solo a livello sperimentale.

Lui, il libro di oggi, è Disegni diVersi di Silvia Vecchini e Sualzo edito da Round Midnight edizioni un libro che mette insieme il linguaggio della poesia, quello del fumetto, quello dell’autobiografia e chissà quale altro troverete che riuscirà a parlare al vostro orecchio, proprio al vostro di ognuno di voi, come ha parlato al mio.

Disegni diVersi ha la struttura di una raccolta di poesie in cui però la poesia occupa “solo” la parte di destra della doppia pagina mentre la parte di sinistra è occupata da delle strisce di fumetto.

Ma proviamo ad andare un po’ più a fondo e ci renderemo conto che c’è anche un altro livello, almeno tra quelli visibili a occhio nudo, che caratterizza ogni doppia pagina: a piede di ogni pagina con la poesia c’è una dedica, come a voler di fatto dedicare quella poesia, quel pensiero, quel ricordo condiviso, con il lettore e la lettrice che quella esperienza, quel pensiero, lo conosce, l’ha vissuto, lo riconosce come proprio per esperienza o anche solo per affinità elettiva.

La vita individuale e familiare degli autori viene fuori ad ogni verso, ad ogni dedica, ad ogni disegno eppure riesce ad acquisire anche quel sapore non dico universale ma condivisibile con altre umanità a cui la letteratura e la poesia in particolare credo possano aspirare.

Cosa mi colpisce particolarmente di questo libro selezionando tra le varie cose? La scelta di giocare con le forme letterarie del fumetto e della poesia tanto apparentemente distanti tra loro, tanto stereotipatamente sentite come agli antipodi eppure che possono ibridarsi così bene, se ci sono dietro le mani giuste per riuscirci!

Silvia Vecchini e Sualzo hanno lavorato e spesso lavorano insieme ma qui la scrittura di Silvia non si “adatta” alla forma del fumetto né accade il contrario, ovvero che il fumetto si adatti alla forma della poesia: ognuna delle due forme resta se stessa interpretando il medesimo contenuto (biografico, familiare, quasi narrativo direi, ma questo ultimo aggettivo lo prenderei con le pinze perché il discorso andrebbe lontano) ciascuna come sa fare, da un lato con le immagini e le parole – Sualzo però rinuncia quasi sempre al baloon con discorso diretto per privilegiare le didascalie fatte dei versi che ritroveremo nella pagina a fianco – dall’altro con i versi.

Un elemento mi salta all’occhio in questa raccolta poetica sui generis che è Disegni DiVersi, anzi due: 1- quanto il linguaggio del fumetto possa svilupparsi anche in una forma brevissima, lunga quanto una poesia…, ma questo lo sappiamo sin dagli esordi di questa letteratura che viveva di strips, ovvero singole strisce autoconclusive; 2- un elemento essenziale che la poesia e il fumetto secondo me hanno in comune, un elemento che è sempre lì davanti a noi e che però non sempre vediamo perché… perché è vuoto, letteralmente, è lo spazio bianco.

Il verso libero si definisce per l’andare a capo, ovvero per lo spazio bianco che lascia nella pagina; la vignetta del fumetto crea il suo movimento narrativo nello spazio bianco che la separa dalle successive.

Il bianco, in entrambi i casi, lungi dall’essere assenza o vuoto, diventa elemento significante di per sé e in relazione al testo (che sia di parole o di immagini poco conta) e questa cosa non solo mi piace tantissimo ma la trovo estremamente significativa per interrogarci sulla narrazione, la letteratura, la poesia, le parole, i silenzi, e potrei andare avanti così all’infinito, credo…

Come ogni raccolta che si rispetti i luoghi in cui le poesie prendono posto sono anch’essi significativi e significanti e se il libro si apre con

Non è sempre vero

che chi dorme non piglia pesci

[….]

Ecco che si chiude con una poesia ed una storia che apre verso uno spazio di riflessione che Silvia Vecchini ha sempre presente e che poi ha sempre portato avanti e credo così continuerà a fare, uno spazio di riflessione legato al riconoscimento del legame col passato, ed in particolare col passato della famiglia e con le antenate della propria, di famiglia. Tutto ruota attorno alla vita, alla famiglia, all’amore, ed all’autobiografia, in questo libro, e la chiusa che dal presente ci porta non al futuro (perché quello era già insito in ogni verso e disegno precedente, il futuro è già in qualche modo nel presente) bensì al passato con una poesia

Dedicata a chi sa che siamo legati per sempre, alle memorie familiari, ai nonni che hanno attraversato ogni genere di avversità, a chi ha guardato dritto davanti a sé senza rancore, a chi è passato a piedi in mezzo al mare del dolore.

Ecco, per quel poco che vale oggi vorrei dedicare a voi questo libro con tutta la sua densità stratificata in cui ognuna e ognuno di voi troverà il proprio senso, ma che per me è anche importante per ricordarci che i linguaggi sono ibridi, le forme si possono incontrare, sovrapporre, scambiare, riconoscere, salutare e innamorarsi, forse un po’ come le persone, che la Letteratura può prendere tante vie, che la poesia può prendere la via dei disegni e i disegni quella della poesia diventano, appunto, disegni diversi, di-versi, diVersi.

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