Cos’ho in testa?

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Cos’ho in testa?”

Età: dai 4 anni
Pagine: 36
Formato: 29.7 x 42
Anno: 2021
Editore: Artebambini
Autore: Valentina Torchia
Illustratore: Cristina Petit

Oggi in cartella il libro non ci sta…

È un formato “Kamishibai” che corrisponde ad un A3.
Ebbene sì, anche quest’anno è giunto il momento di narrare una storia con il Kamishibai

Cos’ho in testa? – Kamishibai – Un libro in cartella – Chiara Costantini

Per alcuni versi la lettura di oggi potrebbe sembrare un po’ infantile, in realtà la proposta è stata una scelta voluta, dato il periodo…
Periodo intenso, aria di primavera, voglia di vacanza. Eppure, manca ancora più di un mese alla fine della scuola. Le prove invalsi sono alle porte e con esse programmazioni da ultimare, uscite didattiche, mostre e presentazioni in vista della fine dell’anno.

La scuola non è fatta per rincorrere scadenze.

La scuola non deve essere un fare, fare, fare. La scuola non può e non deve essere un fare solo per fare.
La scuola è fatta per prendersi tempo, respirare, pensare.
La scuola è fatta per vivere esperienze, crescere, apprendere.
La scuola è fatta per intessere e curare relazioni profonde.

La lettura di oggi nella sua semplicità sarà altrettanto efficace.

Il libro di oggi lo leggerò con il Kamishibai e sarà una coccola per la mente e per il palato.
Precede la narrazione, la buona consuetudine del biglietto per assistere allo spettacolo e un dolcetto da succhiare durante il racconto.

Biglietti e dolcetti

Questa lettura vuole esser un focus rispetto a quanto trattato durante l’intero anno (qui e qui NdR), perché si sa a volte la testa è nella pancia.
Ho scelto questo libro perché mi rappresenta molto. Lo acquistai in fiera a Bologna lo scorso anno.

“Spesso la testa è piena di pensieri…”

Spesso la testa è piena di pensieri e questi pensieri se non hanno uno scopo, un obiettivo ben definito, rischiano di intralciare l’intera attività di cognizione, conoscenza, scoperta. Fungono da freni.

Avete mai provato ad andare in bicicletta con “i freni tirati”?

Si rallenta, si rallenta tanto!

In bici con i freni tirati…

Ecco, a mio avviso, trovare il modo per esprimere cosa si ha in testa, è la chiave per entrare in relazione con il mondo, con gli altri, ma soprattutto con se stessi.
Prima di iniziare a leggere ho consegnato a ciascun alunno un piccolo foglietto bianco e ho invitato ciascuno a scrivere cosa avesse in testa.
“Chiara, ma cosa abbiamo in testa in questo preciso momento o in questo periodo in generale?”
“La seconda che hai detto”.
“Ah, meno male… altrimenti sai già che buona parte avrebbe scritto la verifica di storia”
Prima di rilassarci con una questa lettura, infatti, avevano svolto proprio la verifica.
Quindi, cosa scrivere sul piccolo foglietto bianco?
Una lista fatta di parole, pensieri belli o brutti, concreti o astratti.

Cos’ho in testa? – Attività di scrittura

Veniamo ora alla lettura vera e propria.

Per loro è stata una bella sorpresa, da un po’ non portavo il Kamishibai in classe.
“Chiara… che bello, ci leggi una storia con il Kamishibai? Era tanto che non lo portavi…”
“L’anno scorso abbiamo letto quello di Dante, ti ricordi?”
“Ce ne leggi uno all’anno?”
“Hai portato anche le caramelle?!? Grandee…”

Cosa c’ho in testa?

di Valentina Torchia e Cristina Petit, edito da Artebambini.

Sta mattina Eva si sente strana.
È come se avesse qualcosa…

…SULLA TESTA.
Ma che cos’ho sulla testa?

Mamma, mamma!
Guarda che cos’ho sulla testa!

Non c’è niente sulla tua testa.
Non vedo nulla di diverso dal solito!

Gli altri non mi capiscono…
Ma io non voglio certo un castello
e un prato di fiori sulla testa!

La storia continua ed Eva sperimenta vari modi alternativi per togliersi i pensieri dalla testa, dall’uso del phon, a una bella doccia fredda, all’uso improprio del sale, ma nulla di fatto. Nessuno sembra dare il giusto peso a questi pensieri che la assillano, finché il fratello più piccolo non regala ad Eva una scatola di colori e così riesce a mettere su carta tutto ciò che ha per la testa e la creatività prende forma e assume un senso. Bello che la soluzioni non arrivi da “chi ne sa di più”, ma da chi si pensa “ne sappia di meno”.

Stile illustrativo interessante.

Bianco e nero, assumono un ruolo specifico, come cosa è contornato e cosa no. Le immagini così chiare e pulite, talvolta didascaliche, risultano estremamente efficaci e danno voce e tono alle parole del racconto.

Cos’ho in testa? – Che cos’ho SULLA TESTA?
Che cos’ho in testa? – Gli altri non mi capiscono…
Che cos’ho in testa? – Proviamo con il phon

Della lettura con il Kamishibai apprezzo sempre la libertà di essere se stessi in quel piccolo arco di tempo che la lettura di un racconto si prende, una libertà di pensiero, ma anche una libertà di stare con il corpo.
Più di qualcuno per vedere meglio le illustrazioni e ascoltare la storia, con naturalezza, senza chiedere si è avvicinato, si è alzato dal banco, dal posto fisso ed è venuto a sedersi per terra, davanti e si è messo in ascolto, proprio come si fa da sempre con le storie. Inoltre la storia è breve per cui non richiede particolari capacità attentive, risulta quindi inclusiva e accessibile a tutti. Nella sua semplicità offre spunti per scavare in profondità e scovare qualcosa di bello.

Commenti a caldo

Silenzio.

Il silenzio non è facilmente interpretabile. Può voler dire tutto, ma puoi non capirci niente.

Può essere un silenzio di stupore. Può esser un silenzio di magia. Può esser un silenzio di riflessione. Oppure può semplicemente esser un silenzio di quando si è pressi in contropiede e magari quella storia non è adatta a te e non ti dice niente.
Temo sempre quest’ultima possibilità.

Poi, per fortuna qualcuno ha rotto il ghiaccio…

“Bello…”
“C’è questa bambina, Eva se non sbaglio, che ha un sacco di cose in testa, non riesce proprio a togliersele. Poi suo fratello le regala una scatola di colori e allora attraverso il disegno riesce ad esprimersi”
“…è come se riuscisse a fare spazio nella sua testa”
“A me capita la stessa cosa, ma anziché disegnare scrivo”
“Anch’io scrivo, ma solo le cose belle, le idee, così non le dimentico e poi posso continuare e riprendere il pensiero da dove l’ho lasciato. Mi segno le cose che voglio ricordare”
“Io ho pochi pensieri, ma grandi… occupano tanto spazio, a volte ingombrano”
“Disegnare è come dire in un altro modo”
“Il disegno porta chiarezza, oppure se è un’ossessione può darti tregua”
“A me, quando ho troppe cose in testa, aiuta parlarne con qualcuno”
“Anch’io, parlo con un’amica”
“A me aiuta star da solo”
“Anch’io mi chiudo in camera mia, quando ho pensieri brutti”
“Io leggo, mi immergo completamente nella storia e mi rilasso”
“Eva prova un senso di incomprensione. A volte la comprensione da parte degli altri sarebbe positiva”
“È vero… ma se si tratta di un segreto che hai in testa, è meglio se gli altri non capiscono”
“I pensieri cattivi li sfogo giocando a pallone, più tiro forte più li scaccio. Quelli buoni li tengo con me e ci penso e ripenso finché prendono forma”

Bisogna differenziare i pensieri: i pensieri buoni vanno coltivati, quelli cattivi espulsi.

A seguire un’attività di scrittura breve sul quaderno.

Ognuno ha recuperato il proprio foglietto iniziale e questo ha svolto la funzione di scaletta, integrabile o modificabile.

In testa ho un mondo intero
Cos’ho in testa? In testa ho un mondo intero

L’incipit di scrittura: Cos’ho in testa? In testa ho un mondo intero…

“Gli altri non mi capiscono. Io in testa ho un altro mondo. Da quando ho imparato a fare il cubo di Rubik in un minuto e trentasei secondi non riesco a togliermi il cubo dalla testa. Ogni volta quando ho un po’ di tempo libero mi esercito con il cubo. Anche gli skate sono la mia passione, riesco ad andare addirittura su quello con due sole ruote”.

“In questo periodo ho in testa le stelle e mi chiedo se siano anime che ci guardano dal cielo. Provo curiosità, paura, rabbia. Da un po’ di tempo penso al corpo e all’anima. Quando muori dove va l’anima? Che senso ha l’anima? Cos’è?”

“In testa ho cose belle e cose brutte, di vario tipo. Questi pensieri entrano ed escono in due parti separate, quelli belli entrano da una parte e quelli brutti dall’altra. I pensieri belli devono rimanere in testa, quelli brutti uscire.”

Interessante

Credo questa lettura si collochi a puntino nella fase transitoria dei due stadi di sviluppo individuati da Piaget: da un lato il pensiero operatorio concreto per cui il bambino ha ancora bisogno di operazioni concrete, contenuti materiali, esperienze percettibili; dall’altro il pensiero operatorio formale per cui il bambino, non più bambino ma ragazzo, ha la capacità di applicare ragionamenti astratti a situazioni reali e ipotetiche, riesce quindi a staccarsi dalla realtà, ad astrarre, a pensare in termini ipotetico-deduttivi.
Interessante come negli anni esistano ancora gli stadi pur essendosi parzialmente modificati a causa dell’influenza socio-culturale e la capacità di adattamento all’ambiente sino a cambiare e adeguarsi per sopravvivere.
Interessante vedere come lo sviluppo della persona per definirsi tale non possa prescindere dalle conquiste di crescita proprie di ciascuno stadio.
Interessante vedere come ciascun bambino approdi alla zona di sviluppo prossimale definita da Vygotskij e sia pronto a spiccare il volo.
Alcuni pensieri, belli, fungono da trampolino di lancio.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner