Il Commissario Gordon e la talpa

Care teste fiorite,

raramente vi propongo più di un libro alla volta, a meno che non vada ad approcciare un autore o autrice in particolare nel suo complesso, mi piace che ogni libro abbia il proprio tempo e spazio tutto per sè.

Oggi tuttavia ho scelto di fare diversamente… Oggi vorrei raccontarvi, insieme, Il commissario Gordon e le nocciole scomparse di Ulf Nilsson con le illustrazioni di Gitte Spee e Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria di Kurt Bracharz e Tatjana Hauptmann entrambi editi da Lupoguido il primo con la traduzione di Laura Cangemi e il secondo di Valentina Freschi.

Due libri che stanno insieme per formato e collana editoriale ma soprattutto stanno insieme per tipologia narrativa e anche, in qualche modo, per filosofia del contenuto narrativo ed ora provo anche a spiegarmi meglio.

Sia Il commissario Gordon e le nocciole scomparse che Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria sono due narrazioni afferenti a quella tipologia così poco praticata con qualità della narrativa illustrata: si tratta infatti di due racconti, divisi in capitoli il che non fa mai male per agevolare la lettura, accompagnati dalle illustrazioni. La scrittura sta su da sola, non ha bisogno delle illustrazioni per essere compresa e narrata (cosa che invece accade naturalmente nell’albo illustrato) ma le illustrazioni sono lì ad arricchirla e a gratificare la lettura aggiungendo al libro, anzi ai libri, un enorme valore estetico e anche letterario. Chi l’ha detto che quando si fa il passaggio alla narrativa le illustrazioni debbano sparire o che debbano sparire le illustrazioni di grande qualità estetica?

Non credo l’abbia mai detto o sostenuto nessuno, sarebbe impossibile farlo con buon cognizione di causa, e tuttavia quello che ci propone il mercato editoriale per chi inizia a leggere in autonomia narrativa, magari con la felicità e gratificazione visiva di illustrazioni che accompagnano la lettura, è generalmente di scarsa qualità letteraria ed estetica. Vorrei anche dedicare un video a questo argomento e vediamo se prossimamente lo farò ed in caso ve lo aggiungerò qui nel link.

Il commissario Gordon e le nocciole scomparse che Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria invece sono due libri esteticamente bellissimi, con due tipologie di illustrazione completamente diversa, ognuna adatta alla propria narrazione, ma straordinariamente belle e all’altezza della storia che accompagnano, il primo, Il commissario Gordon e le nocciole scomparse è illustrato a colori mentre Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria ha le illustrazioni in bianco e nero, tanto per stare sull’elemento macroscopico ma tantissimi altri se ne potrebbero trovare, d’altra parte sono anche narrazioni che vengono da tempi diversi essendo il primo uscito in edizione originale esattamente dieci anni fa, nel 2013, il secondo invece nel 1981 ovvero 42 anni fa.

Ma entriamo per un attimo dentro ciascun libro.

Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria racconta di un colossale fraintendimento legato alla vincita della lotteria, in questo storia tutto è frainteso o “sbagliato”: il postino dà a talpa una lettera indirizzata al signor Tappa, la talpa fa leggere la lettera al maiale che le comunica la vittoria alla lotteria salvo poi scoprire, perché il maiale ce lo dice spesso, che lui non sa leggere la scrittura con cui è scritta la lettera. E si va avanti così, fraintendimento dopo fraintendimento appurando però che la talpa ha vinto 100.000 alla lotteria, nessuno si chiede 100.000 di cosa, d’altra parte per essere una comunicazione letta dal maiale che non sa leggere è già tanto l’informazione di per sé. Talpa è generosa e decide di dividere questi 100.000 (soldi immaginano probabilmente) tra gli abitanti del bosco salvo poi decidere, firmando un contratto, di donare tutto al Tasso talmente malato da necessitare una costosissima operazione chirurgica. Da qui in poi la cosa si complica moltissimo e vi lascio scoprire da soli come si risolve la questione, mi limiterò a dirvi che il Tasso non era davvero malato, che i 100.000 non erano soldi e che il signor Tappa esiste davvero…

Una narrazione che sta sul filo dell’assurdo ma anche del filosofico in certi punti e da cui si potrebbero trarre spunti di narrazione e discussione praticamente infiniti tutti che si dipanano dalle figure eccezionali della talpa e del maiale.

Il commissario Gordon e le nocciole scomparse invece è una specie di giallo in cui il celebre quanto narcolettico commissario Gordon, un rospo, si mette a caccia di un ladro di nocciole denunciato dallo scoiattolo che si vede sottrarre il suo prezioso patrimonio sera dopo sera. Lo scoiattolo, che ci colpisce dall’incipit anche con il suo modo di parlare, talmente frettoloso e nevrotico da invertire le parole, piano piano passa in secondo piano per far emergere sempre di più il commissario Gordon e soprattutto la sua nuova aiutante, ex presunta ladra di nocciole la topolina Buffy. Tra una ricerca e l’altra cresce la relazione tra questi due personaggi ma soprattutto cresce secondo me l’intensità della narrazione in cui la prospettiva sembra ad un certo punto cambiare, il giusto e lo sbagliato diventano relativi e il concetto di colpa quantomeno discutibile, almeno in alcuni casi…

“I gran ladroni devono stare in prigione!”

esclamò rabbioso lo scoiattolo. “E anche i ladruncoli, a dire il vero”.

Buffy arrossi.

Il commissario disse:

“Secondo me, chi ruba perché ha così fame da avere mal di pancia non commette un reatp grave”.

“E perché scusa?” protesto lo scoiattolo. “Le nocciole spariscono comunque. Pensa al povero proprietario privato della sua nocciolina. Mica gli torna indietro perché è stato un ladruncolo a prenderla.

Il commissario sollevò il dito e lo scoiattolo smise di parlare. A volte non riusciva a fare a meno di interrompere.

“Di quante nocciole sei proprietario?”

“Quindicimilasettecentoquattro” risposte pronto lo scoiatolo “15.704.”

Il commissario annuì.

“Nel bosco devono trovarsi bene tutti quanti” disse. “I reati vanno puniti, ma se qualcuno è in difficoltà, ha il capogiro ed è sul untop di svenire, e ha bisogno di mangiare qualcosa al più presto, dobbiamo essere comprensivi. Dobbiamo concederglielo, qui nel bosco. Tutti noi”.

[…]

E’ vero, il commissario Gordon ha un qualcosa di paternalistico, ma ad averne di commissari Gordon non nei libri ma nella realtà forse tante cose sarebbero diverse, non vi pare?

Insomma, la sto tirando per le lunghe e non mi piace quindi sintetizzo. Quello che ho amato molto di questi due libri, per altri versi molto ma molto diversi tra loro, oltre alla qualità letteraria ed estetica, è che si respira etica, si respira un’aria di pensiero critico e di messa in pratica narrativa di concetti etici complessi che è una meraviglia.

ATTENZIONE! tutto questo funziona solo e soltanto perché nulla di questa componente etica è esplicitato, reso didascalico o va in alcun modo a pesare sulla fluidità e pulizia della costruzione narrativa. Insomma non è che ti fanno la morale questi libri, anzi!

Ti portano ad esercitare un pensiero etico attraverso il godimento dell’opera letteraria, esattamente il contrario.

Mica se ne vedono tante di narrazioni così in giro!

Buona lettura

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