20 cose – tutto ciò di cui hai bisogno nella vita

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“20 cose”
“Tutto ciò di cui hai bisogno nella vita”

Età: dai 7 anni
Pagine: 96
Formato: 14.4 x 22.2
Anno: 2019
Editore: Einaudi Ragazzi
Autore: Christoph Hein
Illustratore: Rotraut Susanne Berner

Iniziare la giornata con 20 cose

Questa settimana in cartella un piccolo libro, formato quasi tascabile, piacevole al tocco, sa di carta. Copertina rigida, opaca, grafica pulita ed esplicita.
Nel fronte: autore, titolo, illustrazione vista da davanti.
Nel retro: abstract, un paio di pareri su autore e illustratore, illustrazione vista da dietro.

20 cose – copertina e retro copertina

Una sorta di apertura e chiusura.

Infatti se il titolo è “20 cose. Tutto ciò di cui hai bisogno nella vita”, nel retro copertina, sotto l’illustrazione, il titolo viene ripreso con una sfumatura diversa: “20 cose importanti della vita, che rendono felici”.
Il protagonista si trova nel fascio illuminato, con lo sguardo perplesso, pronto a riflettere o quantomeno ad interrogarsi. Sta lì, sulla soglia di una porta che in realtà è una valigia posta in verticale.
La connessione titolo-illustrazione è immediata… la vita è come un viaggio e come in tutti i viaggi, la differenza, per la buona riuscita, la fa l’equipaggiamento e la compagnia.

Ho acquistato questo libro in seguito al suggerimento di Francesca Coppolecchia e Francesca Cipriani durante un corso di formazione sul metodo WRW (Writing and Reading Workshop), lo scorso settembre.

Inoltre, una delle letture proposte nel libro di testo che abbiamo in dotazione, “A più voci”, di Antonella Capetti e Marta Vitali, è proprio “Un’amico”, il primo capitolo di “20 cose”.

Ad essere sincera…

Quando ho iniziato a leggerlo alcuni aspetti non mi hanno convinta completamente, ma d’altronde io sono adulta, magari ho impressioni diverse rispetto a quelle dei bambini.
Fin dall’inizio ho apprezzato la grafica, le illustrazioni, gli spazi bianchi, la grammatura delle pagine, i colori dei titoli e delle pagine che separano i vari capitoli, la leggibilità. Ho avuto, invece, più di qualche dubbio sul testo. Morfosintatticamente si lascia leggere con fluidità, ma lascia una sorta di retrogusto, non coinvolge mai abbastanza. Non si capisce se chi scrive, scrive per sé, per un lettore bambino o per un lettore adulto che è stato bambino. Piccola nota negativa, ahimè, le pagine si staccano facilmente.

Cosa permette questo testo?

Si presta molto bene per una lettura “random”.
Abbiamo iniziato a leggere questo testo, ad alta voce, in classe, tempo fa.

E tutto cominciò per via di una faccenda spiacevole, molto spiacevole.
Dovevo andare in ospedale, ma non per due o tre giorni, bensì per un’eternità: sei settimane. E dovevo andare in un ospedale molto lontano, mille chilometri, o giù di lì.

Questo è l’incipit.

Continua […]

Potevo portarmi dietro tutto ciò di cui avevo bisogno, ma a cosa potevo rinunciare tra le cose che c’erano in camera mia? Mi serviva tutto.

Il protagonista riempì tre valigie pesanti. Di fatto, in ospedale, durante le sei settimane, due nemmeno le aprì: si era portato troppe cose.
Conclude l’introduzione così:

Questa storia risale a un po’ di anni fa ormai, ma da allora mi è capitato ogni tanto di riflettere su cosa sia davvero indispensabile. A cosa nessuno possa rinunciare.
Per te ho scritto la conclusione a cui sono giunto: è più di quel che si pensa e meno di quel che si crede.
Magari, se ora te lo dico, potrà tornare utile a te o a tua sorella.

Abbiamo letto l’introduzione e il primo capitolo, ma l’introduzione non li aveva entusiasmati e così ho deciso di lasciar decantare.

20 cose – indice

Dopo alcuni mesi l’ho ripreso in mano. Non avevamo nulla da leggere. Avevamo appena concluso un testo di narrativa, ma non avevamo ancora le idee chiare con che cosa proseguire.

Non è facile scegliere cosa leggere

Soprattutto non è facile incontrare simultaneamente i gusti di ciascun tipo di lettore. Nella mia classe, come in tutte credo, ho dei lettori molto forti, ma ne ho altrettanti di più deboli. Personalmente vivo la lettura ad alta voce come un’occasione, un’opportunità ad ampio spettro e quando propongo una lettura confido di incontrare le corde di ciascuno o almeno la loro curiosità, attenzione, per il breve lasso di tempo concessomi.

Quindi ho deciso di coinvolgerli leggendo ad alta voce il titolo dei vari capitoli. Avremmo letto in ordine sparso, in base all’interesse: i capitoli più votati per primi; gli altri a seguire.
Ogni capitolo è a sé stante, non c’è un continuum, per cui può essere letto e concluso per poi, la volta successiva, passare a leggere un altro capitolo senza ordine cronologico: leggere, per esempio, l’episodio di tre capitoli più avanti, per poi magari tornare indietro.
Ho trovato questa libertà di lettura del libro interessante, soprattutto per quei bambini che malgrado l’età faticano ancora a seguire l’intreccio di storie lunghe.

E veniamo alla lettura vera e propria.

“Chiara leggiamo «Un gatto»?”
“No, io vorrei «La famiglia»…”
“Anch’io”
“Io «Una zia Magdalena»”

Ognuno avanza la propria richiesta…

Partiamo dai più gettonati: «Una zia Magdalena» e poi «La famiglia» e «Un gatto», gli altri a seguire.

Aveva sempre tempo per me. Potevo andare da lei tutte le volte che volevo. Da lei facevo i compiti e giocavamo insieme con i suoi vecchi giochi da tavola, a Non ti arrabbiare, a tris oppure a carte. […]

“Io una zia Magdalena ce l’ho davvero”
“La mia nonna è un po’ come la zia Magdalena, a lei racconto tutto”
“Anch’io”
“Ora leggiamo «La famiglia»”

Passo da pagina 35 a 77.

«La famiglia»
Spero tu abbia una famiglia.
Ma certo che hai una famiglia, ogni persona ce l’ha. Però spero che la tua famiglia sia veramente tale. Che sia unita. Che si possa contare su di essa anche quando succedono dei pasticci.” […]

Per ciascun capitolo a volte abbiamo semplicemente letto, altre commentato, altre ancora scritto. Questo libro si è rivelato un super strumento per offrire incipit di scrittura. Ha permesso addirittura di differenziare i compiti. Infatti ognuno era libero di scrivere sull’argomento che trovava più stimolante.

Il taccuino non è un quaderno. Il taccuino è personale e privato. Il taccuino non è soggetto a correzioni. Il taccuino è uno strumento prezioso a disposizione della scrittura e della creatività.

Ho notato, malgrado la reticenza di qualcuno dei miei alunni, che scrivere sistematicamente, anche testi molto brevi, è utile ai fini della scrittura. Il fattore tempo (limitato) e lo spunto di scrittura (definito) le prime volte fungevano da ostacolo. Ora invece scrivere è divenuto più naturale. Il limite è divenuto stimolo. Sono loro stessi a chiedermi di scrivere, dopo un laboratorio, un’uscita, ma anche in seguito a una lettura o attività di routine.

Come in tutte le cose, anche in scrittura l’allenamento è fondamentale: consolida l’abilità, genera sicurezza, alimenta la fantasia.

Infine, la condivisione, sempre libera e volontaria.

Credo però sia uno step altrettanto importante a cui tutti, gradualmente, devono arrivare. Condividere, leggere a voce alta il proprio scritto, implica l’esporsi, il compromettersi e allo stesso tempo l’accettarsi e l’avere fiducia in sé.

Le storie. Hai notato anche tu? Tutti vogliono sempre leggere o ascoltare storie. Perché?
Perché no, dico io. Ti rilassa leggere storie. A volte, ti aiuta a trovare risposte a domande difficili. Secondo me i libri non hanno solo il compito di essere un passatempo, ma anche di aiutarti. I libri per me sono importanti perché mi sono di aiuto in ogni circostanza. Mi fanno passare dei momenti piacevoli solo per me, ma soprattutto perché mi fanno entrare in mondi fantastici. Mi fanno conoscere personaggi fantastici che mi aiuteranno per tutta la vita e io non mi potrò mai separare dalle storie. Secondo me le storie sono importanti per questo”

Le storie. Hai notato anche tu? Tutti vogliono sempre leggere o ascoltare storie. Perché?
Perché finché ascolti una storia ti puoi addormentare ed è bellissimo immaginare di vivere nella storia. Alcune persone credono che le storie siano da bambini piccoli, ma non è affatto vero”.

Un letto. Un letto è qualcosa di molto bello, se dentro c’è tutto ciò che ci vuole, cioè: tre cuscini, in modo da essere più comodo e riuscire a nascondere le cose la sera se non hai voglia di alzarti a metterle a posto. Una montagna di pupazzi per nascondersi dentro, un sacchetto per mettere il pigiama, il libro preferito, i vestiti per la mattina dopo, una copertina di pile per tenersi al caldo, un piumino per costruire una casetta.

Un letto 1

Un letto. Un letto è qualcosa di molto bello, se dentro c’è tutto quello che ci vuole:
– Delle coperte molto morbide e grandi per costruirmi un fortino e tenermi calda
– Molti cuscini per rendere morbido e tenere su il fortino e sembrar di dormire in una nuvola
– Tantissimi peluche per tenerti compagnia
– Una bottiglietta d’acqua, nel caso mi venisse sete
– Dei fazzoletti se mi dovessi soffiare il naso
– Un pigiama per tenere il corpo avvolto in una cosa soffice
Queste cose a me servono molto, per dormire bene. Dormire bene mi fa svegliare la mattina piena di energia, altrimenti, se dormo male, mi sveglio stanchissima e non riesco ad alzarmi”.

Un letto 2

Un letto. Un letto è qualcosa di molto bello, se dentro c’è tutto quello che ci vuole:
– Un articolo della Gazzetta dello Sport
– Una foto di un giocatore scarabocchiata
– Un husky di peluche
– Un cucciolo di husky di peluche
– Un telefono vicino per le emergenze
– Una mamma che ti sveglia
– Un cuscino morbido e non duro
– L’angolo tra il materasso e il muro
– Miriadi di giochi da tavolo sotto il letto
– Un fratello fastidioso che sta al telefono fino a mezzanotte
– Pensare a quanto non vorresti esser fuori, soprattutto quando piove
– Leggere prima di dormire
– Provare a ricordare i sogni”.

Un letto 3

Un letto. Un letto è qualcosa di molto bello, se dentro c’è tutto quello che ci vuole:
– Un cuscino molto morbido da mettere sotto un altro cuscino morbido così la testa può affondare e dopo qualche notte che dormi con la testa sempre nella stessa posizione si forma un buco nel cuscino e tu puoi mettere la testa dentro a buco.
– Il pupazzo è molto importante, ce l’ho da quando avevo quattro anni, deve esser morbido, da poter strizzare.
– La montagna di vestiti ai piedi del letto, quella è importantissima, se devo cercare un vestito il posto giusto dove cercarlo, non è l’armadio ma la montagna di vestiti che ho ai piedi del letto.
– Il gatto, anche lui è ritenuto parte del letto, ogni notte viene ai piedi del letto e ne occupa metà, per questo io dormo sempre rannicchiata
– Per finire, sotto al letto, un vero e proprio deposito, ci sono scatole, giochi, polvere e a volte ci ficco sotto tutto quello che trovo sul pavimento perché non ho voglia di mettere a posto”.

Spesso si parte dal generale per giungere al particolare. Questa volta siam partiti da piccoli particolari per poi riflettere su qualcosa di più grande:

Cosa per me è davvero indispensabile nella vita?

Partendo dalla lista del libro, abbiamo stilato una nostra lista.

20 cose – Un libro in cartella
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